La passione degli europei per le crociere sta pesando molto sull’ambiente, e i dati sono sempre più preoccupanti. Mentre l’Italia si piazza al primo posto per porti contaminati dai giganti del mare, si cerca di sciogliere il nodo dell’inquinamento delle navi da crociera
Le navi da crociera in Europa inquinano più delle automobili di tutto il continente, e l’Italia è in testa in quanto al loro effetto sull’ambiente. Se, infatti, nella nostra area geografica ci sono 253 milioni di auto, le 218 navi da crociera europee hanno emesso più ossidi di zolfo (SOx) di 1 miliardo di veicoli, ossia 4,4 volte più di tutte le automobili in Europa. Tra le città che più patiscono l’effetto dei colossi del mare, al secondo posto c’è Civitavecchia.
Un’Italia che patisce il turismo su acqua
Tra i porti più inquinati dalle navi da crociera, secondo un report di Transport&Environment, al primo posto c’è Barcellona, seguita poi da Civitavecchia e quello del Pireo, in Grecia. Solo nel porto laziale, nel 2022, sono state emesse dalle navi da crociera oltre 16 tonnellate di ossidi di zolfo, quasi 40 volte l’inquinamento delle auto nella città.
Tra gli altri porti più colpiti ci sono quelli di Napoli (che è 11esima), Genova (13esima) e Livorno (16esima), che rendono il nostro il Paese più inquinato dalle navi da crociera. Abbiamo superato anche la Spagna, che fino a qualche tempo fa aveva il primo posto. Sebbene il Mediterraneo sopporti il peso maggiore dell’inquinamento da navi da crociera, la Norvegia è quarta nella classifica con il maggior traffico di imbarcazioni di questo genere, anche se sono più piccole.
Per quanto riguarda gli operatori, MSC è tra quelli che più sono responsabili degli alti tassi di sostanze nocive. Le sue navi hanno emesso quasi la stessa quantità di SOx di tutti i veicoli passeggeri in Europa. Se consideriamo le società controllate, invece, è il gruppo Carnival ad avere fatto peggio. Le sue 63 navi hanno prodotto una quantità diossidi di zolfo più alta del 43% rispetto a tutti i veicoli tradizionali presenti in Ue.
Ritorno post-pandemico
Tra le ragioni per questa crescita nelle emissioni c’è il fatto che si è tornati al traffico pre-pandemico di navi da crociera nei mari europei. Nonostante l’introduzione nel 2020 da parte dell’Organizzazione Marittima Internazionale di un limite più severo di concentrazione di zolfo nei carburanti, c’è ancora molto da fare. “La pandemia ha dato un po’ di tregua alle città portuali, ma ora è davvero finita – ha dichiarato Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia – Le crociere sono tornate e località turistiche come Barcellona, Civitavecchia e Atene sono di nuovo soffocate dall’inquinamento atmosferico prodotto dalle navi da crociera”.
Rispetto al 2019 c’è stato un aumento di circa un quarto (ossia del 23-24%) nel numero di navi da crociera, tempo trascorso nei porti e carburante consumato. Così il SOx è salito del +9%, gli ossidi di azoto (NOx) del 18% e il PM 2.5 del 25%.
Il caso Venezia, come ridurre l’inquinamento delle navi da crociera
Venezia, in controtendenza con il resto d’Italia, sta vivendo un miglioramento significativo nella quantità di agenti inquinanti rilasciati dalle navi da crociera. Dall’essere il posto più inquinato dalle crociere nel 2019, infatti, è scesa fino al 41esimo posto.
Un traguardo dovuto al divieto di accesso al porto per le grandi navi dal 2021, che ha fatto crollare il dato di inquinamento dell’80%. La scelta dell’amministrazione è dovuta sia a un incidente che nel 2019 ha visto una nave schiantarsi contro il porto, ferendo cinque persone, che al fatto che l’UNESCO ha minacciato di inserire Venezia nella lista dei luoghi a rischio di estinzione a causa dei danni provocati dalle navi alle fondamenta della città.
Venezia, spiega ancora Boraschi, “ha dimostrato che affrontare l’inquinamento delle navi da crociera è possibile, ma i divieti non sono l’unico modo. I porti possono ridurre significativamente i livelli di inquinamento obbligando le navi a collegarsi all’elettricità in porto, invece di far funzionare i motori, e sostenendo l’adozione di carburanti a emissioni zero”.
Pro e contro delle crociere per le città
Tra gli argomenti a favore delle navi da crociera viene spesso citato il fatto che esse contribuiscono all’economia locale delle città portuali. Recenti studi, però, hanno dimostrato che non è esattamente così. Cibo, bevande e souvenir sono molto presenti anche a bordo, dunque i turisti tendono a spendere poco quando sono a terra.
D’altronde, con l’abbondanza di ristoranti e attività su navi come la Icon of the Seas, c’è poco da scendere sulla terraferma. Secondo uno studio, a Bergen, in Norvegia, fino al 40% delle persone non ha mai lasciato la nave.
Le soluzioni all’inquinamento
L’inquinamento delle navi da crociera è un problema serio, e come si vede dai numeri anche ben più urgente di quello del settore automobilistico. Per questa ragione è necessario trovare soluzioni il prima possibile, così da alleggerire l’impatto di queste grandi imbarcazioni sul pianeta.
Secondo CLIA, l’associazione internazionale delle compagnie crocieristiche, le aziende sono state le prime del settore marittimo a impegnarsi a ridurre le emissioni di carbonio del 40% entro il 2030, nella speranza di arrivare allo zero entro il 2050.
Eppure, al momento circa il 40% delle navi ordinate ai cantieri navali del mondo sono con una doppia alimentazione a gas naturale liquefatto (GNL). Tecnologia che causa meno inquinamento atmosferico ma che dal punto di vista climatico è più impattante a causa delle perdite di metano dai motori.
“Passare dal petrolio al gas è una falsa soluzione – ha dichiarato ancora Boraschi –. Può aiutare l’industria delle navi da crociera a ridurre l’inquinamento locale, ma è terribile dal punto di vista climatico. L’unica cosa che si ottiene, così facendo, è scambiare una crisi legata alla qualità dell’aria con una crisi climatica. Si tratta di alternative in ogni caso insostenibili”.
Tra le soluzioni, dunque, produrre imbarcazioni a zero emissioni, investendo ad esempio in tecnologie a idrogeno, batteria ed energia eolica. Ma la scienza ha ancora molto da fare in tal senso, anche se ci sono proposte come la nave da crociera di Ponant. Intanto bisognerebbe lavorare di più sull’elettrificazione dei porti.
“Oggi il 40% delle navi è già equipaggiato con sistemi per connettersi all’elettricità una volta in porto, quota che dovrebbe salire all’85% entro il 2028 – ha scritto in una nota CLIA –. Gli investimenti ci sono, ma è necessario che le autorità diano priorità alla fornitura su scala di combustibili rinnovabili e all’installazione di infrastrutture elettriche terrestri, dato che oggi in Europa sono disponibili pochi collegamenti”.