Alla fine l’UE ha ceduto e ha aperto ad una serie di revisioni sul bando 2035 alle auto a benzina e diesel. Dalla verifica del piano anticipata all’allentamento sulle multe: ma le critiche non si placano
L’intransigenza dell’Unione Europea sulle auto termiche sta iniziando a vacillare. Che il bando a questa tipologia di veicoli previsto per il 2035 potesse essere messo a discussione si era capito dalle scorse elezioni europee: perché se è vero che le istituzioni UE hanno goduto da tempo immemore della massima gattopardiana “affinché le cose rimangano come sono tutto deve cambiare”, negli ultimi tempi l’Europa è stata messa di fronte ad una serie di shock che l’hanno destata dal torpore.
Oltre all’insofferenza (eufemismo) di Trump nei confronti del vecchio continente e soprattutto delle sue istituzioni, c’è l’avanzata delle estreme destre (spesso con forti legami con Putin) che da qualche anno stanno mettendo pressione all’UE. Che non hanno varcato il Rubicone nelle ultime elezioni come si pensava (o si temeva), ma hanno contribuito a ridimensionare il secondo esecutivo von der Leyen. E con esso alcuni suoi punti fermi in merito alla transizione ecologica.
L’UE aggiusta il tiro sul bando 2035 alle auto termiche
E qui chiudiamo il cerchio con il tanto discusso bando alle auto termiche. Che in realtà non solo è oggetto delle polemiche delle forze politiche estremiste. Ma ha anche suscitato qualche malumore nell’industria automobilistica, alle prese (soprattutto quella europea e occidentale) con una crisi senza precedenti. A ciò poi si aggiungono le conseguenze della guerra nei confronti dell’Ucraina, i prezzi energetici rincarati e l’inflazione.
Insomma, una congiuntura tale ha messo in discussione i propositi presi qualche anno fa dall’UE con l’appoggio, più o meno convinto, da parte dei 27. Il bando del 2035 avrà quindi una revisione anticipata rispetto a quanto inizialmente preventivato. E nel frattempo, i criteri stringenti di emissioni sono stati riconsiderati.
Le recenti elezioni in Germania che hanno visto vincere ma non stravincere la CDU di Friedrich Merz hanno dato un’ulteriore picconata al piano di riconversione del parco auto in UE. Il Paese tedesco aveva espresso più di qualche riserva nella prima approvazione del bando, spingendo affinché ci fosse un’apertura sugli e-Fuels.
E anche perché in gioco c’è la sua industria automobilistica, che sta vivendo una crisi profonda ben rappresentata dai licenziamenti e dalle chiusure senza precedenti di Volkswagen. Anche l’Italia ha espresso in linea teorica una certa contrarietà, puntando invece sui biocarburanti che rappresentano il nostro asso nella manica (per via degli investimenti nel settore da parte di Eni).
Cosa prevede la revisione del regolamento sulle auto termiche
Ma nel dettaglio cosa prevede la revisione sulle auto termiche? Il regolamento del 2035 verrà revisionato già nel terzo e quarto trimestre di quest’anno, anziché nel 2026. Non significa il superamento del bando ai motori benzina e diesel, ma potrebbe aprire al famoso mix energetico chiesto da Paesi come il nostro o la Germania. Viene quindi accolto il principio di neutralità tecnologica, con la valutazione delle varie possibilità a zero emissioni per le vetture.
Inoltre si viene incontro alle esigenze delle case automobilistiche, con una maggiore flessibilità in termini di multe. I marchi infatti devono conformarsi a determinati standard in termini di emissioni a partire da quest’anno. Ma per evitare la mannaia delle contravvenzioni (si stima globalmente sino a 16 miliardi), il rispetto delle regole da parte delle case sarà valutato sui tre anni, anziché sulle vendite di uno.
I pareri sulla revisione del piano: “Devono dirci dove vogliamo andare, non come”
Misure accolte con favore dall’industria automobilistica europea. Luca De Meo, amministratore delegato di Renault e già presidente dell’ACEA ha apprezzato anche il richiamo alla neutralità tecnologica. Pur non dicendosi favorevole all’eliminazione del bando del 2035, giacché il settore ha iniziato il lavoro per il ricambio tecnologico delle gamme. E De Meo, riporta Politico, ha ben sintetizzato il fulcro della questione: “Devono dirci dove vogliamo andare, non come. Il nemico non è una tecnologia anziché un’altra. Il nemico è la CO2”.
Altre case invece sono rimaste un po’ spiazzate da questo timido ripensamento. È il caso di Volvo, che in una nota ufficiale ha spiegato: “Chi ha svolto i compiti a casa non dovrebbe essere svantaggiato da modifiche dell’ultimo minuto alla legislazione vigente, soprattutto nel corso dell’anno in cui entrano in vigore”.
Il deputato del Bundestag Thomas Bareiß, nella Commissione trasporti del parlamento tedesco, ha offerto un’altra chiave di lettura critica, riportata anch’essa da Politico. “Sono convinto che la minaccia più grande per il mercato automobilistico europeo non sono tanto i marchi cinesi, ma il diluvio di normative UE. Gli obiettivi di emissione avrebbero potuto essere cancellati completamente. Finora nessuno è stato in grado di spiegarmi in modo esaustivo perché abbiamo bisogno di obiettivi di emissione per raggiungere la sicurezza climatica”.
Parole che dimostrano come in Europa serpeggi sempre una certa insofferenza per il piano di transizione ecologica nei trasporti. Non a caso lo stesso PPE sta facendo pressioni su Ursula von der Leyen affinché ci sia una cancellazione tout court del bando. E nel contempo, gruppi ambientalisti e partiti progressisti criticano invece l’annacquamento dei propositi.