Roma, 12/03/2025
Roma, 12/03/2025

Gli autobus urbani elettrici stanno prendendo piede in UE più velocemente del previsto. Tranne in Italia

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I dati del 2024 mostrano come la diffusione nell’Unione Europea degli autobus urbani elettrici sta procedendo a ritmi più rapidi di quanto previsto dai regolamenti UE. Ma l’Italia non procede con la stessa velocità

L’Unione Europea sta rivedendo il suo bando alle auto con motori termici dal 2025, senza però farlo slittare né cestinarlo. Ursula von der Leyen ha presentato questo mese un piano di compromesso, cercando di assicurare maggiore flessibilità sugli obiettivi riguardanti l’abbattimento delle emissioni per evitare multe alle case automobilistiche (che rappresenterebbero un altro chiodo sulla bara di un settore agonizzante). Inoltre vengono messi a disposizione 1,8 miliardi di euro per dare slancio alla filiera delle batterie. Oltre a considerare un’eventuale apertura ai biocarburanti, per la gioia dell’Italia, dopo quella agli e-Fuels (che ha fatto felice la Germania).

Il 49% degli autobus urbani venduti in UE nel 2024 sono elettrici

Intanto però sul trasporto pubblico pare ci siano meno incertezze. O meglio, la transizione sta avvenendo più rapida rispetto ai tempi della politica, come riporta CleanTechnica. La quale riporta uno studio di Transport & Environment, secondo il quale lo scorso anno circa la metà degli autobus urbani venduti nel territorio UE erano di tipo elettrico.

Per essere precisi, siamo al 49% sul totale dei bus venduti. All’interno di questa quota, il 46% sono mezzi a batteria, mentre il 3% sono alimentati con celle a combustibile, quindi a idrogeno.

Numeri che dimostrano il tramonto del trasporto pubblico a diesel in Europa. E con una velocità che fa ben sperare i decisori europei per il rispetto degli obiettivi del Regolamento UE 2024/1610, che prevede in particolare per gli autobus la riduzione del 90% delle emissioni entro il 2030 sino alla neutralità climatica entro il 2035.

Se si continua con questo passo, l’obiettivo legato all’esclusiva presenza di autobus urbani a zero emissioni sulle strade dell’UE potrebbe essere raggiunto già entro il 2027.

I Paesi più virtuosi e quelli più lenti nella transizione, come l’Italia

Tuttavia, come al solito la situazione in Europa è a macchia di leopardo. T&E sottolinea come all’avanguardia ci siano realtà come Paesi Bassi, Finlandia e Islanda. In questi casi la vendita dei bus urbani elettrici lo scorso anno ha toccato il 100%.

L’Italia ha invece una quota del 44% nel 2024, appena sotto la media dei 27 Paesi UE che si attesta al 49%. E mentre in Europa nei primi sei mesi del 2024 le immatricolazioni dei bus elettrici hanno segnato un +45% (dati ACEA), secondo i report di Motus-E, Eurac Research e Sustainable Bus su 10 autobus solo 2,7 sono elettrici.

Il nostro Paese insomma procede per ora a passo lento nella transizione del parco dei mezzi pubblici. E colpisce al confronto il caso evidenziato da T&E sull’Estonia, che nel 2023 non aveva fatto alcuna immatricolazione di autobus elettrici, per poi balzare di botto all’84% l’anno dopo.

Il declino dell’idrogeno nei trasporti pubblici?

Tornando invece all’idrogeno, quel 3% registrato nel 2024 è indicativo di come diversi Paesi stiano abbandonando questa tecnologia. I Paesi Bassi, ad esempio, sono passati dal 20% sui nuovi acquisti dei mezzi urbani nel 2021 allo 0% dell’anno scorso. Ciò è dovuto ai costi di gestione e manutenzione degli autobus a idrogeno, oltre al problema delle infrastrutture di rifornimento e lo stoccaggio. E uno studio dell’Università Bocconi ha messo in luce il fatto che in Italia il costo al chilometro per un mezzo urbano a celle a combustibile è di 1,986 euro. Mentre per la versione elettrica a batteria è di 1,028 euro.

Per quanto riguarda invece gli autobus urbani ibridi, nel 2024 hanno stazionato su una quota all’interno dell’UE del 16%. Fermi quelli a diesel, al 14%: uno dei minimi storici.

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