Mentre impazziamo alla ricerca di carburanti ecologici, il vento continua a soffiare sui mari di tutto il mondo. Ed è la fonte di energia che secondo alcuni oggi potrebbe rivoluzionare il mercato delle navi da carico
La transizione ecologica apre la strada all’inatteso ritorno dei velieri per il trasporto di merci. Sempre più imprese sono interessate a questo tipo di imbarcazione per sostituire le navi più classiche, anche se alcuni hanno ancora qualche dubbio.
I progetti dal mondo
Sono diverse le imbarcazioni a vela per il trasporto di prodotti presentate negli ultimi tempi in tutto il mondo. L’International Windship Association, che si occupa appunto di velieri, ha dichiarato che oggi più di 20 navi commerciali da carico usano tecnologie che impiegano il vento in qualche forma.
Ad esempio, la giapponese MOL sta già operando una nave assistita dal vento. Cargill, un gigante del settore alimentare in America, sta lavorando invece a WindWings.
La Canopée della startup francese Zephyr & Borée trasporterà parte del lanciatore Ariane 6 dell’Agenzia Spaziale Europea. C’è poi la Oceanbird, figlia dell’impresa di spedizione svedese Wallenius, che, dal 2026, promette di tagliare le emissioni dei viaggi fino al 90%.
La scelta di optare per questo tipo di mezzo, infatti, non è legata soltanto al piacere di rivedere le vele spiegate per raccogliere il vento. Il raggiungimento degli obiettivi ambientali – per l’Organizzazione Marittima Internazionale le emissioni delle consegne via mare dovranno essere dimezzate entro il 2050 – è una preoccupazione seria per le imprese che si occupano di trasporto marittimo. Considerando che questa mossa non sarà sufficiente a mantenere il riscaldamento globale sotto l’1.5°C, c’è ancora molto da fare.
Quali potrebbero essere gli effetti di questa scelta
Considerando che il trasporto di merci via mare ogni anno è responsabile per 1 miliardo di tonnellate di CO2, in sostanza il 3% delle emissioni di gas serra globali, il vento può fare molto per salvarci.
Usarlo, infatti, può ridurre l’inquinamento e tutte le sue conseguenze, ma anche contribuire al risparmio di combustibili fossili. Così si potrebbe “comprare” altro tempo per migliorare ulteriormente le tecnologie delle fonti rinnovabili e carburanti green. Un modo di pensare che punta meno alla decarbonizzazione definitiva e più al breve termine, ma che può comunque risultare utile in un momento di emergenza come quello che stiamo vivendo.
Perché i velieri possono tornare a innovare (e innovarsi)
Insomma, le care vecchie vele potrebbero salvarci da una situazione complessa come quella a cui stiamo andando incontro. Secondo alcuni, il fatto che uniscano una tecnologia antica a quelle più recenti – come le scoperte nella scienza dei materiali, il design aerospaziale e degli yacht da corsa – può in qualche modo innovare rendendole un’alternativa sorprendente ai combustibili fossili.
Alcuni dubitano dell’affidabilità dei venti, eppure non solo le principali rotte su cui si muovono le navi cargo sono ancora oggi attraversate da forti correnti, ma le previsioni del meteo sono sempre più affidabili e possono rivelarsi un’ottima guida per coloro che hanno bisogno di sapere in anticipo le condizioni di mari e oceani.
Infine, a differenza dei carburanti tradizionali, il vento è gratuito e impiegarlo per muovere una nave può far risparmiare molto denaro. Oggi dunque il peggiore investimento che si possa fare quando si parla di sostenibilità è quello di non investirvi affatto.
Immagine di copertina: Armada of Windships (Oceanbird)