Con l’arrivo del nuovo anno e l’applicazione definitiva delle misure per gli spostamenti sul territorio comunale è scoppiata la polemica su Bologna Città 30. Bisogna però spiegare meglio alcuni punti
“Costringere un’intera città a bloccarsi a 30 all’ora rischia di essere un danno per tutti, a partire da chi lavora, senza benefici proporzionali in termini di sicurezza e riduzione delle emissioni”. È così che il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, si è espresso sulla crescente polemica riguardante l’introduzione del limite di 30 km/h sul territorio comunale di Bologna. Una denuncia che arriva a progetto realizzato, quando in effetti il Comune aveva annunciato la misura già diverso tempo fa. Ne avevamo parlato anche noi in un’intervista all’assessora bolognese Valentina Orioli. Ma facciamo un po’ di chiarezza.
Cos’è una Città 30
La decisione della giunta cittadina consiste nella limitazione della velocità massima consentita, finora fissata a 50 km/h nelle strade urbane, a 30 km/h. Nel caso specifico di Bologna, saranno coinvolte tutte le tratte tranne un centinaio di vie, piazze e rotonde. La mappa interattiva del cambiamento è stata messa a disposizione dall’amministrazione sul sito dedicato bolognacitta30.it, ed è visualizzabile ormai da diversi mesi.
Il ministro dei Trasporti durante il governo Draghi, Enrico Giovannini, aveva auspicato l’adozione di zone 30. Secondo Salvini, però, “imporre il limite in tutto il comune (e non solo nelle zone più a rischio) tradisce lo spirito della norma”. L’obiettivo del piano è quello di aumentare in modo significativo il livello di sicurezza stradale all’interno del territorio cittadino, oltre che la qualità della vita delle persone che vi abitano. Spesso, inoltre, rallentare la velocità massima degli spostamenti rende più semplice l’impiego di mezzi di micromobilità e, in ultimo luogo, la transizione ecologica dei trasporti, il miglioramento della qualità dell’aria, la promozione del trasporto pubblico intermodale e degli ideali della città dei 15 minuti.
Da quanto tempo c’è “Bologna 30”
In realtà il piano di ‘rallentamento’ dei trasporti all’interno del capoluogo era cominciato con una prima fase in cui veniva coinvolta solo una parte delle strade. I limiti di velocità sul resto dei percorsi, però, erano già presenti dallo scorso luglio. Ma fino a fine 2023 si è stati ancora in una fase di transizione. Solo da inizio gennaio stanno cominciando ad arrivare sanzioni salate con controlli della Polizia locale e nuovi autovelox.
Quanto saranno salate le multe per chi supera i 30 km/h?
Chi avrà il piede troppo pesante sull’acceleratore (pur tenendo conto dei 5 km/h di tolleranza previsti dal Codice della strada) potrà dunque essere multato se supera i 30 km/h laddove sono la velocità massima. Per verificare l’infrazione saranno posizionati autovelox mobili, mentre quelli fissi rimarranno soltanto laddove il limite è di 50 km/h. Le sanzioni andranno dai 29,40 euro per chi viaggia tra i 36 km/h e i 45 km/h nelle strade con limite dei 30 km/h a ben 845 euro (più 10 punti e sospensione della patente da 6 a 12 mesi) per chi si spingerà oltre i 60 km/h in più del limite.
La polemica: chi si sta lamentando
Tra i primi a polemizzare sono stati i sindacati, che hanno parlato della questione trasporto pubblico. Secondo Luigi Marinelli, coordinatore regionale di USB, il periodo del covid “doveva segnare una stagione di rinnovato investimento del trasporto pubblico, e invece il servizio è peggiorato”. Tra le lamentele quelle in merito alla “carenza di personale, carenza di mezzi che rimangono fermi nei depositi, e un calendario dei cantieri a dir poco problematico”, oltre ai “tempi di percorrenza delle linee bus”. Ed è proprio su questi ultimi che si concentrano anche diverse testate e le parole dei cittadini. Con i nuovi limiti, infatti, gli autobus hanno subito ritardi. Insomma, al piano Bologna 30 non è stata associata una rimodulazione degli orari dei mezzi.
Arrivano anche le polemiche di tassisti e NCC, oltre che dei cittadini. Si parla di scarsa fluidità del traffico, difficoltà nel portare a termine il proprio lavoro oppure nell’arrivare in tempo a destinazione. Insomma, c’è ancora molto da fare per adattarsi. Nel frattempo, però, il tam tam ha dato un’ottima occasione al vicepremier Salvini per attaccare la giunta comunale guidata dal sindaco Matteo Lepore (che è di centrosinistra). La sua riflessione, però, si conclude in effetti con un’apertura: “Ho chiesto al mio ministero tutte le verifiche possibili a tutela dei Bolognesi – afferma il leader della Lega – sono pronto al confronto con l’amministrazione, auspicando buonsenso e concretezza”.
La risposta del Comune di Bologna
“Il ministro Salvini dovrebbe approfondire meglio il tema della sicurezza stradale perché è proprio il Piano per la sicurezza stradale del suo ministero, recependo linee guida internazionali, ad indicare il limite dei 30 chilometri orari come misura chiave per ridurre gli incidenti sulle strade urbane”. L’assessora alla Mobilità del Comune di Bologna, Valentina Orioli, ha replicato così alle critiche del Mit. “Metta da parte le posizioni ideologiche – invita – la causa di Bologna per la sicurezza stradale è quella di tutte le città italiane e dei lavoratori del trasporto pubblico locale, che svolgono un servizio essenziale per la mobilità e vanno sostenuti. Avremo modo di confrontarci su questo, attendiamo le disponibilità del ministro per fissare un incontro”.
Sulla stessa linea d’onda anche il messaggio del primo cittadino Matteo Lepore: “Tutte le città italiane in questo momento sono in sofferenza sul trasporto pubblico – spiega – Se vogliamo risolvere il problema del Tpl non diamo al colpa alla Città 30, che nelle prossime settimane andrà ad adeguarsi alla vita dei cittadini, ma soffermiamoci sui veri problemi. Mancano risorse per il trasporto pubblico a livello nazionale”. La promessa del sindaco è quella di portare le richieste dei sindacati anche al tavolo con il ministro.