Tesla, pioniera delle tecnologie per vetture elettriche, raccontata in una mostra. Diamo anche noi uno sguardo al percorso della multinazionale capitanata da Elon Musk
Lo scorso mese si è aperta a Los Angeles una mostra retrospettiva su Tesla al Petersen Museum, dal titolo Inside Tesla: Supercharging The Electric Revolution. Una carrellata storica sulla creatura dell’immaginifico – e controverso – Elon Musk (anche se, a dire il vero, fu fondata nel 2003 da Martin Eberhard e Marc Tarpenning, con il creatore di PayPal che è entrato come investitore nel 2004), dai primi passi come start-up pionieristica nel mondo delle vetture elettriche a colosso delle mobilità sostenibile.
Se è vero che il mercato in cui agiva la multinazionale oggi è popolato da altri concorrenti con auto a zero emissioni dai costi più contenuti, Tesla comunque rimane colei che ha dato l’impulso deciso a tutto ciò e continua ancora oggi ad evolversi, con nuove tipologie di vetture in fase di sviluppo.
La retrospettiva si chiuderà il prossimo 22 ottobre 2023 e prende le mosse dalla tZero di AC Propulsion del 1997, una delle primissime auto elettriche prodotte. Il veicolo colpì all’epoca un giovane Musk, e fu prodotta in soli tre esemplari: il prototipo era basato sulla kit car Piontek Sportech ed era dotata di trasmissione elettrica ed alimentazione con batteria agli ioni di litio, oltre ad avere un rimorchio che fungeva da gruppo elettrogeno e range extender e che custodiva un generatore Kawasaki a benzina. AC Propulsion presentò la tZero ad Eberhard, ed in seguito Musk diede i fondi necessari per lanciare Tesla verso ambiziosi traguardi elettrici.
Il primo vero prototipo, la Lotus Elise Tesla Mule 1, fu creata nel 2002, partendo comunque da alcune prime sperimentazioni con il veicolo di AC Propulsion e rivolgendosi allo stabilimento della Lotus di Hethel, in Inghilterra. Nel 2008 nacque la Roadster, la prima vettura prodotta dalla multinazionale che nel frattempo vide Musk acquisire il ruolo di amministratore delegato.
Da quel modello in poi si è aperta un’autostrada per Tesla, le cui ambizioni sono poi cresciute con progressione geometrica. Il successivo passo è stata la Model S, il cui prototipo è esposto al Museo Petersen. La vettura presentava un design a firma di Franz von Holzhausen, ingaggiato da Musk e con l’obiettivo di creare “l’auto più sicura, più funzionale, più bella e più aerodinamicamente efficiente del mondo… con sette posti a sedere, il baricentro più basso di qualsiasi auto e la capacità di accelerare da 0 a 100 km/h più reattiva di qualsiasi berlina”.
Nel settore del Museo del Mullin Family Grand Salon è poi esposta l’intera gamma S3XY: in particolare, il Model X fu il primo Suv elettrico. Altra pietra miliare fu il Semi apparso nel 2017, ovvero il primo trattore stradale a zero emissioni: secondo Musk il 18% di tutte le emissioni inquinanti dei veicoli riguardavano tir e camion, comunque mezzi pesanti. Al momento il Semi resta un prototipo, prima di raggiungere l’obiettivo del magnate di un veicolo capace di raggiungere i 100 km/h a pieno carico, un’autonomia tra i 400 e gli 800 km ed un risparmio triennale di carburante pari a 200mila dollari. Da notare che all’interno del museo è presente un modello in scala, mentre quello a grandezza naturale è parcheggiato fuori dall’edificio.
Altro modello iconico, e che fece parlare di sé anche per un inconveniente diventato virale in fase di presentazione mondiale, è il Cybertruck del 2019. Un prototipo di pick up che sembra un mezzo corazzato, dalle inedite linee della carrozzeria in acciaio inossidabile marcate, aggressive e spigolose, in un design comunque estremamente minimale. Parliamo di un concept che ad oggi deve essere ultimato ed ancora è lontano dal suo layout definitivo.
Abbiamo citato la presentazione in grande stile, che fece il giro del mondo non tanto per il Cybertruck ma per l’imprevisto nato per dimostrare la resistenza dei vetri: il designer von Holzhausen scagliò una sfera d’acciaio contro quelli laterali, per dar prova della loro infrangibilità. Peccato che, davanti ad un imbarazzato Musk, quel lancio danneggiò vistosamente il vetro. Ma l’imprenditore sudafricano, anziché nascondere la gaffe, la cavalcò ed ecco che al museo sono esposte anche la sfera usata per dimostrare la (non) infrangibilità dei vetri, e la mazza che secondo Musk fu usata in fase di collaudo per testare la resistenza dei finestrini, dando esiti positivi. Accanto al Cybertruck, inoltre, è esposto anche il modello quad, il CyberQuad.
Non manca poi la Tesla Model Y, sezionata a mezz’aria per apprezzare i dettagli più intimi ed ogni singola componentistica dal pianale in su, e i resti di uno stesso modello reduce da un crash test (Test 78074), che però dimostra la robustezza del dispositivo di sicurezza della roll-bar.
E poi, uno sguardo all’anima di queste vetture, ovvero ogni singolo motore prodotto dal 2012 sino all’ultima unità motrice del 2022; viene mostrato inoltre il funzionamento della tecnologia di ricarica Supercharger e le batterie, punto di raccordo tra pianale anteriore e posteriore ed integrate nella struttura dell’auto, come nel caso della batteria 4680 che ha debuttato con la Model Y nel 2022. Ed inoltre amenità varie come le bottiglie di tequila a forma di fulmine, tavole da surf Tesla esclusive, persino biancheria intima griffata dalla multinazionale, tutto frutto della mente istrionica di Musk.
Il percorso espositivo conduce infine agli altri progetti del miliardario sudafricano come Hyperloop, un futuribile trasporto pubblico alternativo ad auto, treni, aerei e navi ed ovviamente Space X, la compagnia che sposta nello spazio le ambizioni di Musk (è esposta anche una replica della Tesla Roadster Midnight Cherry che nel 2018 fu spedita in orbita in occasione del volo di prova dell’Heavy Rocket). Insomma, non una mostra agiografica ma una esposizione completa dell’avventura di Tesla, fucina di meraviglie, progresso ed anche follie del mondo contemporaneo.