Roma, 05/01/2025
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L’intelligenza artificiale e i robot sostituiranno l’uomo nello spazio?

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L’intelligenza artificiale sta compiendo passi da gigante, ed essa assieme ai robot può dare un grande aiuto nell’esplorazione dello spazio. Abbiamo già sonde e satelliti autonomi, ma un giorno vedremo gli astronauti sostituiti dall’IA?

I progressi dell’intelligenza artificiale vanno avanti in maniera esponenziale, andando a coinvolgere non pochi ambiti della nostra esistenza. Potrebbero sconvolgere anche l’esplorazione spaziale? Parliamo di sconvolgimenti perché, come riporta un articolo della BBC, andando avanti di questo passo potrebbe non essere più necessario inviare esseri umani. Forse.

L’intelligenza artificiale e i robot potrebbero rendere superflui gli astronauti?

Alcuni addetti ai lavori si dicono concordi sul fatto che i robot potrebbero sostituire gli astronauti. L’astronomo e cosmologo inglese Lord Martin Rees, sempre alla BBC, ha affermato che i motivi per cui bisogna mandare esseri umani nello spazio stanno scemando sempre di più. Questo grazie agli sviluppi dell’IA e della robotica. “Non penso che i soldi dei contribuenti debbano essere usati per spedire esseri umani nello spazio“. Dello stesso avviso il fisico dell’University College di Londra Andrew Coates, secondo il quale i robot possono andare più lontano e fare di più.

Lord Rees ha anche aggiunto che l’unico frangente in cui si possano considerare gli esseri umani nei viaggi spaziali è quello relativo ai programmi privati “per persone benestanti”. I robot potrebbero essere più convenienti anche in termini di costi, ma davvero dobbiamo rassegnarci ad un futuro senza astronauti umani?

Sonde e satelliti che sono già autonomi

Le sonde in effetti consentono di esplorare lo spazio ben oltre la nostra orbita. Gli umani per ora sono attrezzati per arrivare alla Luna e ritorno, mentre la storia di questo settore ci ha consegnato missioni che si spingono ai confini del nostro sistema solare e anche oltre, come le sonde Voyager.

Mentre si lavora per qualcosa che al momento sembra difficilmente realizzabile, ovvero spedire degli umani su Marte, lo scorso ottobre la NASA ha spedito una sonda per esplorare Europa, una delle lune di Giove. E il veicolo Parker, sempre della NASA, lo scorso mese è stata la prima sonda ad avvicinarsi il più possibile al Sole. E, per la cronaca, parliamo di un oggetto celeste autonomo. Quindi senza il contributo umano e sostenendo temperature disumane, sui 1.000°C.

Vantaggi e svantaggi delle tecnologie robotiche

Come afferma Kelly Weinersmith, biologa alla Rice University del Texas, gli umani sono più flessibili e versatili, oltre ad essere più rapidi (per ora). Ma il problema, come abbiamo accennato, riguarda i costi. E con il progresso degli algoritmi esseri sintetici possono migliorare le loro capacità di risposta o di esplorazione di un ambiente altrimenti ostile per l’uomo.

Tuttavia può esserci comunque una collaborazione tra umano e macchina. Queste ultime possono presiedere compiti più alienanti e ripetitivi, mantenendo sempre alta la concentrazione a differenza di una creatura biologica. Ma al momento la tecnologia attuale non consente l’adozione e l’operatività di sistemi linguistici complessi, utili ad un robot per elaborare grandi quantità di testi e agire di conseguenza. Come spiega l’informatica già al Jet Propulsion Laboratory della NASA Kiri Wagstaff, “i processori dei rover funzionano a circa un decimo [della velocità] di uno smartphone“, riporta la BBC.

I robot però come abbiamo detto possono essere utili per compiti di manutenzione, come quelli umanoidi. Ad esempio il Valkyrie della NASA ideato nel 2013, o il precedente Robonaut che ha operato nella ISS nel 2011. Altri robot svolgono attualmente i loro compiti in maniera autonoma nello spazio. È il caso del rover Curiosity della NASA, attualmente nella regione del Cratere Gale di Marte. “Può rilevare i dati di una particolare roccia e inviarli sulla Terra mentre gli umani stanno ancora dormendo“, ha spiegato alla BBC la dottoressa Wagstaff. Il tutto però pagando il dazio della lentezza, come già affermato.

Ma l’uomo potrebbe ancora giocare un ruolo importante nelle missioni spaziali

Tornando quindi alla domanda di partenza, come sarà il futuro dell’esplorazione spaziale? Con o senza gli umani? In realtà, la nostra presenza sarà ancora utile e prevista nel medio termine. A partire dal ritorno sulla Luna, dove non mettiamo piede dall’ultima missione Apollo del 1972. La NASA punta nel 2027 a riportare degli astronauti sulla superfice del nostro satellite tramite la missione Artemis. Marte invece resta per ora oggetto delle dichiarazioni roboanti di Elon Musk, che intende edificare una colonia umana come alternativa alla Terra. Perché alla fine è decisamente più ambizioso e affascinante per il genere umano vedere un proprio simile piantare una bandierina per la prima volta su un pianeta del Sistema Solare.

Non certo una impresa facile, perciò. Secondo però Lord Rees un aiuto verrà dato dall’ingegneria genetica e da implementazioni cyborg, tali da rendere l’essere umano capace ad adattarsi ad ambienti ostili fuori dalla nostra orbita. Sembra una prospettiva più fantascientifica che scientifica, ma sino a qualche anno fa non avevamo neppure una intelligenza artificiale capace di elaborazioni complesse come quella attuale. E come abbiamo visto, negli ultimi tempi abbiamo lanciato satelliti capaci di prendere decisioni ed eseguire compiti in autonomia. Ad esempio nel riconoscimento degli oggetti, ottimizzando i cicli di analisi. Oltre ad individuare i siti migliori per un eventuale atterraggio su una superficie, o per monitorare autonomamente i sistemi di bordo.

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