Si tratta di una delle informazioni necessarie se si desidera acquistare un’auto a batteria. Vediamo quali sono i tre tipi di caricatori EV attualmente sul mercato
È la parte più preoccupante del possedere un’auto elettrica: ormai si parla sempre più spesso di ansia da ricarica, anche se in effetti la capacità delle batterie si sta ampliando. Nonostante ciò, è una buona idea avere chiari quali siano i tipi di caricatori EV, così da agire di conseguenza. Anche nell’ottica della tutela dei propri veicoli in condizioni come il grande freddo e il caldo torrido delle estati più recenti.
Le centraline di ricarica sono diverse non soltanto per la velocità a cui permettono di fare un pieno, ma anche per la varietà di connettori che possono essere impiegati. Sulla base della rapidità e del tipo di infrastrutture necessarie si parla perciò di tre tipi di caricatori EV.
Il livello uno, quello base
Si tratta del metodo più lento e inefficace, con un range tra 1 e 2 kW. È però anche il più semplice. Non richiede nessuno strumento particolare da installare né delle modifiche al proprio sistema elettrico. I caricatori di livello 1 sono una delle opzioni più facili di ricarica e una delle preferite dai proprietari. Molto comoda la possibilità di usarli di notte, così da avere il veicolo pronto per il viaggio casa-lavoro la mattina.
Oltre che per la facilità di installazione della centralina, questo genere di sistemi permettono anche di mantenere la longevità della batteria dell’EV grazie allo scarso stress termico. Idealmente, però, non si dovrebbero tenere diversi apparecchi ad alta richiesta energetica sulla stessa presa, così da non sovraccaricare il sistema. Un altro punto a sfavore è chiaramente quello del lungo tempo impiegato per un pieno. In alcuni casi sono persino necessarie più di 40 ore per una carica completa. Anche per questo BMW definisce il livello 1 come un “caricatore per uso occasionale”.
La seconda tipologia, possibile averla anche a casa
Ma non è questa l’unica possibilità domestica. Anzi. Un caricabatteria di tipo 2, infatti, può essere un buon investimento per la propria abitazione. È considerevolmente più veloce di uno livello 1 (ha prestazioni tra 5 e 10 volte migliori) ed è anche più sicuro, dato che ha un collegamento elettrico dedicato e separato.
In Europa i caricabatterie di questo genere funzionano anche con la tensione standard di 230 volt, ma per le stazioni più potenti bisogna passare a un collegamento trifase separato da 400 volt. Possono essere montati a parete – sono i cosiddetti wallbox domestici – ma a volte sono anche attaccati a un piedistallo come nelle stazioni di ricarica, nei parcheggi o vicino ai marciapiedi. Solitamente è necessario avere un proprio cavo di ricarica.
Si parla di una batteria completamente carica in circa 5-10 ore, a seconda della velocità e delle sue dimensioni. Quando si usa questo sistema, il pacco batteria del veicolo si riscalda di più. Questo però non dovrebbe influire troppo sulla longevità della batteria e si può collegare il veicolo elettrico ogni notte, anche se sarebbe meglio mettere il limite di ricarica sotto il 100%.
La ricarica rapida di tipo 3
Ci sono infine i cosiddetti sistemi di fast-charging, ovvero quelli rapidi. Forniscono corrente continua che va direttamente nella batteria senza bisogno di convertitore. Anche per questo le colonnine hanno sempre un proprio cavo, che è più spesso rispetto a quelli più comuni. Si raggiungono velocità dichiarate fino a 500 kW per veicoli come la Lotus Eletre. Invece di ore, si parla di minuti.
Questa velocità ha però un costo: danneggia la salute del pacco batteria, che subisce un degrado accelerato. Ne parliamo nel nostro pezzo su come prolungare la vita di queste parti delle auto elettriche. Non è perciò consigliabile come soluzione per l’uso quotidiano.