Un rapporto messo a punto dalle case automobilistiche Polestar e Rivian, in collaborazione con la società di consulenza gestionale Kearney, lancia l’allarme sui rischi del non agire subito per favorire la transizione tecnologica verso una mobilità elettrica, e spiega al mondo automotive come muoversi
La mobilità a zero emissioni sta prendendo sempre più piede nel mercato e nelle abitudini dei guidatori, ma non siamo ancora arrivati al punto di svolta né si intravede al momento il cambio della guardia decisivo tra motori termici e quelli alternativi a partire dagli elettrici. E ciò ha ricadute anche sul clima, come mette nero su bianco il rapporto Pathway Report frutto del lavoro svolto da Polestar, Rivian (entrambe case automobilistiche che puntano sui veicoli EV) e la società di consulenza gestionale Kearney.
Gli impegni dell’Accordo di Parigi rischiano di essere disattesi
“Per rimanere in linea con l’Accordo di Parigi, un trattato delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che mira a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, dobbiamo piegare la curva delle emissioni entro questo decennio”, spiega Polestar. “Tuttavia, sulla strada in cui ci troviamo ora, il nostro settore è destinato a superare la sua parte di bilancio globale del carbonio di almeno il 75%”. Un settore, d’altronde, le cui emissioni (anzi, delle sole auto) rappresentano il 15% di tutte le emissioni di gas serra a livello globale.
Ergo, urge cambiare rotta tramite questa “tabella di marcia” redatta nel rapporto ed indirizzata alle case automobilistiche, in modo tale che possa realizzare una transizione all’insegna della sostenibilità. “Il rapporto si concentra sulle azioni immediate da intraprendere nell’attuale decennio. Avendo identificato tre leve che il nostro settore deve azionare e azioni tangibili e a breve termine a salvaguardia del clima nell’ambito di ciascuna leva, il rapporto indica chiaramente quali possono essere avviate già da oggi”, proseguono da Polestar illustrando il lavoro svolto.
Cosa bisogna fare per limitare le emissioni e le temperature globali
Sarà necessario determinare una data (come ha fatto, non senza polemiche, l’Unione Europea) entro la quale le attuali vetture con motore termico e a combustibili fossili cesseranno di essere vendute, investendo al tempo stesso in quelle elettriche, che però dovranno essere ricaricate a loro volta con energia da fonti rinnovabili per rendere veramente sostenibile l’intero processo.
Inoltre è fondamentale anche decarbonizzare la catena di approvvigionamento, processo “che può essere accelerato se le aziende uniscono le forze per imporre dei requisiti ai fornitori”, visto che attualmente “le emissioni della catena di fornitura per un veicolo elettrico sono superiori di circa il 35-50% rispetto ai modelli a benzina e diesel, principalmente a causa delle emissioni aggiuntive legate alla batteria [ecco perché è importante fare in modo che il ciclo di vita delle batterie possa essere il più duraturo ed efficiente possibile, come abbiamo già spiegato in precedenza, ndr]”, e al contempo materiali utilizzati come “acciaio, ferro e alluminio rappresentano dal 40 al 60% delle emissioni”.
“Siamo troppo vicini al limite per stare tranquilli”
Insomma, non c’è tempo da perdere, perché tanto se ne è già perso: altro che puntare sull’Euro 7, criticato dalle stesse case automobilistiche impegnate nella conversione all’elettrico.
Angela Hultberg, Global Sustainability Director di Kearney, ha spiegato: “Abbiamo esaminato diversi scenari e diversi dati e la conclusione è che, a prescindere da come la si pensi, siamo troppo vicini al limite per stare tranquilli”. Nel rapporto infatti si legge: “Per rimanere sul percorso di 1,5 gradi per il 2050 la quota di vendite di auto elettriche deve crescere dal 6% a quasi il 100% entro il 2032″.
“Oltre agli immensi ostacoli operativi da superare, un tale livello di ambizione e un’accelerazione radicale causerebbero anche significative implicazioni socioeconomiche […], ponendo sfide soprattutto nelle regioni con un’elevata densità di popolazione e un reddito disponibile relativamente basso”.
I cambiamenti da fare nella fornitura di energia e nella catena di approvvigionamento
Inoltre, come abbiamo detto bisogna accelerare anche con la fornitura di energia da fonti rinnovabili, passando “da una media globale del 39% di elettricità senza combustibili fossili al 100% entro il 2033”, e con la catena di approvvigionamento, “riducendo le emissioni di gas serra dell’81% entro il 2032”. Come conseguenza, “il passaggio alle auto elettriche ed il raggiungimento del 100% di utilizzo di elettricità senza combustibili fossili entro il 2033 consentirebbe una riduzione del superamento delle emissioni entro il 2050 dal 50% al 25%”.
Verso questi traguardi sono fondamentali anche i cambiamenti nelle dinamiche dei consumatori, invogliati a passare all’elettrico grazie ad innovazioni e maggiori efficienza nelle ricariche dei loro veicoli. E qui, aggiungiamo, verrebbero in soccorso sistemi d’avanguardia come le reti V2G, in cui l’auto sfrutta un processo di ricarica bidirezionale condividendo in una rete il surplus di energia.
Secondo Polestar, il principale risultato del rapporto è l’importanza dell’azione collettiva. La collaborazione è il principale fattore che consente al nostro settore di progredire più rapidamente. E Fredrika Klarén, Head of Sustainability di Polestar, ha aggiunto: “Questo rapporto sottolinea l’importanza di agire subito e insieme. La mancanza di azioni ha un costo evidente, ma c’è anche un’opportunità finanziaria per gli innovatori che trovano nuove risposte alle sfide che dobbiamo affrontare”.