Al di là di qualche rallentamento e dei dazi, le auto elettriche cinesi potrebbero conquistare definitivamente gli acquirenti esteri come quelli europei? Rispetto alle versioni tradizionali a benzina, queste vetture potrebbero contare su un asso nella manica. E con un prezzo concorrenziale
Siamo nel pieno di una guerra commerciale tra Stati Uniti e resto del mondo, con la presidenza Trump che sta menando duro sull’import. In particolare da Paesi come la Cina, già oggetto di tariffe per le proprie merci in entrata.
La guerra dei dazi di Trump
Il tycoon ha introdotto nuovi dazi (già attivi) che toccano il 10%, a cui Pechino ha risposto con maggiorazioni su prodotti in entrata dagli USA come petrolio, carbone, gas liquefatto ed anche alcuni tipi di veicoli. Tariffe dal 10 al 15% e che saranno in vigore dal 10 febbraio. Tuttavia è previsto un colloquio tra Trump e l’omologo cinese Xi Jinping. D’altronde, come disse a suo tempo Niall Ferguson, Trump va preso seriamente ma non letteralmente: infatti per ora le tariffe nei confinanti Paesi americani sono per ora congelate.
Ma torniamo alle auto cinesi elettriche che puntano sempre più decise i nostri mercati, dazi o meno. Marchi come BYD stanno portando avanti anche un battage pubblicitario dalle nostre parti, segno che ormai il Rubicone è stato attraversato. Nonostante un calo nella crescita in Europa nel 2024, la marcia delle EV di Pechino prosegue quasi indefessa.
Cosa manca alle auto elettriche cinesi per conquistare definitivamente i nostri mercati?
Il periodo tra il 2020 e il 2022 è stato di piena espansione in Europa, a cui è seguito come abbiamo detto il rallentamento attuale anche a causa dei dazi UE. Motivo per cui marchi come MG hanno pagato il 3,5% in meno in termini di vendite nel 2024 rispetto all’anno precedente. Meno contraccolpi invece per BYD, sempre in ascesa.
Uno studio della società statunitense di consulenza Escalent ha spiegato anche perché tarda ad esserci l’esplosione definitiva delle auto elettriche cinesi nei nostri mercati, in particolare in quelli francesi, tedeschi, inglesi, spagnoli ed anche italiani. E come ovvio, i consumatori potrebbero convertirsi alle EV di Pechino se si facesse maggior leva sul prezzo. Cosa che sarà più dura con i dazi in vigore che rendono più care le vetture cinesi. L’altro aspetto su cui i marchi asiatici dovrebbe lavorare è la brand reputation, che ovviamente necessita di tempo e di fiducia per essere costruita.
La marcia in più delle auto elettriche cinesi
Ma in buona sostanza, le auto elettriche cinesi hanno davvero una marcia in più rispetto alle controparti occidentali e giapponesi? Secondo Pan Jian, vicepresidente di CATL, queste vetture non solo sono valide, ma sono più sofisticate e intelligenti delle versioni tradizionali a benzina. Certo, parliamo di un dirigente del colosso cinese delle batterie, quindi è un po’ come chiedere all’oste se il vino è buono.
Tuttavia la maggior enfasi sulla tecnologia e su funzionalità avanzate, come quelle di assistenza alla guida, potrebbero rappresentare veramente l’asso nella manica delle EV cinesi. Ma la vera svolta è data dal fatto che queste sofisticazioni, nelle auto elettriche asiatiche, sono già disponibili su modelli non premium. Come la SU7 di Xiaomi, venduta a partire da 28.000 euro. Una vettura che contempla non solo un avanzato infotainment ed ADAS, ma anche una piena integrazione con gli altri dispositivi dei marchi.
L’offerta ipertecnologica da parte delle vetture elettriche cinesi basterà a conquistare gli acquirenti europei ed essere più forte dei dazi? La sentenza definitiva, ovviamente, la darà il mercato.
Immagine di Copertina: BYD