La seconda parte dell’analisi (qui la prima) su come la Cina stia puntando a dilagare nei mercati globali con le sue auto elettriche. Inoltre, ecco perché le BEV hanno avuto successo nel Paese asiatico, al di là delle sovvenzioni statali
Come abbiamo visto in precedenza, il lavoro che la Cina ha svolto per diventare leader nel settore della mobilità elettrica parte da lontano. Decenni di pianificazione che hanno visto come protagonista l’ex ministro della Scienza e della Tecnologia Wan Gang per più di un decennio, dal 2007 al 2018. Già ingegnere presso Volkswagen-Audi, il responsabile del dicastero fu uno dei primi a credere nelle auto elettriche. E a convincere i leader cinesi a scommettere su questa industria.
I motivi per cui la Cina ha scommesse sulle auto elettriche
Il reportage di Carlton Reid su Wired.com illustra però un motivo fondante per cui il Dragone ha investito con così convinzione nelle BEV. Anzitutto la sicurezza energetica, in secondo luogo la competitività industriale ed infine in subordine, ma in un ruolo più defilato, la sostenibilità. E così Wan ha spinto affinché ci fossero degli incentivi per i costruttori in modo tale che si lanciassero in questo settore innovativo. Successivamente, i destinatari sarebbero stati i consumatori. Il tutto approfittando anche del declino della bicicletta, il “mezzo proletario” per eccellenza lanciato negli anni Cinquanta dal presidente Mao Zedong.
La mobilità elettrica in Cina, insomma, è emanazione dei desiderata statali. Perciò come ha scritto il professore di Economia Politica alla Lancaster University ed autore del saggio Liberalism 2.0 and the Rise of China: Global Crisis, Innovation and Urban Mobility, David Tyfield: “Le aziende cinesi sono semplicemente troppo avanti lungo tutta la catena di fornitura del veicolo elettrico: dai minerali alle batterie fino alla costruzione delle automobili”.
Il sorpasso cinese nell’export mondiale
Siamo arrivati così ad una specie di invasione delle BEV cinesi nei mercati esteri. Consideriamo infatti il sorpasso sul Giappone che ha ormai praticamente abdicato dal ruolo di leader mondiale delle esportazioni auto. Da gennaio ad agosto 2023 l’export del Dragone, comprendendo anche i veicoli termici, ha toccato le 3,22 milioni di unità.
La stessa BYD spedisce i suoi mezzi in larga parte del pianeta, dall’Europa (Germania, Norvegia, Regno Unito), al resto del mondo (Australia, Giappone, Messico, Thailandia, Emirati Arabi Uniti e via dicendo). E proprio in Europa è sbarcata l’Atto 3, elettrica che BYD vende a 38.000 dollari, mentre in Cina costa 20.000 dollari. Prezzi estremamente competitivi nel settore, nonostante parliamo di un modello che non è poi così conosciuto a livello popolare.
La concorrenza degli scooter in Cina
Altra caratteristica delle vetture cinesi è l’alta tecnologia dentro l’abitacolo. C’è molta attenzione all’aspetto dell’infotainment, apprezzato dai consumatori asiatici e che prevede funzioni che vanno dalla guida assistita a finezze come i sedili massaggianti o schermi multipli.
Eppure sussiste un freno alla diffusione delle BEV in territorio cinese, ovvero la congestione del traffico. Tyfield ha spiegato infatti che “il veicolo elettrico di maggior successo in Cina negli ultimi 15 anni è stato lo scooter”. Veicolo che non ha giovato di sussidi statali, ma che i consumatori scelgono per la sua praticità.
La crescita della classe media e la popolazione giovane dietro il successo dell’elettrico cinese
Intanto però il Paese continua a correre verso l’elettrificazione anche dei trasporti pubblici. In un podcast da lui curato su BloombergNEF, l’analista Colin McKerracher ha spiegato: “Una delle cose migliori che puoi fare per migliorare la qualità dell’aria urbana è elettrificare i veicoli. Quindi città come Shenzhen hanno elettrificato completamente gli autobus nel 2018; tutti i taxi, gran parte della flotta di veicoli passeggeri è ora elettrica”.
E lo stesso McKerracher ha sottolineato sia l’imponente capacità della Cina nella produzione delle batterie grazie anche alle proprie materie prime, e la sensibilità accentuata dei consumatori verso la tecnologia. “In parte ciò è dovuto all’età media più bassa della popolazione acquirente. Ma in parte, quando si tratta di automobili, penso sia dovuto al fatto che c’è stata questa enorme crescita della classe media in Cina”.
Immagine di Copertina: BYD