Il World Economic Forum ha premiato una lista di startup per il modo in cui stanno contribuendo allo sviluppo ecologico dei luoghi del mondo che devono far fronte a minacce legate alla loro rapida crescita. Questo passa anche per la mobilità: Jatri, Roam e Ampersand corrono verso il futuro
Ci sono delle città che stanno crescendo a dismisura. Si trovano principalmente in Africa, Asia e America Latina, e per il World Economic Forum sono le fast-growing city, le città in rapida crescita. La loro espansione, però, può essere rischiosa per l’ambiente: causa molto traffico, aumenta il rischio di incidenti e blocchi, così come comporta inquinamento, mezzi pubblici pieni e poca sicurezza generale. La piattaforma Urban Transformation del WEF ha per questo voluto premiare 8 iniziative imprenditoriali locali (su 300 candidate) che cercano di migliorare la qualità della vita in questi luoghi in modo sostenibile. Di queste startup, 3 sono nel settore dei trasporti.
In Bangladesh, l’intermodalità di Jatri
Il primo caso da notare è quello di Jatri, che ha voluto rendere possibile lo spostamento intermodale a Dhaka, la megacittà bangladese che nel 2022 contava 22,4 milioni di abitanti. Si tratta infatti della sesta città più popolosa al mondo, che in un decennio ha contato aumenti di quasi il 30% tra i residenti.
La startup mette a disposizione un’applicazione dove poter comprare biglietti, verificare gli orari dei mezzi pubblici, noleggiare automobili e pianificare anche viaggi più grandi. La piattaforma ICT che hanno creato rende anche più semplice pagare i biglietti e verificare in anticipo eventuali variazioni di percorso che spesso capita agli autisti di fare proprio per la peculiarità del tessuto urbano.
La proposta di Jatri aumenta di mese in mese, attraverso partnership e contratti sempre nuovi. Di recente l’impresa, che in tutta la sua vita ha servito più di 67 milioni di viaggi, ha stilato un accordo con altre 15 compagnie di autobus della città, portando il numero totale di imprese presenti sull’app a 60.
Roam, l’elettrico è possibile in Kenya
Nel 2017 è nata a Nairobi (che conta circa 4,5 milioni di abitanti) un’altra tra le realtà celebrate dal World Economic Forum, ossia Roam. È un’impresa innovativa che conta 90 dipendenti e che vuole rendere più accessibili i veicoli elettrici, sia a livello di disponibilità che dal punto di vista economico.
Lo fa offrendo kit di sostituzione del motore endotermico con uno a batteria per vari tipi di veicoli, dalle motociclette agli autobus ed altri autocarri leggeri che vengono usati come mezzi pubblici. Il sistema impiegato in realtà è stato inventato in Svezia, ma il suo impiego in Kenya ha reso possibile il “salvataggio” e la trasformazione di tantissimi mezzi che altrimenti avrebbero contribuito all’inquinamento del pianeta.
I mototaxi elettrici della Ruanda: Ampersand
Per Ampersand, invece, la transizione ecologica dell’Africa orientale passa attraverso gli e-scooter, ovvero i monopattini elettrici. La sede della startup è a Kigali, in Ruanda, dove oggi vivono 1,75 milioni di persone. Ed è proprio qui che i taxi sono su due ruote.
Ed invece di continuare a inquinare, possono trasformarsi in dei mezzi più sostenibili sia dal punto di vista ecologico che economico. In quest’area dell’Africa, secondo la startup, lavorano circa 5 milioni di mototassisti che grazie ai mezzi a batteria possono aumentare il proprio stipendio del 41% e contribuire alla decarbonizzazione del continente.
Per rendere più semplice la vita dei tassisti, tra l’altro, la startup kenyota ha ideato un sistema di scambio di batterie in dei punti chiave della città molto più veloce della ricarica del mezzo alla colonnina, così che i clienti possano coprire più chilometri ogni giorno. Secondo le stime, infatti, ciascuno dei lavoratori che oggi possiedono un mezzo elettrificato lavora per circa 14 ore al giorno e percorre 190 chilometri.
Dall’introduzione di questo servizio, oggi Ampersand contribuisce ad una riduzione delle emissioni fino a 100 tonellate al mese.
Megacity: perché sarà importante ripensare la loro mobilità
C’è un numero sempre maggiore di città di grandi dimensioni e a crescita sempre più rapida. Secondo il report 2022 sulle minacce ecologiche dell’Institute for Economics and Peace, entro il 2050 nasceranno 14 nuove megacittà, ossia quei centri urbani in cui vivono almeno 10 milioni di persone. Ad oggi ne esistono già 33.
Molte delle fast-growing city saranno nell’Africa subsahariana, che secondo le stime conterrà 5 delle 20 megacittà emergenti ed esistenti più a rischio dal punto di vista della sostenibilità. Quest’area del mondo ha il punteggio più basso per il rischio ecologico, che calcola la crescita della popolazione in rapporto alla sua vulnerabilità, sicurezza alimentare, disastri naturali e stress idrico. In particolare, nei prossimi anni l’attenzione sarà concentrata su Kinshasa nella Repubblica Democratica del Congo, Nairobi in Kenya e Lagos in Nigeria, le cui popolazioni cresceranno di almeno l’80%.
In Asia meridionale, seconda per peggior punteggio di rischio ambientale, buona parte delle megacity vedranno un aumento della popolazione del 50%. Tra quelle meno sostenibili Dhaka in Bangladesh, Lahore in Pakistan e Kolkata e Delhi in India. Se queste aree sono già vittime di disastri climatici (si stima che in Bangladesh, un cittadino su sette avrà migrato per ragioni di questo tipo entro il 2050) quelle in Africa sembrano più preoccupate dalla criminalità. Tutte queste dovrebbero operare per evitare a livello più ampio i rischi di una crescita così sproporzionata.
Queste sono quelle provenienti dalle regioni del mondo in più rapida crescita ed in via di sviluppo. Ma con Londra e Chicago – che raggiungeranno più di 10 milioni di abitanti entro il 2050 – e New York che volerà da 18,9 milioni a 22,8, anche nei Paesi occidentali la situazione è preoccupante. Ci sono rischi come caldo estremo e alluvioni, e sono solo quelli climatici.
Per affrontare tutto questo, secondo il documento dell’istituto, ci possono essere diversi approcci. Uno è più sociale, e riguarda il potenziamento delle comunità locali affinché riescano ad affrontare le sfide in modo autonomo, evitando perciò le politiche dall’alto verso il basso. Un altro, ed è quello a cui forse queste startup vogliono partecipare, è più economico. Il supporto agli Stati a reddito basso e medio, infatti, può aumentare la resilienza della forza lavoro, in particolare quella femminile. E aiutare le megacittà a essere luoghi più costruttivi che distruttivi.
Immagine di copertina: uno dei bus elettrici di Roam a Nairobi (Roam)