Si parla sempre di più di sostenibilità, ma resta una grande domanda: quanto costa viaggiare nel nostro continente e dove conviene di più farlo. Dove costano meno i trasporti pubblici in Europa e la soluzione dei biglietti climatici
Bello viaggiare, ma a che costo? I trasporti in Europa dovranno sempre più essere sostenibili, e se da un lato la mobilità privata può essere trasformata in senso ecologico, è anche vero che il grosso sarà fatto dalle scelte sempre più verdi, come appunto quella di preferire il trasporto pubblico locale. Un report di Greenpeace si è occupato proprio di capire quali siano gli Stati in cui il trasporto pubblico locale è più sostenibile economicamente per le persone e perché.
I criteri per la classifica di Greenpeace
Per dare un “voto” a ciascun Paese e alle città più importanti l’associazione ha preso in considerazione una serie di fattori. Quattro i criteri fondamentali: la semplicità del sistema di vendita dei biglietti, la convenienza economica dei viaggi a lunga percorrenza, gli sconti per i gruppi svantaggiati e la tassazione su ciascuna tratta.
Attraverso queste informazioni è perciò possibile oggi sapere quali sono gli Stati che stanno facendo meglio nell’ambito del Trasporto Pubblico Urbano e quali siano i loro punti forti. L’idea è quella di capire cosa si stia facendo di buono e cosa non si stia facendo proprio, così da avere le idee più chiare per un futuro in cui il TPL non dev’essere solo economico, ma anche a emissioni zero e intermodale.
Quanto costa muoversi in Europa e in Italia
Una volta capito su cosa si basa la valutazione da 0 a 100 di ciascuno Stato e città, arriva il momento di studiare la classifica. Per quanto riguarda quella dei Paesi, il Lussemburgo fa l’en plein e guadagna tutto: 100 punti per premiare sistema informatico, economicità, scontistiche e IVA. Dopo si posizionano Malta (88), Austria (81) e già un po’ dopo la Germania (69).
Per trovare l’Italia, in questo caso bisogna guardare in fondo alla classifica. Il Bel Paese è sestultimo a pari (de)merito con Finlandia, Francia e Slovacchia: solo 5 punti. Penalizza molto l’assenza di portali unici per l’acquisto dei biglietti e di riduzioni realizzate appositamente per favorire l’utilizzo del trasporto pubblico locale (si stanno testando soltanto in alcune località, come ad esempio il caso di Bari). L’unica nostra salvezza è la tassazione, che del resto in questo caso è anche in linea con il resto dell’Unione Europea.
Greenpeace, però, nota con piacere che la grande importanza data da Trenitalia all’alta velocità sta dando i suoi frutti: i passeggeri sui voli domestici tra Roma e Milano sono scesi dai 2 milioni e mezzo l’anno dei tardi anni ’90 a un milione (datopre-pandemia).
Diversa la situazione quando si parla di città. Sul singolo caso, infatti, l’Italia riesce a emergere: Roma si piazza a un ben più nobile settimo posto con 88.6 punti, spinta dal suo biglietto annuale a 250 euro, uno dei prezzi più bassi d’Europa. Certo, Greenpeace stessa scrive che non c’è troppo da festeggiare: la qualità del trasporto pubblico della Città Eterna “presenta molte problematicità”.
Anche nel caso delle capitali abbiamo grande successo per Lussemburgo, che acquisisce in questo caso la seconda posizione. Prima Tallinn in Estonia, terza Valletta a Malta.
Chi indossa la maglia nera per il costo dei trasporti in Europa
Come c’è chi ha fatto meglio, c’è anche chi ha fatto peggio. In particolare, la Bulgaria stupisce per i suoi zero punti nella classifica nazionale. La precedono con dei tristi 2 punti Grecia e Croazia. Questi Stati dovranno lavorare molto per rendere più efficienti, economici e sostenibili i loro sistemi di trasporto pubblico locale e nazionale.
Per quanto riguarda le città, com’era tutto sommato prevedibile, le più costose sono Parigi in Francia, Amsterdam nei Paesi Bassi, Londra in Regno Unito e, infine, Dublino in Irlanda. Queste località hanno un costo dei biglietti medio (sull’abbonamento quantomeno mensile) di €2.25 al giorno. Roma ha una spesa media di meno di €0.70 al giorno (sulla base dell’abbonamento annuale).
Come incoraggiare le persone a usare il trasporto pubblico
Ora sorge la fatidica domanda: cosa fare per cambiare la situazione? La risposta non è affatto semplice, ma Greenpeace cerca di rispondervi. Sicuramente, con i suoi criteri, ha voluto già mandare un messaggio: per essere “invitante”, muoversi con i mezzi pubblici deve essere facile e immediato (per questo c’è bisogno di biglietti univoci su tutto il territorio nazionale), economico, poco tassato e inclusivo.
Insomma, non bisogna per forza puntare ai biglietti gratuiti per i trasporti in Europa. Alcuni tentativi di introduzione hanno avuto successo: Tallinn in Estonia è un ottimo esempio, perché dopo la loro introduzione nel 2013 c’è stato un incremento dell’1,2% nell’utilizzo. Altri, invece no: è il caso del Lussemburgo, primo in UE a introdurre i biglietti gratis ma che ha dovuto fare i conti con il fatto che 200.000 persone viaggiano ogni giorno dai Paesi confinanti e dovrebbero comunque comprare un biglietto per entrare e uscire coi mezzi. Malta è una via di mezzo tra i due casi limite: il TPL gratis funziona ma non include abbastanza mezzi, e per usarlo bisogna comunque fare una carta da 15 euro poco conveniente a chi non è residente.
C’è un equilibrio molto sottile tra l’opportunità data dall’economicità (in alcuni casi) dell’autobus e del treno rispetto all’automobile e il rischio che questi non siano affidabili quanto il mezzo privato. Per questo motivo bisogna agire su più fronti, così da non spendere troppo per abbassare i prezzi (che, comunque, per Greenpeace idealmente dovrebbero costare €1 circa al giorno) né dimenticare l’importanza di migliorare l’efficienza dei mezzi.
La soluzione di alcuni: il biglietto climatico
In Europa oggi si parla di “biglietti climatici” come proposta per rendere più accessibile i trasporti in Europa. Gli ultimi Paesi ad averli introdotti sono stati Germania e Ungheria il primo maggio. Si tratta di titoli di viaggio a costo ridotto che possono essere utilizzati su tutto il territorio, dalla grande città fino all’aperta campagna.
“Greenpeace considera l’introduzione di biglietti climatici nazionali un primo passo cruciale – ha scritto l’associazione sul rapporto – l’obiettivo ultimo, però, è quello di arrivare ad avere un biglietto climatico unico per tutta l’Unione Europea”. Una proposta fondamentale non solo per arricchire lo spirito europeo e rendere più semplice la vita di chi viaggia on the road lungo il continente, ma anche per facilitare gli spostamenti dei pendolari tra due Stati come quelli che lavorano in Lussemburgo.
Gli standard minimi per l’associazione per la creazione di un biglietto di questo tipo sono: la semplicità, l’ampio raggio d’azione, la multimodalità, l’affidabilità, la lunga durata temporale, l’accessibilità a tutti e il costo giusto.