Roma, 21/11/2024
Roma, 21/11/2024

Cina e Europa, tensione sulle auto elettriche. Lo spettro di nuovi dazi

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L’indagine che l’Europa ha annunciato sulle pratiche commerciali dalla Cina legate alle auto elettriche non ha ricevuto per ora una risposta concreta da parte di quest’ultima. Ecco perché e come potrebbero invece cambiare le cose nell’immediato futuro

La Cina al momento non ha risposto direttamente, in termini di azioni concrete, all’indagine che l’Unione Europea intende portare avanti per capire se Pechino stia mettendo in atto pratiche concorrenziali scorrette. Il tema è l’industria automobilistica, dove il Dragone sta crescendo a ritmo impetuoso sia in termini di proposta sul mercato che di export. E questo grazie alla rivoluzione elettrica, dove come sappiamo la Cina ha un vantaggio concorrenziale notevole dato dal fatto che è stata la prima a credere in questa industria. Sfruttando tra l’altro l’asset di un sostegno statale che ha consentito dei prezzi delle BEV molto, pure troppo concorrenziali rispetto ai modelli occidentali.

Perché la Cina per ora non va allo scontro diretto con l’Europa sulle auto elettriche

Un’analisi di Bloomberg Hyperdrive sottolinea però che almeno per ora Pechino e i suoi marchi automobilistici di primo piano, come BYD e SAIC Motor, si stiano rivelando collaborativi con l’indagine UE. Come mai questo atteggiamento poco pugnace? Il problema nasce dal mercato interno cinese. Già in precedenza abbiamo parlato di stagnazione e rallentamento dell’export. Pesano i vari stop e go legati al lockdown, e la crisi del settore immobiliare. Inoltre l’offerta di auto inizia a superare la domanda interna, e al tempo stesso un concorrente come Tesla sta portando avanti da tempo una politica di riduzione dei prezzi dei propri modelli.

Ma comunque la Cina sta puntando ai mercati esteri, a partire dall’Europa. In questo modo si darebbe fiato alla propria offerta, allargano i propri orizzonti di business. Innescare quindi una guerra commerciale con le istituzioni europee, quindi, si rivelerebbe un boomerang per Pechino. “La Cina è arrivata a un punto in cui deve iniziare a vendere più automobili al di fuori dei propri confini”, ha spiegato l’analista automotive Matthias Schmidt a Bloomberg Hyperdrive.

Alla Cina conviene mantenere buoni rapporti commerciali con l’Europa

Anche perché con l’Europa la Cina ci guadagna. Andando sul concreto la Dolphyn di BYD in patria costa 111.000 yuan, pari a poco più di 14.000 euro. In Germania invece il prezzo sale a 35.990 euro. E anche la Tesla Model 3, prodotta a Shangai, in Cina viene meno che in Europa. Questo avviene perché sul costo finale pesano dazi, tariffe legate all’export e spese di spedizione, mentre nel territorio cinese il prezzo è basso grazie ai sussidi e al basso costo della forza lavoro. E comunque, la cifra richiesta da noi per acquistare un veicolo elettrico made in Cina rimane comunque altamente concorrenziale rispetto ai BEV dei marchi europei.

E mentre gli Stati Uniti si blindano tra Inflation Reduction Act per sostenere la propria economia e l’industria verde e dazi nell’import pari al 25%, per Pechino si prospetta la necessità di adattarsi. Preparandosi tra l’altro a ulteriori strette UE nell’importazione di veicoli cinesi, che potrebbero arrivare già dal prossimo luglio.

Il governo cinese sta intanto rallentando con il proprio sostegno diretto tramite sussidi ed incentivi, e qualche marchio inizia ad accusare il colpo. È il caso di NIO, che sta vagliando la possibilità di risparmiare ancora sulla propria forza lavoro dopo un precedente taglio del 10%.

Ma Europa e USA intendono emanciparsi dalla dipendenza cinese

Brad Setser, membro senior del Council of Foreign Relations, ha messo in chiaro un dato di fatto: “Gli Stati Uniti e l’UE sono coesi nel fatto che non vogliono che la transizione ai veicoli elettrici sia una transizione verso i veicoli elettrici cinesi”. L’Europa non vuole correre rischi nelle catene di approvvigionamento, parecchio dipendenti dalla Cina (pensiamo ai soli metalli, terre rare e componenti per le batterie dei veicoli elettrici. Ad esempio la grafite, sui cui il Dragone ha annunciato di recente una stretta nell’export). Inoltre il deficit commerciale dell’UE con Pechino, riporta Bloomberg, ha sfondato quota 400 miliardi di dollari.

E la Cina potrebbe rialzare le tariffe delle importazioni

Ufficialmente la Cina, tramite le sue istituzioni, vuole dei rapporti distesi nella collaborazione commerciale con l’UE. Ovviamente l’indagine su pratiche di concorrenza sleale non è vista di buon occhio da parte di Pechino, ma come abbiamo detto all’inizio al di là di dichiarazioni di censura non si è passati alle vie di fatto. Se venissero poste però ulteriori tariffe a rimetterci potrebbero essere anche i grandi colossi occidentali dell’auto. Pensiamo a Volkswagen, Tesla, BMW o Mercedes-Benz che producono e vendono in Cina. E Setser ha messo in guardia: “La Cina potrebbe di tutta risposta riportare i dazi di importazione dal 15% al 25% [a luglio 2018 era stato deciso il percorso inverso, ndr]. Avrebbero tutto il diritto di farlo”.

Immagine di Copertina: BYD

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