Mentre il mondo cerca di spingere verso mezzi più sostenibili e trova nelle bici elettriche una soluzione interessante, non tutti i posti le accolgono allo stesso modo. Uno studio sulle e-bike in Cina e Paesi Bassi cerca di capire perché
Se la usi, te ne innamori. È la bicicletta elettrica, tra le opzioni di micromobilità più apprezzate anche in Italia, dove diverse amministrazioni si stanno muovendo per la costruzione di infrastrutture adeguate. Secondo uno studio, però, potrebbe trattarsi di una soluzione che in certi posti non è sostenibile, perché non riesce a sostituire l’uso dell’automobile, ma sembra anzi incentivarlo.
Le differenze nell’uso dell’e-bike in Cina e Paesi Bassi
La ricerca “Pathway towards sustainability or motorization? A comparative study of e-bikes in China and the Netherlands”, firmata da Qi Sun, Juanjuan Zhao, Andreas Spahn e Geert Verbong, si pone l’obiettivo di capire come mai in certi posti l’uso delle bici elettriche non riesca a rimpiazzare la motorizzazione.
Nei Paesi Bassi, infatti, “l’uso della bicicletta elettrica sostituisce in parte l’uso dell’automobile, facendo così progredire la sostenibilità”, scrivono gli studiosi. La situazione è diversa, però, per il dragone rosso, dove sembra quasi che le e-bike rappresentino un trampolino ulteriore verso le auto. Nonostante quello cinese sia il primo mercato di e-bike al mondo, con i suoi 300 milioni di biciclette elettriche (secondo i dati nel 2019, dunque oggi potrebbero essere ben di più). Le e-bike, perciò, già solo in Cina superano di gran lunga i 26 milioni di auto elettriche sulle strade del mondo secondo l’IEA. Tra l’altro, nonostante il gigante asiatico stia vivendo una rapida motorizzazione, il numero di autovetture possedute è molto più basso rispetto a quello olandese (136 contro 480 ogni 1000 abitanti).
Eppure, tra i rispondenti del sondaggio effettuato per lo studio, in totale 45, quasi tutti i cinesi hanno affermato di aver adottato l’e-bike per sostituire trasporto pubblico e bici tradizionale prima di acquistare un’auto. Gli olandesi, invece, hanno comprato la bicicletta elettrica solo dopo aver avuto un’automobile. Questo significa che in Cina c’è una tendenza a usare la bici come via di passaggio verso l’acquisto delle quattro ruote, e non per sostituirle come le buone pratiche ecologiche vorrebbero.
I temi che guidano la scelta dell’e-bike
Tra i Paesi ci sono differenze anche nelle ragioni per cui una persona può scegliere di acquistare un’e-bike. Ad esempio, questo tipo di bici hanno limitazioni diverse in Europa rispetto al resto del mondo. Nei Paesi Bassi si trovano principalmente mezzi a pedalata assistita e con limiti di velocità, mentre in Cina si tratta di bici che non richiedono necessariamente l’uso dei pedali. Così gli olandesi amano l’e-bike proprio perché unisce l’aspetto salutare a quello pratico di non poter fare lunghi percorsi in bici ogni giorno, mentre i cinesi le apprezzano perché possono usarle come fossero dei motorini.
Tra le tematiche importanti nella scelta di una bicicletta elettrica c’è anche quella del costo, molto più alto in Europa che in Cina, e la conseguente preoccupazione per il rischio di furti. Un altro argomento affrontato nella ricerca è quello delle infrastrutture, parecchio carenti in Cina rispetto ai Paesi Bassi, sia per quanto riguarda le piste ciclabili che per i punti di ricarica. Tant’è che per gli olandesi è normale usare l’e-bike quando piove (tranne in condizioni climatiche eccezionali), mentre per i cinesi è meno comune. Questi ultimi, infatti, hanno parecchie preoccupazioni per la sicurezza quando usano le due ruote.
Le bici elettriche sono preferite da entrambi i gruppi per le piccole distanze (tra i 10 e i 20 chilometri) rispetto all’auto e il trasporto pubblico, oltre che per il fatto che la bici “è meno soggetta a congestione, gode di una migliore accessibilità stradale e richiede meno tempo per cercare parcheggio, soprattutto nelle aree urbane più trafficate”, si legge.
La questione culturale legata all’uso della bici elettrica
Al di là dei fattori più pratici, la scelta di un’e-bike in Cina e Paesi Bassi è influenzata anche da questioni culturali. Ci sono infatti dei valori sociali che intervengono quando si sceglie quale tipo di mezzo utilizzare.
Ad esempio, in Cina si pensa che la bicicletta elettrica sia un mezzo per persone meno privilegiate. Nei Paesi Bassi, invece, alcuni ritengono che siano per vecchi o per pigri che non vogliono pedalare. “A causa di questa stigmatizzazione, molti partecipanti erano riluttanti ad adottare una e-bike o si vergognavano di usarla all’inizio – scrivono i ricercatori –. Diversi hanno dichiarato di aver scelto deliberatamente modelli di e-bike dal design moderno e con batteria incorporata che assomigliano alle biciclette tradizionali nell’aspetto”.
Le conclusioni che si possono trarre per l’Italia
Nonostante le grosse differenze nell’uso dell’e-bike in Cina e Paesi Bassi, la verità di fondo è che l’insoddisfazione per alcune pratiche automobilistiche coinvolge tutti i Paesi. La congestione, la carenza dei parcheggi, i costi fissi delle automobili, la consapevolezza ambientale e le questioni di salute preoccupano le persone in ogni parte del mondo. Dunque, anche gli italiani, che tra l’altro sono particolarmente soggetti al fascino dell’e-bike.
Per favorirne l’impiego, in Italia ci sarebbe bisogno di politiche dedicate. Ad esempio, andrebbero migliorate le infrastrutture, costruendo piste ciclabili separate dal traffico stradale. Inoltre, considerando che l’Italia condivide il problema dei costi alti con i Paesi Bassi, potrebbero essere utili degli ulteriori finanziamenti statali per l’acquisto di mezzi di questo genere.
C’è poi il fatto che il Bel Paese ama molto l’auto, sia per abitudini culturali che per un fattore economico. Secondo l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia), la filiera del settore automobilistico in Italia genera un fatturato di oltre 90 miliardi di euro, una cifra pari “al 5,2 per cento del Pil italiano”. Non stupisce, dunque, che vi possa essere preoccupazione quando si parla di sostituire l’auto con l’e-bike. Ansia che il nostro Paese condivide con le autorità cinesi, considerando che l’industria dell’automotive “contribuisce a circa il 10 per cento del Pil totale cinese”, come puntualizza il gruppo di ricerca.
Un’altra questione che sta cambiando le carte in tavola in tutto il mondo è quella delle auto elettriche, viste come soluzioni che uniscono la comodità delle quattro ruote a una maggiore sostenibilità. Eppure, portano altrettanti problemi quando si parla di sostenibilità economica e di capacità di sostituzione delle loro sorelle endotermiche. E non risolvono l’annoso problema del traffico.