Una ricerca dimostra come incentivare l’utilizzo di biciclette in condivisione sia direttamente correlato all’aumento nell’uso della bici da parte degli utenti
Ci sono sicuramente tanti effetti positivi dati dalla sharing mobility. Tra questi la maggiore sostenibilità, la flessibilità, la comodità di avere un mezzo di trasporto intermodale perfetto per l’ultimo miglio. Tra gli obiettivi ultimi di qualsiasi progetto, quelli da raggiungere sul lungo termine, c’è poi il cambiamento delle abitudini personali. Sarà che qualche anno dalla diffusione del bike sharing è passato, ma secondo uno studio dell’associazione per il trasporto in condivisione Collaborative Mobility UK, i programmi di bici condivise stanno già creando nuovi ciclisti abituali, cambiando di fatto il modo di vivere delle persone.
Il 66% delle persone vanno in bici di più da quando usano lo sharing
Secondo il rapporto dell’organizzazione britannica, che ha analizzato i dati dei 43 programmi di bike sharing in Regno Unito, il 53% degli utenti dello sharing di biciclette ha ricominciato a usare la bici nell’anno successivo all’aver provato la mobilità condivisa. Un altro 7% ha iniziato a usare regolarmente la bici per la prima volta nella sua vita. In crescita anche il numero di coloro che risalgono in sella dopo cinque anni. Il 35% di chi ha risposto alle domande, inoltre, utilizza le bici a noleggio almeno una volta alla settimana per andare al lavoro.
Usare il bike sharing, inoltre, ha portato a un netto aumento nell’utilizzo generale delle due ruote: lo dichiara il 66% degli utenti, che così sono diventati dei veri e propri ciclisti. Il 37% delle persone che hanno risposto, tra l’altro, hanno effettuato in bici un percorso che normalmente avrebbero fatto in auto.
Per far capire il livello di convincimento a cui sono arrivati coloro che hanno testato la mobilità condivisa, il 13% di chi usa il bike sharing ha dichiarato di aver comprato una bicicletta tradizionale, e un altro 13% ha acquistato una eBike.
Quanto è ‘pulito’ lo sharing
Abbiamo raccontato le stime di quanto inquina in tutto il suo ciclo produttivo una eBike, ma non possiamo ancora quantificare in termini assoluti quanto aiuti l’ambiente la scelta della mobilità condivisa. Se da un lato conosciamo quanto sia importante far crescere la sharing mobility in Italia, quanto può essere davvero utile? Secondo lo studio di CoMoUk ogni utente contribuisce alla riduzione di 71 chili di emissioni di CO2 all’anno.
Un dato che fa ben sperare, soprattutto perché in Regno Unito i programmi di condivisione di biciclette sono passati dal registrare 5.000 viaggi ad autunno 2021 ai 12.000 nello stesso periodo del 2022. Un successo che potrebbe essere raggiunto anche dall’Italia attraverso i finanziamenti appositi, gli ultimi dei quali annunciati qualche giorno fa.
Quale bicicletta condivisa scegliere
I ricercatori hanno però scoperto anche qualcosa sulle abitudini delle persone che viaggiano con le bici a noleggio a breve termine. Ad esempio, davanti alla scelta, il 48% di chi opta per le eBike – il cui mercato è in crescita – lo fa perché impiega meno tempo per raggiungere la propria meta rispetto all’alternativa tradizionale. Il 36% preferisce la pedalata assistita dal motore perché così può fare salite altrimenti troppo pesanti, mentre un altro 30% lo fa per effettuare percorsi più lunghi.
Tra le caratteristiche dell’utilizzo che sono state notate, però, ci sono anche degli aspetti negativi. Ad esempio, biciclette elettriche e monopattini in sharing vengono parcheggiati molto male. Questo ha un impatto forte sulla popolazione, e in particolare sulle persone con disabilità. Si tratta poi di una delle ragioni per cui città come Parigi hanno scelto di abolire i monopattini in sharing. Inoltre il 53% di chi non usa le biciclette in condivisione lo fa perché le trova poco accessibili e presenti sul territorio, mentre il 38% ha dubbi sulla loro sicurezza.