Le trasformazioni nella mobilità urbana possono diventare concrete, cambiando le nostre abitudini negli spostamenti? L’EIT Urban Mobility in seno all’UE finanzia start-up che mirano proprio a rendere più efficienti e sostenibili i trasporti, in contesti urbanistici che si rinnoveranno di pari passo
La comparsa delle auto elettriche è avvenuta di pari passo con una trasformazione della mobilità che va oltre la mera tecnologia dei mezzi che utilizziamo. In un’epoca della storia dell’umanità in cui i cambiamenti, secondo gli integrati, o crisi, secondo gli apocalittici, climatiche stanno reclamando la propria preponderanza nel quotidiano di ognuno, ad essere messe in discussione sono anche le nostre stesse modalità di spostamento e trasporto. Non solo il cosa, quindi le tecnologie, ma anche il come (è necessario usare quel mezzo per spostarsi dal punto A al punto B? Esiste una alternativa meno impattante ed anche più conveniente?).
EIT Urban Mobilità, l’iniziativa UE per sostenere le start-up che cambiano la mobilità urbana
Fredrik Hanell, direttore di Impact Ventures presso l’iniziativa ideata dall’UE EIT Urban Mobility, ha illustrato a The Next Web i cambiamenti a cui verrà incontro la mobilità, a partire da quella quotidiana nei centri urbani.
È possibile ad esempio che i tragitti possano compiersi lungo vie non solo terrestri? Si può superare il concetto di spostamento obbligato via auto? È fattibile riconsiderare lo sviluppo urbanistico in modo da contemplare nuovi modelli di trasporto? Queste alcune questione di cui ha parlato Hanell che dirige una realtà che dalla sua nascita (nel 2019) ad oggi ha investito in 86 start-up orientate a migliorare e rendere sostenibile il nostro modo di muoverci nelle città.
“Non è questione di odiare le auto”, ha affermato. “In realtà vediamo che il loro posto naturale deve cambiare. Dobbiamo guardare a iniziative che possano contribuire al cambiamento della città. Una delle conseguenze che si ricavano da tutto ciò è che l’aspettativa di vita aumenta, gli incidenti diminuiscono e, naturalmente, diminuisce l’inquinamento”.
La mobilità urbana oltre le auto: la questione dei blocchi alla circolazione
Non a caso EIT è stata protagonista di iniziative e compagne per introdurre blocchi del traffico nelle città europee. Grazie a queste mosse i livelli di biossido di azoto nell’aria sono diminuiti del 25% e quelli di particelle PM10 del 17%, stando ad un recente studio di EIT Urban Mobility. Applicando i blocchi ad ampia scala in tutta la città, prosegue lo studio, si possono prevenire ogni anno quasi 700 morti premature per i danni causati dallo smog.
Ma come sappiamo, l’imposizione di blocchi della circolazione a determinati veicoli, in particolare quelli più inquinanti, è una misura che suscita malcontento e polemiche nelle popolazioni locali. L’entrata in vigore lo scorso agosto delle Ultra Low Emissions Zone nel centro di Londra è stato salutato da assalti alle telecamere dell’ULEZ, vandalizzate da un gruppo di attivisti contrarie ad una zona (in crescente espansione) dove le auto più inquinanti devono pagare una tassa per poter circolare.
Questo è solo un esempio, ma comunque i blocchi alla circolazione sono visti in generale in cagnesco da parte dei cittadini. Anche in Italia non mancano casi di questo genere. Questa estate ad esempio la Regione Piemonte ha incontrato la contrarietà soprattutto dei rappresentanti dei ceti produttivi in merito allo stop della circolazione dei veicoli Euro 5. Una misura che coinvolge circa 140.000 vetture, e che ha generato uno scontro tra istituzioni e rappresentanti della società civile.
Cittadini, residenti, lavoratori, imprenditori: i blocchi devono tenere conto di chi vive, si muove e lavora nelle città e nei territori. Ecco perché è necessario anche rivedere la configurazione urbanistica dei luoghi, oltre a rendere più efficiente la logistica urbana.
Le soluzioni: una migliore logistica urbana
EIT ad esempio ha investito sulla start-up nata nel 2018 Vonzu, una piattaforma Software-as-a-Service (SaaS) che centralizza ed automatizza la catena di fornitura e le spedizioni. In questo modo i clienti possono avere una panoramica completa relativa alle loro consegne. Ciò consente di ottimizzare un lavoro in un panorama in cui la logistica urbana diventa più complessa.
I processi di spedizione e consegna però non sono gli unici aspetti della realtà urbana che necessitano una migliore efficienza grazie alle nuove tecnologia, per evitare congestioni nel traffico o impattare più del dovuto.
