Elon Musk cerca di riportare sui giusti binari Tesla, comunque sempre leader del mercato, dopo i pasticci con Twitter. Ma deve fare i conti con la questione del Full Self-Driving
Mentre Elon Musk deve gestire la patata bollente di Twitter, impresa forse un po’ sottovalutata dal magnate che fino a qui non aveva mai sbagliato un passo, Tesla prosegue la sua marcia con numeri inarrestabili, almeno negli Stati Uniti: il mercato dei veicoli elettrici è dominata dal marchio del visionario imprenditore sudafricano, con vendite in crescita del 44% nel 2022 rispetto all’anno precedente, la leadership nel settore ma non solo, perché di recente una Tesla – la Model Y – si è piazzata al sesto posto delle dieci auto più vendute negli USA. E parliamo perciò non solo dei modelli elettrici, ma di tutti i modelli, a partire da quelli più tradizionali dotati di motori termici.
Musk nomina Tom Zhu come vicepresidente globale
Il tutto mentre Musk ha chiamato al ruolo di vicepresidente globale nonché nuovo capo della produzione globale Tom Zhu, autore di ottime prestazioni in termini di produttività per lo stabilimento di Shangai, cresciuto a grandi livelli. Un ruolo utile a dare un nuovo slancio a Tesla: già, perché nonostante le vendite delle EV, la fin qui improvvida avventura nei social network di Tesla ha fatto calare il valore in Borsa del titolo del marchio automobilistico (il Sole 24 Ore riporta un crollo a 350 milioni dai 1,3 miliardi della vetta massima raggiunta), oltre ad aver perso lo status di uomo più ricco del mondo dopo aver calato di 200 miliardi il proprio patrimonio personale.
La questione delicata del Full Self-Driving
L’ascesa di Zhu, che ha dimostrato di essere un ottimo manager, pragmatico e dall’etica ferrea, servirà quindi a Musk per riportare dritta la barra di Tesla, sballottata dalle tempeste innescate dal nuovo giocattolo del magnate, ovvero Twitter, sfuggitogli un po’ di mano. Ma la stessa Tesla sta affrontando qualche controversia ultimamente, come la questione del Full Self-Driving, ovvero la guida autonoma di livello 2 (ad un passo dall’assenza del controllo del guidatore): un sistema che si compone di una telecamera che tiene d’occhio il guidatore e dei sensori presenti sul volante che controllano la presenza o meno delle mani dell’autista.
Un progetto in continuo sviluppo, ma ancora una volta Musk ha dovuto fare i conti con la propria personalità prorompente e certe dichiarazioni che hanno messo in allerta le autorità statunitensi. Queste ultime sono sobbalzate sulla sedia quando hanno letto l’annuncio del tycoon per gli automobilisti con le proprie Tesla dotate di sistema FSD, i quali dopo aver macinato oltre 10 000 miglia da questo mese potranno avere la possibilità di disattivare i sistemi che vigilano sul fatto che il guidatore abbia o meno le mani sul volante.
La cosa ha mobilitato la National Highway Traffic Safety Administration, preoccupata dal fatto che queste funzioni di controllo potessero essere disattivate e che quindi si è messa in contatto con Tesla per gli opportuni chiarimenti, alla luce anche del fatto che nel 2020 i sistemi di monitoraggio di queste vetture furono giudicati non efficaci dalla National Transportation Safety Board.
Il ruolo degli incidenti nella guida autonoma
Questo deriva anche dal fatto che in passato almeno 14 Tesla hanno subito incidenti con i sistemi di guida semiautonoma. Nel 2016, in particolare, una Model S condotta con l’autopilota (non esattamente autonomo, bensì a guida assistita) non ha azionato i freni in tempo scontrandosi contro un autoarticolato (“privo di barriere laterali anti-intrusione”, riportò allora sul suo blog Paolo Attivissimo) per poi proseguire la sua corsa contro un palo della luce: nell’incidente morì sul colpo il conducente, Joshua Brown. Come ha spiegato però lo stesso Attivissimo, “per chi ha paura che le Tesla e in generale le auto a guida autonoma o assistita siano un pericolo, non va dimenticato che i sistemi di guida assistita sono degli ausili di guida. La pericolosità di una Tesla dipende dal suo conducente, non dall’auto”.