Roma, 21/11/2024
Roma, 21/11/2024

La crescita della mobilità elettrica comporta una nuova era per le infrastrutture di ricarica

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L’aumento dei veicoli elettrici determina una contestuale crescita per le infrastrutture di ricarica, come stazioni e colonnine: i dati di BloombergNEF confermano un trend che sembra inarrestabile

Nel nuovo Factbook di BloombergNEF sui veicoli ad emissioni zero, pubblicazione che viene rilasciata periodicamente e che si occupa della transizione verso una mobilità con scarso o nullo impatto ecologico, si mette in risalto un dato che dimostra l’avanzata dei mezzi elettrici: ovvero la crescita degli investimenti cumulativi in termini di hardware ed infrastrutture di ricarica.

Crescono gli investimenti infrastrutturali di ricarica

Crescita quantificabile, secondo i dati in possesso di BNEF, in 62 miliardi di dollari. Un traguardo – ricordiamo e ribadiamo, cumulativo – che verrà raggiunto a fine 2022, di cui 28,6 miliardi spesi nell’ultimo anno solare: si tratta di un trend in salita del 228% rispetto al 2021, e con il 61% dell’investimento messo a segno dalla Cina, che ha prodotto più di 600.000 stazioni di ricarica pubbliche.

Insomma, cresce la domanda dei veicoli elettrici, ma crescono anche gli investimenti relativi alle infrastrutture senza le quali non potrebbero funzionare. Andando avanti di questo passo, si potrebbe superare la soglia di 100 miliardi di dollari in investimenti cumulativi nel 2023, sempre secondo Bloomberg, trascinati in particolare dal Dragone.

In effetti c’è una forte espansione in termini di fabbriche e di commesse, con tutto l’indotto della mobilità elettrica che viaggia su una direttrice in impennata nei grafici. Dalla fase 1 con la Nissan Leaf lanciata nel 2010, alla fase 2 iniziata intorno al 2019, le reti di ricarica hanno conosciuto una notevole crescita in termini di capillarità sui territori, così come è migliorata la velocità di ricarica.

Come si sta espandendo la produzione ed il mercato delle infrastrutture di ricarica

Dai 120 kW di Tesla alle stazioni come quelle di Ionity che sono salite ad un valore di 350 kW, passando però attraverso degli aspetti critici per le società che operano in questo settore, in termini di redditività, affidabilità e così via.

Ma a mano a mano che il mercato delle vetture elettriche cresceva, sono entrati in campo nuovi investitori infrastrutturali, grandi società elettriche e petrolifere, istituzioni pubbliche ed ovviamente case automobilistiche, con l’obiettivo di aumentare la diffusione di stazioni e colonnine di ricarica e migliorarne le prestazioni.

In Texas, per dire, la fabbrica di Wallbox sarà in grado di produrre ben un milione di caricatori per anno entro il 2030. Shell ha stretto accordi con realtà come la multinazionale svedese-svizzera ABB o la più piccola taiwanese Phihong. In Cina un grande operatore come TGood ha poi distribuito una energia pari a 4 Twh, per entrare in concorrenza con i 15 di Alphabet, del gruppo Google, o i 24 di Amazon. E poi l’israeliana Zooz, che ha lanciato la tecnologia di Zooz Power che permette tempi di ricarica più rapidi, o lo sviluppo infrastrutturale che sta promuovendo in Italia Enel X Way, siglando accordi con i comuni del nostro territorio ed aziende.

Il cambiamento della domanda energetica globale

Insomma, le ricariche dei veicoli elettrici stanno diventando un aspetto sempre più integrato nei consumi energetici, nonché un dato sempre più centrale nelle offerte di core business. Le società dovranno però farcela con le proprie gambe, sorrette dal mercato e non più dai sussidi governativi, come quelli in Germania e nel Regno Unito che sono stati rimossi.

La domanda di petrolio e di combustibili fossili quindi potrebbe cedere il passo a quella rivolta più al settore energetico ed elettrico, suggerisce Bloomberg, anche se le traiettorie dei mercati possono essere molto mutevoli ed imprevedibili. Si prevede comunque che tra il 2030 ed il 2025 i veicoli a zero emissioni rappresenteranno una quota dal 15% al 33% della flotta dei veicoli per passeggeri in Europa e negli Stati Uniti, e va da sé che tutto questo avrà effetti tangibili sull’indotto delle stazioni e colonnine di ricarica.

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