In Corea del Sud il centro di ricerca dell’UNIST sta portando avanti degli studi che hanno prodotto batterie per auto elettriche che promettono una maggiore autonomia ma al tempo stesso sono meno impattanti dal punto di vista ambientale
Una batteria di lunga durata e pure sostenibile dal punto di vista ambientale: obiettivo ambizioso ma che la ricerca potrebbe rendere reale. O perlomeno, così è stando ai risultati dell’Ulsan National Institute of Science & Technology in Corea del Sud. Presso la Scuola di Ingegneria Energetica e Chimica dell’UNIST il gruppo guidato dal professor Kyeong-Min Jeong ha sviluppato un nuovo metodo per produrre un elettrodo che permette una migliore capacità per la batteria. Oltre a non fare uso di solventi chimici impattanti.
Una batteria per auto elettriche che consente 600 km con una sola carica
In buona sostanza, il team ha prodotto un elettrodo più spesso rispetto a quelli tradizionali, dalla densità dello strato di miscela pari a 3,65 g/cm³. Il risultato è una capacità areale di 20 mAh/cm², superiore a quella delle attuali batterie. Tradotto negli usi con le auto elettriche: un’autonomia aumentata di circa il 14%. Quindi più di 600 km di viaggio con una sola carica, secondo il professor Jeong.
L’elettrodo inoltre presenta un materiale conduttivo di tipo sferico poroso, che migliora le prestazioni di conduttività. Avremo quindi elettrodi più spessi, senza i rischi di grumi ottenibili nelle normali lavorazioni ad umido. Gli agenti conduttivi di tipo sferico, inoltre, migliorano le microstrutture di queste componenti della batteria. Lo studio che ha portato a questo progresso potrebbe perciò rivoluzionare il settore delle batterie agli ioni di litio.
Le altre innovazioni nel campo delle batterie per auto elettriche dalla Corea del Sud
L’UNIST non è nuova ad innovazioni per le batterie. Un altro team di ricerca, infatti, con a capo il professor Dong Woog Lee, ha messo a punto un catalizzatore dalle prestazioni elevate basandosi sulla lignina e sull’urea. Una batteria ad acqua marina che sfrutta da una parte gli scarti della lavorazione del legno e dall’altra un composto che si trova nelle acque reflue industriali e che è ricco di azoto.
Le prestazioni ottenute per il catalizzatore sono pari a 15,76 mW/cm² di potenza, vicine a quelle del platino ma con materiali decisamente più economici. E anche sostenibili dal punto di vista ecologico rispetto ad un elemento che richiede scavi minerari.
Sempre l’UNIST, in questo caso con il team di ricerca del professor Seok Ju Kang, ha sviluppato anche un modo per produrre in serie elettroliti solidi polimerici, destinati alle batterie a stato solido. Tramite una tecnica già sfruttata nella creazione di tubi di ferro, i processi di produzione sono più veloci e ottimizzati, ottenendo un miglioramento della stabilità e delle prestazioni della batteria evitando l’alterazione della composizione del materiale, fanno sapere dal gruppo di ricerca.