Nonostante i bandi alla loro vendita, è possibile che nel prossimo futuro le auto con motore a benzina e diesel già acquistate in precedenza dagli utenti continuino a circolare. Tra le possibilità per renderle meno impattanti c’è anche la conversione all’elettrico
Sta tenendo banco il dibattito sul bando alla vendita delle vetture a benzina e diesel, alla luce della normativa approvata di recente dal Parlamento europeo che metterà fine al mercato delle nuove auto con motore termico dal 2035. E nel frattempo, negli Stati Uniti l’attuale presidenza punta entro il 2030 a far sì che il 50% di veicoli nuovi venduti siano elettrici, con la Cina che intanto sta conquistando ampi territori di mercato con i suoi veicoli elettrici a batteria (BEV), mettendo pressione all’Occidente e alle case automobilistiche europee ed americane.
Continueranno a circolare auto con motori a tradizionali: “un aspetto di cui non si parla abbastanza”
Ma se davvero gli obiettivi di transizione nella mobilità sostenibile di USA e UE venissero raggiunti, resterebbero comunque diversi proprietari di vetture con motorizzazioni tradizionali. Secondo Loren McDonald, amministratore delegato di EVAdoption, società di consulenza e di analisi di mercato dell’industria EV, questo è un aspetto di cui “non si parla abbastanza”, come riporta il Guardian. Egli infatti spiega: “Ogni anno acquistiamo più veicoli nuovi alimentati a gas di quanti ne compriamo di tipo elettrico. Quindi la fornitura di veicoli a gas continua ad aumentare… e le persone tendono ad aggrapparsi ai loro veicoli più a lungo“.
Opportunità ed aspetti critici della conversione delle vecchie auto
Se è vero che nei prossimi decenni le vetture EV dovranno soppiantare quelle con motori a benzina, queste ultime allora potrebbero essere convertite all’elettrico. È una tesi portata avanti dal Dipartimento dell’Energia statunitense, da cui fanno sapere che si può modificare un’auto tradizionale rimuovendo il motore termico e “aggiungendo un pacco batteria, uno o più motori elettrici, cavi ad alta tensione e strumentazione”.
Sembra l’uovo di Colombo, ma in realtà non c’è nulla di automatico: ovviamente si deve valutare se e quanto la vettura, nata con una tecnologia frutto di un’altra concezione della mobilità, possa sostenere un pacco batterie, il cui peso non va sottovalutato (se parliamo ad esempio delle performanti celle 4680 introdotte da Tesla, alquanto ingombranti) oltre alla compatibilità dei nuovi componenti elettrici.
E poi c’è una questione di costi: il Guardian fa alcuni esempi di listini per convertire le auto tradizionali, con la Zeletric Motors di San Diego che parte da un prezzo base di 70.000 euro per rendere il veicolo elettrico (a quel punto uno si dirigerebbe ad acquistare una vettura ex novo, che può venire molto meno). D’altronde, come ha spiegato l’amministratore delegato dell’azienda David Benardo (e che si occupa principalmente di modelli Porsche e Volkswagen d’epoca), non si tratta di un semplice retrofit che va dai 5000 sino ad un massimo di 10.000 dollari, ma di un intervento che richiede manodopera specializzata per ogni tipologia di auto che ha i propri requisiti specifici.
L’esempio di Toyota
Anche Toyota si sta muovendo su questo versante, ma sappiamo quanto il colosso guidato da Akio Toyoda punti più su tecnologie alternative, dall’ibrido all’idrogeno, che all’elettrico puro. “La realtà è che non possiamo raggiungere zero emissioni di carbonio nel 2050 semplicemente vendendo solo auto elettriche”, ha spiegato di recente Toyoda, che ha iniziato a convertire qualche modello ma senza effettuare questa operazione per tutti quelli più vecchi.
Al Salone dell’Auto di Tokyo di quest’anno ad esempio si è vista la Toyota Corolla GT-S degli anni Ottanta in due versioni: l’AE86 BEV con un motore derivato dalla Tundra e un pacco batterie ibrido plug-in Prius Prime, e l’AE86 H2, che integra l’idrogeno pur mantenendo il motore originario.
L’alternativa dei carburanti sostenibili
E questa è un’altra strada per rivitalizzare eventualmente vecchi modelli, ovvero i carburanti puliti, come quelli da fonti bio, sintetiche o comunque sostenibili. Dai dati divulgati da un rapporto di Rhodium Group del 2021, anche qualora il 90% delle vendite delle auto entro il 2035 fosse rappresentato dalla quota elettrica, nei soli Stati Uniti i trasporti emetterebbero ancora 525 milioni di tonnellate di gas serra entro il 2050.
Ecco perché sono importanti anche i biocarburanti per far proseguire il ciclo di vita dei vecchi veicoli, così come far sì che i viaggi vengano resi più efficienti, come riferisce il rapporto: “Il modo più diretto per ridurre le emissioni nei trasporti è spostare persone e merci in modo più efficiente, sia migliorando il risparmio di carburante di automobili, camion, autobus, navi e aeroplani, sia riducendo il numero di chilometri necessari a tali veicoli per spostare persone o merci”.