Roma, 02/04/2025
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La Cina sta cambiando il mercato automobilistico mondiale. Ma in patria la concorrenza sta diventando spietata

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La Cina sta assaltando il mercato automobilistico mondiale propendo le proprie vetture elettriche dai prezzi concorrenziali. Ma la leva del prezzo in futuro lascerà spazio ad una maggiore ricerca della qualità e dell’innovazione tecnologica. Anche per via della concorrenza sempre più accesa tra i marchi in patria

La Cina con le sue auto sta portando nel mercato una “innovazione dirompente”. Parliamo delle vetture elettriche, che in realtà non sono un’idea di Pechino visto che parliamo di una tecnologia della mobilità apparsa addirittura prima del motore a scoppio, nel XIX secolo. Per vedere però i primi prototipi un po’ più moderni bisogna aspettare sino agli anni Settanta del secolo successivo. La crisi petrolifera spinse infatti i costruttori a tentare la strada dei veicoli alternativi, come provarono a fare General Motors o Sebring-Vanguard.

Era un’epoca però in cui la tecnologia non era ancora matura per un’autonomia decente. Ci furono poi altri casi isolati di auto elettriche, come la Prius di Toyota del 1997 che in realtà fu una delle prime ibride. Poi agli inizi degli anni Duemila venne fondata l’allora start-up Tesla Motors, e il resto è storia.

La scommessa della Cina e il cambio di paradigma nel mercato automobilistico

Sino ad arrivare all’intuizione della Cina che, conscia di non poter combattere ad armi pari con una industria tradizionale automotive forte di decenni di storia, esperienza e posizione consolidata sul mercato, decise di scommettere sull’innovazione. E dopo anni, questa scommessa sta pagando i suoi dividendi.

E difatti questa ondata asiatica sta mettendo in difficoltà non solo i leader nell’elettrico come Tesla (tra l’altro alle prese attualmente con i guai portati di riflesso dalle uscite del suo leader Elon Musk). Ma anche l’automotive in generale, preso alla sprovvista e impreparato dalla transizione tecnologica.

Tesla e i primi contraccolpi

Ma intanto, Tesla potrebbe fare la fine di altri innovatori storici come Nokia? Se lo chiede Tim Pollard in un’analisi pubblicata su CarMagazine. L’azienda di Musk da tempo è costretta a ritoccare non solo i prezzi di listino per non soccombere ad una concorrenza cinese dai prezzi competitivi (e in tal senso l’amico Donald Trump verrebbe in soccorso con i dazi, sebbene Tesla produca anche in Cina), ma anche quelli di produzione.

Il prezzo medio di una vettura del miliardario sudafricano è infatti passato dai 50.000 dollari del 2022 ai circa 39.000 attuali. Certo, i prezzi scendono anche con l’aumentare dalla domanda e con le innovazioni tecnologiche che consentono ottimizzazioni nei costi. Ma intanto Musk prova a rispondere all’offensiva asiatica proponendo la Model 2 con un prezzo tra i 25.000 e i 30.000 dollari, il cui arrivo nel mercato dovrebbe essere previsto entro quest’anno.

Il futuro del mercato automobilistico elettrico sarà solo cinese?

Basterà per contenere l’avanza cinese? Secondo la società di ricerche Gartner entro la fine del 2026 la metà delle auto elettriche circolanti nel mondo sarà made in Pechino. E secondo questa analisi le persone potrebbero passare dai tradizionali modelli dei marchi storici direttamente ad una BEV cinese. Ignorando quindi l’offerta delle altre case.

Una inversione di tendenza risulta difficile anche per via della posizione monopolista della Cina con le materie prime. Il 70% della produzione globale delle celle per batterie, informa CarMagazine, avviene nel Paese asiatico. Con inevitabili costi ridotti nella produzione delle stesse, che si riflette sui prezzi delle auto. Nel frattempo Pechino prende appunti riguardo i processi di progettazione e creazione in fabbrica delle vetture dalla concorrenza, in particolare Tesla e i grandi marchi tedeschi come Mercedes-Benz.

Anche in Italia stanno approdando sempre più marchi e modelli cinesi, al di là dei dazi. Spicca BYD, che ha anche iniziato una campagna pubblicitaria nel nostro Paese. E Leapmotor ha stretto accordi con Stellantis per produrre le sue vetture in Europa. Il tutto mentre il Suv elettrico B10 sta avendo un grande successo in Cina, con oltre 30.000 ordini nelle 48 ore successive al via alle prevendite.

Ma intanto in Cina si sta scatenando una “selezione naturale” dei marchi

Eppure nello stesso Paese asiatico le leggi del mercato sono entrate così nel vivo che si sta assistendo ad una corsa ad eliminazione tra gli stessi marchi. Come in natura, sopravvive il più forte, o meglio quello che sa cogliere le opportunità, adattarsi e avere la meglio sui concorrenti grazie a forza e intuito.

Secondo un’analisi pubblicata sul South China Morning Post dai 400 produttori di auto siamo passati a circa 40, con una tendenza attualmente ancora in atto. Dalla fase pionieristica degli scorsi anni siamo arrivati infatti ad una scrematura, che tende a razionalizzare il mercato automobilistico cinese anche tramite fusioni.

In tutto ciò il governo di Pechino intende però arginare la concorrenza spietata tra i marchi. Questi ultimi devono per forza aprirsi ai mercati esteri per garantire la loro sopravvivenza, essendo quello cinese prossimo alla saturazione. Puntando inoltre più sull’innovazione tecnologica e a una maggiore qualità, anziché fare leva su prezzi competitivi. E i dazi sembrano preoccupare relativamente l’industria del Dragone: sino a quando si manterranno stabili, “avremo la capacità di affrontarli attraverso la tecnologia e una qualità migliore”, ha spiegato il fondatore di Xpeng He Xiaopeng, come riporta un articolo su Green Economy Agency.

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