Il cambiamento delle abitudini
La tendenza, vera o presunta, riguarda anche il cambiamento delle abitudini dei cittadini quando si muovono. Tradotto, sfruttare zone pedonali e piste ciclabili per spostarsi o andare al lavoro, anziché usare auto o mezzi pubblici. Ma anche qui, sappiamo come certe piste ciclabili (ci riferiamo alla realtà italiana) siano spesso posizionate senza criterio, riuscendo nell’impresa di rendere impossibile la vita non solo a pedoni ed automobilisti, ma pure agli stessi ciclisti.
E più in generale, cambiare le abitudini non è qualcosa che può avvenire in tempi ristretti. Oggi si parla di behavioural design o design comportamentale, che incrocia diverse discipline – psicologia, informatica, economia e così via. Per dirla con poche e brutali parole, si tratta di come i nostri comportamenti cambino e si adattino in maniera responsabile.
Tra le altre start-up su cui EIT ha investito c’è anche Nudged, che si è basata proprio sul design comportamentale per un progetto pilota nella città svedese di Gotland. Tale progetto è riuscito nell’intento di convertire le abitudini di mobilità dei pendolari, riducendo gli spostamenti in auto del 14%. E un’altra iniziativa simile, svolta però a Göteborg, ha fatto sì che gli utenti avessero un’opinione più propositiva del 76% riguardo i tragitti in bici.
L’alternativa dei corsi d’acqua
E se non sono le strade, ci si può affidare ai corsi d’acqua. Ovviamente in quelle città europee che possono contare la presenza di fiumi o canali nei loro territori. A Stoccolma questa estate è stato presentato il servizio di traghetto totalmente elettrico fornito dall’azienda Candela con il suo P-12 Shuttle, e che dovrebbe ora entrare operativo nel 2024. Lo scorso ottobre l’aliscafo è stato protagonista anche di una dimostrazione sul fiume Potomac, nella zona di Washington D.C.
Sempre a Stoccolma l’8 giugno di quest’anno è apparso il primo traghetto elettrico autonomo di tipo commerciale al mondo. L’imbarcazione costruita da Zeabuz monta dei panelli fotovoltaici sul tetto per garantire una ricarica nelle ore del giorno, mentre la notte si può sfruttare il collegamento tramite presa elettrica. Il traghetto unisce in particolare le località di Kungsholmen e Södermalm.
Anche Parigi si sta muovendo per rendere efficienti e sostenibili i collegamenti tramite la Senna, con l’intento di far solcare le acque dai traghetti elettrici fabbricati dalla start-up norvegese Hyke in tempo per le Olimpiadi 2024.
Hanell ha spiegato: “Ci sono molte città in Europa in cui il trasporto pubblico attraverso porti, fiumi e laghi potrebbe contribuire molto a cambiare i modelli di mobilità e renderli molto più rispettosi dell’ambiente“.
Una mobilità più sostenibile nonostante le batterie
Infine, la via per trasporti sostenibili (urbani e non) passa anche dalla questione delle batterie. Come spiega Hanell, “una delle grandi sfide dell’Europa è che attualmente siamo molto dipendenti dalla Cina e dall’importazione di batterie. Si discute molto sulla limitazione dell’importazione di veicoli elettrici cinesi e anche su come renderci più indipendenti dalle tecnologie delle batterie”.
Una soluzione la potrebbe fornire la tecnologia di ricarica induttiva da applicare sulle strade. Una modalità per ora sperimentale ma che sta piano piano prendendo piede, anche se non ovviamente su larga scala. In sostanza, le auto elettriche si ricaricano mentre transitano sul tratto stradale, consentendo così la diffusione di batterie da capacità non troppo elevate, come ha spiegato Hanell.
Certo, siamo a livello di auspici più che di concretezza. Intanto però una start-up come Elonroad sta lavorando per elettrificare le autostrade francesi. Si comincia con la sperimentazione sulla A10, nei pressi di Parigi, sfruttando un binario a filo sulla superficie dell’asfalto per connettere i veicoli a bobine magnetiche presenti sotto, che consentono la ricarica induttiva in movimento.
Circu Li-ion, altra start-up, punta invece all’upcycling, ovvero quel processo che recupera i materiali per dare una nuova vita, ma di maggiore qualità. Questa realtà recupera le batterie per poterle riutilizzare, come sta provando a fare il settore delle batterie riciclando ad esempio i metalli e le materie prime all’interno delle celle per nuovi alimentatori.
Verso un cambiamento del nostro modo di concepire la mobilità urbana?
Ci sono quindi diverse traiettorie per rendere più sostenibile la mobilità, in particolare quella urbana. E questo comporterà probabilmente un cambio radicale delle nostre abitudini. Secondo Hanell le soluzioni migliori sono comunque quelle a bassa tecnologia – le bici, ad esempio, “ma di tanto in tanto sbucano fuori delle innovazioni che possono aiutare le persone a cambiare”.