Glencore e Li-Cycle firmano una lettera di intenti per convertire l’impianto di Portovesme in un polo di eccellenza europea per il riciclo delle materie prime indispensabili per le batterie
Nei giorni scorsi era circolata la notizia di un progetto di economia circolare per lo stabilimento della Portovesme S.r.L, ovvero il polo metallurgico nell’omonima località del sud Sardegna che è controllato dalla Glencore, compagnia mineraria svizzera.
Glencore e Li-Cycle intendono rendere Portovesme punto di riferimento europeo per il riciclo batterie
E si tratta di un progetto importante visto che parliamo di riciclo batterie e di concorrenza sia ai metodi di produzione che alla posizione quasi monopolistica in questo settore da parte dell’Asia, Cina in primis. Questo grazie all’accordo tra Glencore e Li-Cycle, azienda impegnata nel recupero e riciclo degli accumulatori agli ioni di litio, per avviare tramite la sottoscrizione di una lettera di intenti uno studio per sviluppare un polo impegnato nel riciclaggio che possa essere di livello europeo. E Portovesme potrebbe quindi diventare un punto di riferimento nel nostro continente per il recupero dei metalli essenziali per le batterie come litio, nichel e cobalto. Un po’ come il progetto che Enel X e MIDAC stanno portando avanti assieme.
Verso la metà di quest’anno (per la precisione entro sessanta giorni dall’annuncio dell’accordo e del progetto) partirà anzitutto lo studio di fattibilità, che si dovrebbe completare nel 2024. Per l’impianto sardo si tratta di una nuova era dopo la fine della linea del piombo, il rallentamento di quella dello zinco e la chiusura della fonderia di San Gavino, su cui hanno pesato l’andamento in salita dei costi energetici.
La conversione punta invece ad ottenere prodotti che siano di qualità per le batterie, lavorando secondo le stime una quota annuale tra le 50.000 e le 70.000 tonnellate della black mass, o un valore pari a 36 GWh di batterie agli ioni di litio. Questo una volta che la joint venture paritaria tra le aziende per la gestione dell’impianto andrà in porto, con Glencore che dovrebbe fornire un finanziamento a Li-Cycle per sostenerne gli sforzi di investimento.
La tecnologia idrometallurgica di Li-Cycle al servizio del polo di Portovesme
Verranno prodotte materie prime fondamentali (nichel, cobalto e litio, i metalli che al momento sono quelli basilari per le batterie) partendo dagli accumulatori esausti ed utilizzando per l’occasione la sofisticata tecnologia idrometallurgica di Li-Cycle. L’hub “rigenerato” dovrebbe quindi essere costruito e messo in funzione tra la fine del 2026 e l’inizio del 2027, fanno sapere i partner del progetto.
“La creazione di un hub attraverso la trasformazione del nostro sito di Portovesme, che potrebbe diventare la prima attività industriale di Glencore per la produzione di litio per batterie, ci consentirà di chiudere effettivamente con i nostri clienti europei OEM e gigafactory, tutti gli aspetti della catena di approvvigionamento” ha spiegato il responsabile globale della divisione Recycling di Glencore Kunal Sinha, “in questo modo taglieremo i tempi di consegna, contribuiremo a diminuire le emissioni riducendo al minimo la logistica di trasporto e sosterremo le ambizioni dell’Italia e dell’Europa di essere protagonisti a livello globale nell’economia circolare”.
Tim Johnston, presidente esecutivo di Li-Cycle, ha aggiunto: “L’hub di Portovesme rappresenta un progetto di riferimento per l’industria europea del recupero delle batterie e costituirà la più grande fonte di litio riciclato per batterie del continente. […] L’espansione di Li-Cycle in Europa è in linea con la nostra strategia di approccio modulare, in quanto replichiamo il successo del nostro modello nordamericano, che riflette la domanda dei clienti e la contrattazione commerciale con una rete di Spoke di pre-trattamento strategicamente posizionati e un hub di post-trattamento centralizzato”.
Al Ministero delle Imprese si parlerà del futuro di Portovesme
È previsto intanto un progetto pilota da 5 milioni di euro, così spiegato dall’amministratore delegato di Portovesme S.r.L Davide Garofalo. “Verrà realizzata una linea di lisciviazione, simile a quella utilizzata per lo zinco, dedicata al trattamento del pastello di nuova generazione black mass (ossia la componente metallica elettrolitica che si trova dentro le batterie in un contenitore in alluminio) per ricavarne litio e mix di metalli che compongono batterie nichel, cobalto e manganese”. Dando così nuova vita alle batterie, in sostanza. In futuro gli impianti dovranno essere poi convertiti dalle precedenti linee di produzione e trasformazione di piombo, rame, oro, argento e zinco, alle materie prime presenti negli accumulatori (litio, manganese e cobalto).
Il prossimo 17 maggio al Ministero delle Imprese e del Made in Italy si discuterà intanto del futuro del polo di Portovesme dopo la citata chiusura della linea del piombo.