Dallo studio delle lune di Giove al prelievo di campioni da asteroidi, passando per i voli privati, il colossale Starship di Musk ed il ritorno sulla Luna: cosa ci attende nel 2023 nel campo della conquista dello spazio
Il 2023 riserverà altri passi in avanti nell’esplorazione spaziale, sebbene ed ovviamente non ancora rivoluzionari. Ma negli ultimi anni sono stati fatti dei progressi notevoli, in special modo nel 2022 come abbiamo elencato in chiusura dell’anno, tra gli sviluppi della missione Artemis 1 della Nasa per il ritorno sulla Luna, i primi test per mettere alla prova un sistema di difesa planetaria da potenziali asteroidi ed altri corpi celesti in collisione e le prime immagini catturate dal James Webb Telescope.
L’ESA e la missione di Juice, per studiare le lune di Giove
L’anno che si è appena aperto ci riserverà altri appuntamenti importanti nelle imprese fuori dalla nostra atmosfera. Nel 2023 l’ESA, l’Agenzia spaziale europea, lancerà nel periodo previsto del 5-23 aprile dalla Guyana francese il Juice, vale a dire il Jupiter Icy Moons Explorer. La missione avrà il compito di raggiungere Giove nel luglio del 2031 per effettuare “osservazioni dettagliate” del pianeta gassoso e delle tre lune ghiacciate, ovvero Ganimede (il satellite più grande del Sistema Solare, oltre ad essere l’unico ad avere un proprio campo magnetico), Callisto ed Europa.
Quindi, il veicolo spaziale sarà il primo del genere ad entrare nell’orbita di una luna che non sia la nostra: l’obiettivo sarà quello di studiare sia la natura degli oggetti planetari che i potenziali habitat che ospitano: le lune in questione, in particolare Europa e Ganimede, potrebbero avere oceani di acqua liquida sotto la superficie ghiacciata, che potrebbero non escludere la presenza di forme di vita. Questo, oltre allo studio dell’ambiente di Giove nel suo complesso.
Juice avrà in dotazione una decina di strumenti scientifici, tra cui un sistema radar che penetra nel ghiaccio superficiale per studiare l’acqua sottostante. Verranno anche riprese delle immagini tramite la camera Janus, da spedire sulla Terra in modo da poter approfondire dal punto di vista geologico la superficie delle lune. Concluso il suo lavoro, nel 2035 la sonda andrà a schiantarsi sulla superficie di Ganimede.
Il colossale Starship di SpaceX
Un altro progetto che dovrebbe entrare nel vivo nel 2023 è il primo volo di prova orbitale del razzo pesante riutilizzabile Starship di SpaceX. Parliamo di un veicolo dalle dimensioni ragguardevoli (più grande del Saturn V), e che rappresenta l’ennesima frontiera delle ambizioni di Elon Musk, che mira a trasportare un centinaio di persone nello spazio, e magari su Marte.
Dimensioni che vanno di pari passo ad una potenza senza eguali nella storia dei veicoli spaziali lanciati dalla Terra, con una capacità di sollevamento di 100 tonnellate di carico nell’orbita terrestre bassa. Starship, per la precisione, è il nome della navicella o secondo stadio, mentre il primo – o super booster – è chiamato Super Heavy, e servirà in fase di lancio per sollevare il razzo a circa 65 km di altitudine, e quindi separarsi dal resto del corpo e tornare sulla Terra senza disintegrarsi, bensì in un atterraggio controllato, permettendone quindi il riutilizzo. Lo Starship invece accenderà i propri sette motori per spingersi in orbita.
Nei primi mesi del 2023 dovrebbe esserci il primo volo di prova con tutto il sistema in funzione: inizialmente il test si sarebbe dovuto svolgere lo scorso settembre, per poi subire un rinvio.
