Cambiano le auto e le tecnologie al loro interno, perciò anche i processi produttivi degli EV devono mutare. Ma l’industria è davvero pronta?
Computer di bordo, intelligenza artificiale, guida autonoma: queste sono solo alcune delle parole chiave della rivoluzione del settore automobilistico a cui stiamo assistendo. Non potremo mai tornare indietro, anzi, il mondo è destinato ad andare verso tecnologie sempre più nuove. Una ricerca di Protolabs ha cercato di definire in che modo la produzione di automobili andrà innovata per stare al passo col futuro.
La situazione del mercato
“Le perturbazioni causate dalle sfide geopolitiche – spiega Peter Richards di Protolabs – insieme agli obiettivi di sostenibilità mostrano che le aziende produttrici devono adottare approcci innovativi per gestire le richieste e capitalizzare le opportunità”.
Da un lato, il mercato di veicoli elettrici sta vivendo una forte crescita, tant’è che ci si aspetta un aumento del 35% delle vendite rispetto al 2022. Allo stesso tempo, però, ci sono dubbi sulla capacità delle aziende produttive di rispondere all’adozione su larga scala di questi mezzi. Secondo lo studio – condotto su 150 produttori di automobili – il 49% dei rispondenti riteneva che l’industria dell’automotive non avesse fatto abbastanza per gestire la domanda di EV.
La necessità di produrre ‘a casa’
Le opportunità, però, non mancano. Buona parte delle batterie oggi sono prodotte in Cina, Gappone e Corea del Sud, ma la domanda è in crescita. Il Forum economico mondiale prevede che questa crescerà di quattordici volte entro il 2030. Il mercato delle batterie è destinato a valere 250 miliardi di euro l’anno entro il 2025.
Tutto questo significa che i produttori devono ripensare i propri rapporti con i fornitori più vicini al loro Paese. Oppure persino cominciare a costruire batterie all’interno dell’azienda. La localizzazione della catena di fornitura è fondamentale quando cresce la domanda e, dunque, il volume produttivo. Per stare al passo con l’adozione in massa degli EV, dunque, bisogna lavorarci su. “Il 53% degli intervistati ha considerato le recenti interruzioni della catena di fornitura come un ‘campanello d’allarme’”, ha aggiunto Richards. “Il 55% ha sottolineato l’importanza del ‘friend-shoring’ – ha proseguito – in cui la produzione viene spostata in un Paese i cui valori sono allineati con quelli dell’azienda produttrice”.
Nuove tecnologie per migliorare i processi produttivi
Un altro fattore che andrà considerato dalle imprese è quello di come materialmente verranno prodotti i veicoli elettrici. Insomma, le tecnologie utilizzate in fabbrica, necessarie per ridurre i costi, accelerare i processi e migliorare la qualità della vita e la produttività degli operai.
Un terzo dei rispondenti ha affermato che la sua impresa usa già robot collaborativi (cobot) e ritiene che il loro numero sia destinato a raddoppiare. I cobot sono robot antropomorfi con movimenti su sei assi che lavorano con l’operatore senza barriere intorno pur rispettando i criteri di sicurezza, flessibilità e compattezza. Questi dispositivi sono in grado di ridurre il carico fisico e mentale che grava sui lavoratori, permettendo loro di essere impiegati in attività più creative e meno ripetitive.