La concorrenza della Cina sta spingendo le case automobilistiche europee ed americane a lavorare sulla leva dei prezzi delle auto elettriche. A partire dalla componentistica come le batterie. Ecco come si stanno muovendo marchi come Stellantis e Renault
La concorrenza dell’industria automobilistica dalla Cina, basata sulle vetture elettriche, sta mettendo una certa pressione alle case storiche. Il vantaggio del mercato basato sulla domanda e sull’offerta è che la rivalità tra i soggetti che propongono i loro prodotti ha effetti positivi sui prezzi, e questo vale anche nella trasformazione della mobilità che sta vivendo il mondo negli ultimi anni.
La Cina sta spingendo i marchi a lavorare per abbassare i prezzi delle auto elettriche
Pechino, sostanzialmente, punta all’assalto dei mercati globali con auto elettriche dai prezzi molto competitivi. Tanto è vero che gli organismi europei, come annunciato dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen i mesi scorsi, intendono svolgere una indagine per accertare eventuali pratiche di concorrenza sleale. Colpa dei prezzi relativamente bassi dei veicoli cinesi prodotti dalle loro case, specializzate in BEV, e su cui pesano le sovvenzioni statali di un Governo che ha diretto in questi anni il mercato sino a creare una domanda in patria di auto a batteria.
Come si sta muovendo Renault per abbattere i prezzi
Come riporta la Reuters in ogni caso i produttori occidentali stanno correndo ai ripari, interessati più all’abbattimento dei prezzi delle auto che ad altri dettagli comunque importanti come l’autonomia. E questa riduzione passa anche dalla catena di fornitura e dalla componentistica. Ad esempio Renault, tramite la sua divisione legata alla mobilità elettrica Ampere, ha annunciato la volontà di arrivare al pareggio dei prezzi tra BEV e modelli tradizionali. Questo grazie ad una riduzione dei costi di produzione del 40% entro il biennio 2027-2028.
Tutto dipende ovviamente dai costi delle materie prime, in primis per le batterie, e ai progressi delle stesse. Celle più economiche quindi e che non dipendano necessariamente dalla Cina, monopolista nell’estrazione e lavorazione dei metalli essenziali al loro funzionamento. Renault inoltre intende agire sui processi produttivi, sui materiali e sui costi legati alla carrozzeria e alla piattaforma per ridurre i prezzi finali. Se tutto va come previsto, un modello come la Renault 5 elettrica (lancio sul mercato previsto nei primi mesi del 2024) dovrebbe costare sui 25.000 euro.
Anche Stellantis impegnata nella riduzione dei prezzi
Anche il gruppo Stellantis si sta muovendo su questa direzione. Ad esempio proponendo il Citroen e-C3, quarto esemplare della generazione della gamma C3 impersonato da un Suv elettrico che arriverà sul mercato all’inizio del prossimo anno. E che avrà un prezzo di partenza di 23.900 euro. Non solo, nel 2025 arriverà anche la versione entry level (200 km di autonomia) a meno di 20.000 euro (19.900 per la precisione).
Al contempo Stellantis ha siglato un memorandum d’intesa con il colosso cinese delle batterie CATL per la produzione di batterie litio-ferro-fosfato a basso costo. Analogamente, realtà come Tesla e Volkswagen sono al lavoro per portare sul mercato auto elettriche dai prezzi inferiori ai 30.000 euro.
Il contributo delle start-up
Nel reportage di Reuters si evidenziano comunque diverse realtà, in particolare start-up, impegnate nel settore della componentistica e delle batterie per ridurne i costi. Ad esempio OneD, su cui sta investendo General Motors e di cui abbiamo parlato anche in queste pagine, ideatrice della tecnologia Sinanode che integra negli anodi delle batterie nanofili di silicio. In termini pratici, questo consente una migliore autonomia, minori tempi di ricarica e relativi risparmi. Risparmi che si riverberano anche sul peso della batteria, più leggera del 20% rispetto ai modelli tradizionali, ed anche nei processi di produzione messi a punto da OneD.
E ancora, la tedesca Veekim, che ha sviluppato un motore elettrico che sfrutta magneti a loro volta basati non su costose terre rare (metalli per i quali le case automobilistiche stanno cercando alternative), bensì su polvere di ferro. E che potrebbe ridurre i prezzi dei propulsori elettrici del 20%.
Tra le altre start-up impegnate su questo fronte, la statunitense ONE (Our Next Energy) e le sue batterie LFP Ares, che con un prezzo ridotto della metà garantirebbero la stessa autonomia delle celle attuali. Inoltre la stessa realtà con sede nel Michigan ha sviluppato il pacco batterie Gemini dotato di maggiore autonomia, ma dal costo di 75 dollari per kWh, competitivo rispetto ad una media dei prodotti di questo genere di 130 dollari per kWh.
L’israeliana Addionics ha progettato invece batterie dalla struttura 3D in luogo di quella basata su catodo ed anodo. In questo modo vengono migliorate le performance legate alla potenza, alla densità energetica e alla sicurezza, dissipando meglio e più velocemente il calore prodotto. E con una riduzione dei costi del 10% e la riduzione del 60% del rame utilizzato.
Immagine di Copertina: Stellantis