L’ambizioso progetto dearMoon (ma non mancano punti critici)
Sempre quest’anno dovrebbe partire il progetto dearMoon, ambiziosa iniziativa portata avanti dal 2017 dall’imprenditore nel settore della moda e già turista spaziale (con tanto di visita alla ISS nel 2021) Yusaku Maezawa. Assieme ad altri candidati ufficializzati poi lo scorso 8 dicembre prenderà parte ad un volo intorno alla Luna, si presume quest’anno ma sono possibili rinvii, come spiegheremo a breve.
Si partirà dal Kennedy Space Center da un’apposita rampa di lancio in fase di ultimazione ed il veicolo utilizzato sarà la citata Starship (non a caso il progetto è frutto della collaborazione con Musk). Il nostro satellite verrà raggiunto, a seguito delle procedure di separazione degli stadi e l’accensione dei motori della navicella, dopo due giorni di viaggio.
Il mezzo spaziale non entrerà in orbita della Luna ma effettuerà una circumnavigazione per poter sfruttare una traiettoria di ritorno spontaneo. Dopo altri due giorni la nave spaziale tornerà sulla Terra, con un atterraggio controllato verticale. Circa sei giorni di viaggio tra andata e ritorno, quindi, battendo tra l’altro sul tempo il progetto Artemis che punta al ritorno sulla Luna nel 2024.
Come riporta però Paolo Attivissimo sul suo blog Il Disinformatico, l’iniziativa di Maezawa è irta di ostacoli, a cominciare dal fatto che il veicolo, come abbiamo visto, ancora non ha effettuato voli di prova in attesa del primo vero e proprio all’inizio del 2023 (motivo per cui il progetto dearMoon sembra destinato a slittare).
Inoltre la fase del rientro è molto delicata – non a differenza delle altre – perché “Starship tornerà dalla Luna a circa 40.000 km/h, e questo richiederà uno scudo termico notevolissimo, che deve ancora essere collaudato”. Collaudo che può avvenire solo se il razzo viene mandato in orbita, “e questo non avverrà prima del primo trimestre del 2023”.
La fase dell’atterraggio rappresenta poi una sfida praticamente inedita rispetto al passato, considerando che parliamo di un veicolo gigantesco che deve toccare suolo verticalmente con una manovra al millimetro per evitare disastri o tragedie. Il tutto centrando la torre di lancio e la “gigantesca forcella” che sorreggerà Starship. Infine, c’è anche la questione del rifornimento in orbita.
Curiosità finale: l’equipaggio scelto, per volontà di Maezawa, è composto da artisti, a cominciare da Tim Dodd, youtuber che si occupa di spazio e di missioni sotto il moniker Everyday Astronaut, e poi il produttore musicale Steve Aoki, la fotografa Rhiannon Adam, l’attore Dev D. Joshi, il rapper K-Pop TOP (al secolo Choi Seung Hyun), e così via.
OSIRIS-REx, arrivano i risultati
Nel 2023 si attendono anche i risultati dalla missione della Nasa, OSIRIS-REx, acronimo che sta per Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security – Regolith Explorer: in poche parole, parliamo di una sonda che approccerà Bennu, asteroide che si trova in prossimità della Terra e che potrebbe rivelare una discendenza da un corpo genitore con presenza di acqua liquida. Inoltre Bennu dovrebbe avere al proprio interno una notevole quantità di metalli preziosi come oro e platino.
Lanciato l’8 settembre 2016, OSIRIS-REx quest’anno tornerà sul nostro pianeta con dei campioni prelevati dal corpo celeste (sino ad un chilogrammo, pare). Se tutto procederà come deve procedere, il rientro sul nostro suolo è previsto il 24 settembre nel deserto dello Utah.
È la seconda volta che dallo spazio torna un veicolo spaziale con un campione proveniente da asteroidi: la prima fu la missione Hayabusa 2 del 2020, condotta dall’Agenzia spaziale giapponese. Da notare che esiste una remota, molto remota possibilità che Bennu possa impattare sulla Terra nel prossimo secolo.