Inventati nel 1938, gli pneumatici senza aria non sono mai stati commercializzati per le auto, eppure hanno tanto da offrire. Tant’è che potrebbero arrivare presto sulle nostre strade
Potremmo definirla un’invenzione d’epoca, un po’ come quella delle batterie metallo-aria. Si parla degli pneumatici senza aria o airless, inventati nel 1938 e presenti persino in alcuni musei come quello dell’Automobile di Torino. Così antichi da risultare sempre attuali, e infatti stanno vivendo una nuova stagione di successo.
Come gli pneumatici airless risolvono i problemi di quelli tradizionali
Ne è passato di tempo da quando John Dunlop ha creato la prima ruota pneumatica per la bicicletta di suo figlio nel 1888. Da allora le tecnologie sono migliorate, ma non a tal punto da poter dire che gli pneumatici attuali non abbiano dei problemi, anzi. Il primo difetto che continuano ad avere è il rischio di essere bucati e, perciò, di sgonfiarsi.
Inoltre, spesso non sono gonfiati in modo corretto e questo può comportare una spesa maggiore alla colonnina (per gli EV) o alla pompa di benzina, oltre che più stress per la trasmissione. Il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha stimato che i veicoli a combustione usano circa il 4-7% del carburante per superare la resistenza al rotolamento degli pneumatici, percentuale che sale al 25% per i veicoli elettrici.
Queste sono problematiche che per ovvie ragioni non si pongono quando si parla di ruote senza aria. Ma non solo: niente più scoppi, minori tassi di inefficienza e meno peso, grazie all’eliminazione della ruota di scorta e del kit di riparazione. E persino un numero inferiore di set sul ciclo di vita dell’automobile.
Un po’ di storia dal 1938 a oggi
A inventare il concetto di airless tire fu James Vernon Martin. L’ingegnere inventò una serie di prototipi, come ad esempio il Lightweight Resilient Tire o l’Easy Riding Tire. Ogni tentativo era un passo in avanti per migliorare sempre di più il progetto iniziale.
Nel suo brevetto per lo pneumatico Easy Riding Martin scrisse che il suo scopo era quello di creare un prodotto “più facile da guidare e più sicuro, che non richieda una ruota di scorta per il cambio su strada”, “fresco alle alte velocità” e flessibile tanto da “conformarsi alla strada e di esercitare una minore violenza sugli assali in caso di asperità”.
Nonostante ciò, la sua invenzione non ebbe successo. Anche se i design erano durevoli, non erano in grado di gestire i rigori del mercato di massa. Pur con i loro difetti, gli pneumatici tradizionali contengono aria, e questa è fondamentale per dissipare il calore e rendere più fluida la guida. Caratteristiche che mancano alla versione airless. Inoltre, la regolazione della pressione dell’aria permette di gestire al meglio e in maniera più controllata le diverse situazioni di carico e aderenza.
C’è poi il fattore sicurezza. Lo pneumatico senza aria deve essere in grado di partire, fermarsi e girare allo stesso modo di quello normale. L’industria deve perciò assicurarsi di fare le cose per bene per evitare spiacevoli conseguenze.
I modelli presenti sul mercato o in arrivo
Ciò, comunque, non è mai bastato per frenare del tutto la curiosità delle imprese che operano in questo settore. Al momento ci sono degli esempi di pneumatici airless sul mercato. Un caso è quello del “Tweel” di Michelin, che nel 2005 ha recuperato il prototipo di Martin nonostante risalisse a 60 anni prima. Un mozzo centrale rigido è circondato da raggi flessibili che si collegano al battistrada esterno. La tensione sui raggi, che è costante, permette agli pneumatici di avere l’ammortizzazione e la guida tipica di qualsiasi altra ruota. Lo spazio aperto favorisce quel raffreddamento necessario di cui si è parlato sopra.
Questi prodotti oggi vengono utilizzati per mezzi con bracci di sollevamento, tosaerba, golf cart e carrelli elevatori. Per i veicoli su strada se ne potrebbe parlare grazie a un accordo con GM: lo pneumatico senz’aria è stato testato su una flotta di Chevrolet Bolt con risultati positivi fino a 210 chilometri orari. Secondo i piani originali il modello sarebbe uscito nel 2024, ma non sappiamo se ciò avverrà effettivamente.
Entro il 2030, invece, è prevista la commercializzazione dello pneumatico airless di Goodyear, il cui nome è NexTrek. Per presentarlo, l’azienda ha scelto di montarne un set su una Tesla Model 3.
Altre versioni dell’idea originale di James Vernon Martin sono state elaborate da Bridgestone e Hankook, ma ancora non si sa nulla per quanto riguarda la vendita al pubblico. Nel frattempo, anche Toyota si è alzata le maniche con l’obiettivo di contribuire all’efficienza dei veicoli elettrici grazie a questi pneumatici non pneumatici.