In un clima di crescente tensione commerciale tra Stati Uniti e Cina, Tesla ha sospeso la possibilità di ordinare i modelli di fascia alta Model S e Model X sul suo sito web cinese, una mossa che sembra riflettere gli effetti immediati della nuova ondata di dazi incrociati tra le due superpotenze.
Escalation tariffaria tra Washington e Pechino
La decisione arriva pochi giorni dopo che Pechino ha annunciato l’imposizione di tariffe doganali fino all’84% su una vasta gamma di beni importati dagli Stati Uniti, in risposta ai dazi varati dalla Casa Bianca sotto l’amministrazione Trump, che hanno raggiunto un totale del 145%. Un’escalation che sta già avendo conseguenze tangibili sul commercio bilaterale e sull’industria automobilistica.
L’impatto su Tesla
I modelli Model S e Model X, entrambi prodotti esclusivamente negli Stati Uniti, erano destinati a una clientela premium cinese e venivano importati nel Paese asiatico in volumi contenuti, ma strategici. Nel 2024, secondo i dati della China Auto Dealers Association, sono stati importati 1.553 Model X e 311 Model S.
Ad oggi, sul sito ufficiale cinese di Tesla e sull’account mini-program di WeChat dell’azienda, le opzioni di ordinazione per questi veicoli non risultano più disponibili. Tesla non ha fornito motivazioni ufficiali né commenti in merito alla sospensione.
Il ruolo della Gigafactory di Shanghai
La Gigafactory di Shanghai resta il perno operativo dell’azienda in Cina, dove vengono prodotti i modelli Model 3 e Model Y, sia per il mercato domestico che per l’export verso l’Europa e altri mercati strategici. Questi modelli rappresentano la stragrande maggioranza delle vendite di Tesla nel Paese.
Tuttavia, l’interruzione degli ordini per i modelli di alta gamma rappresenta un segnale d’allarme sull’equilibrio geopolitico e industriale tra USA e Cina. Le tariffe stanno costringendo le aziende americane a rivedere le proprie strategie di presenza e distribuzione in Cina, con potenziali ripercussioni su occupazione, investimenti e competitività.
Geopolitica e tecnologia: uno scenario sempre più complesso
La sospensione degli ordini da parte di Tesla non è solo una risposta tattica, ma simbolizza l’intersezione sempre più critica tra commercio globale, politica industriale e rivalità tecnologica. La Cina resta uno dei mercati EV più competitivi e in espansione del mondo, ma anche sempre più protezionista nei confronti dei colossi statunitensi.
Nel contempo, l’amministrazione Trump, tramite l’influente “Department of Government Efficiency”, guidato da Elon Musk, sta spingendo per rilocalizzare le catene di produzione e proteggere l’industria americana dalle importazioni cinesi, scatenando un effetto domino che sta già colpendo settori ad alta intensità tecnologica.
Scelte strategiche cruciali per preservare la competitivita’
La mossa di Tesla rappresenta un punto di svolta nelle relazioni commerciali tra Washington e Pechino nel settore EV. Se da un lato evidenzia la vulnerabilità delle aziende statunitensi alle politiche tariffarie, dall’altro sottolinea come l’industria automobilistica stia diventando sempre più un campo di battaglia geopolitico oltre che economico.
Con la scadenza del 2026 per l’adeguamento delle catene di fornitura e un mercato globale sempre più frammentato, Tesla dovrà affrontare scelte strategiche cruciali per preservare la sua competitività nei mercati chiave.