È stato scoperto in questi giorni un giacimento di terre rare in Svezia, con riserve ingenti. Per l’Europa una manna dal cielo nella competizione con la Cina, monopolista in questo settore: quali potrebbero essere le conseguenze
La transizione ecologica richiede materie prime che al momento può detenere in larga parte la Cina, o per meglio dire, essa stessa mantiene praticamente il monopolio nell’estrazione (il 58% delle risorse mondiali) e nel mercato delle terre rare.
Le terre rare ma non troppo, indispensabili nella nostra quotidianità
Non solo litio: ci riferiamo a 17 elementi della tavola periodica – dal neodimio al cerio, passando per lo scandio, al lutezio e via discorrendo – che in realtà tanto rari non sono, almeno a livello di presenza sul nostro pianeta (sebbene un terzo delle intere riserve mondiale si trovino appunto in Cina), ma in compenso sono complessi da individuare oltre ad essere abbastanza difficile estrarre il minerale puro e lavorarlo.
Sta di fatto che comunque queste terre rare pervadono la nostra vita estremamente tecnologica, essendo gli elementi alla base di batterie, magneti, semiconduttori e così via nel cuore di smartphone, computer, televisori, auto elettriche, apparecchiature medicali ed altri dispositivi con cui abbiamo a che fare nella quotidianità.
L’immenso giacimento svedese: l’annuncio e le caratteristiche
E come dicevamo, il coltello dalla parte del manico ce l’ha la Cina, e sarà così ancora per lungo periodo. Ma nei prossimi decenni qualcosa potrebbe cambiare nell’estrazione e distribuzione di questi elementi: questo è ciò che superficialmente sembra suggerire la recente scoperta annunciata dal governo della Svezia, secondo cui nei suoi territori è stato rinvenuto il più grande giacimento di terre rare in Europa.
Jon Moström, amministratore delegato di Luossavaara-Kiirunavaara Aktiebolag (LKAB), ovvero la più importante azienda mineraria svedese e di proprietà statale, ha parlato di una notizia importante per il loro Paese e per il continente europeo, giacché sembra che le riserve scoperte siano addirittura “enormi” (i media parlano di oltre un milione di tonnellate di terre rare).
Il sito si trova a 150 chilometri in direzione nord rispetto al Circolo Polare Artico, nella zona del giacimento Per Geijer. Ancora non si conoscono i dettagli sull’estensione del luogo della riserva, né sui costi dello sfruttamento: ci vorranno da uno a due anni per avere queste informazioni, hanno fatto sapere da KLAB, ma al momento è già in fase di costruzione un tunnel sotterraneo di collegamento con un altro sito, il giacimento di Kiruna noto dai primi del secolo scorso e contraddistinto dalla presenza di ferro.
L’importanza del giacimento europeo per la mobilità sostenibile
La scoperta del nuovo filone metallifero ha un peso importante giacché in Europa non si estraggono terre rare, con la domanda che nel frattempo è in crescita: al di là degli smartphone, questi elementi sono vitali per la transizione ecologia in termini di mobilità sostenibile, visto che come abbiamo detto sono alla base delle vetture elettriche e l’Europa stessa punta entro il 2035 a far circolare sul proprio territorio solo auto ad emissioni zero. Un giacimento come quello di Per Geijer potrebbe dare un impulso fondamentale a questa transizione e rispondere alla crescente domanda del mercato, visto che nell’UE oltre il 90% delle terre rare utilizzate sono di provenienza dalle riserve cinesi, stando ai dati del 2021.
Ma bisogna accorciare i tempi per le autorizzazioni
Il problema è che per il momento il monopolista Dragone può dormire sonni tranquilli, in attesa che pure gli Stati Uniti si muovano con le estrazioni nel loro territorio: da LKAB infatti fanno sapere che ci vorranno dai 10 ai 15 anni per completare le procedure autorizzative per mandare a pieno ritmo lo sfruttamento delle risorse. A tal proposito Moström si è augurato al Sole 24 Ore che i tempi possano essere ottimizzati ed accorciati del 50, 60%, vista la necessità: l’ultima parola spetta ovviamente alle istituzioni svedesi ed europee.