Prendiamo spunto dalla vicenda dei palloni spia cinesi sui cieli americani per parlare dei velivoli che transitano più in alto dei voli di linea e al di sotto della mesosfera, ovvero nella stratosfera, più popolata di quanto immaginiamo
Il caso dei palloni spia e degli oggetti volanti non identificati che sta agitando l’America – dal Canada agli Stati Uniti, passando per avvistamenti anche in Sudamerica, in quest’ultimo caso “per uso civile”, ha fatto sapere la Cina – sta mettendo in luce un dettaglio perlopiù ignorato dall’opinione pubblica, vale a dire quello strato intermedio tra le rotte degli aerei civili e la zona più esterna dell’atmosfera terrestre.
Che cos’è la stratosfera
Una terra, o meglio un cielo di nessuno, almeno secondo le convinzioni di molti, ma che in realtà è popolato da altri mezzi volanti oltre ai palloni spia. Anzitutto, precisiamo che si tratta di una porzione che va tra circa 15 e 50 km al di sopra della superficie terrestre, in pratica coincidente con la stratosfera, il livello superiore rispetto alla troposfera dove volano, per capirci, gli aerei commerciali e di linea, progetti di Advanced Air Mobility inclusi (i jet comunque di solito transitano per lo strato più inferiore della stratosfera per evitare le turbolenze, assenti in questa zona rispetto a quella inferiore).
La stratosfera come abbiamo detto si estende sino a 50 km e più si sale e più troviamo aria calda e leggera, e con temperature in graduale rialzo (a differenza della troposfera). Siamo in una zona dove si concentra lo strato di ozono (O3), che ci ripara dalle radiazioni ultraviolette del Sole. Quindi, al di sopra dell’unico volatile che si sia spinto nella quota più alta per la specie, ovvero il grifone di Rüppell (11,3 km dalla superficie terrestre), l’umanità ha scoperto che esistono degli oggetti volanti come il pallone cinese che vagava sopra il territorio americano a 20 km d’altezza, in una zona quindi adatta a questa tipologia di mezzi.
Pensiamo ad esempio al Project Genetrix, in questo caso con le parti invertite: parliamo di palloni di sorveglianza lanciati dagli Stati Uniti negli anni della Guerra Fredda per sorvegliare il blocco sovietico e la Cina, e che volavano ad un’altezza tra i 15 e i 30 km. Appunto, la stratosfera.
I palloni sonda meteorologici e quelli di rilevamento di immagini e dati
Non solo però spionaggio. Questo strato dell’atmosfera è zona di sorvolo tipica dei palloni sonda dotati di strumenti meteorologici (senza altri fini), gonfiati con elio e collegati con una radiosonda che legge valori come la pressione atmosferica, l’umidità dell’aria o la temperatura. Possono ricavare dati sino ad un’altezza di 36 km dal suolo e, una volta esaurito il loro compito (di solito il loro ciclo di vita è pari a due ore di salita in quota), scoppiano per poi tornare a terra tramite paracadute (da notare che le batterie delle sonde sono a sali, e non alcaline, quindi meno pericolose per l’ambiente). In Italia abbiamo otto stazioni di radiosondaggio atmosferico da cui vengono lanciati i palloni: Trapani, Lecce Galatina, Roma, Cagliari, Udine, Bologna San Pietro Capofiume, Novara Cameri e Cuneo.
Questi corpi volanti possono anche essere di sorveglianza, per riprendere ad esempio il terreno sottostante, raccogliere immagini e dati: in pratica, effettuare quella che si chiama SIGINT, ovvero Signal Intelligence tramite sensori che captano segnali. Quelli più grandi anziché piombare a terra possono vagare per il cielo per settimane, come avvenuto per il pallone spia cinese che lo scorso 4 febbraio è stato abbattuto.
Il caso del Project Loon di Google
Sempre la stratosfera è la zona dove le aziende Big Tech si inseriscono con progetti all’avanguardia come nel caso di Google X, la struttura di Alphabet (a sua volta holding di Google) per la ricerca e lo sviluppo innovativi, e che in questi anni aveva messo a punto il Project Loon.
Si trattava di una flotta di palloni aerostatici liberati nell’aria per raggiungere altezze sui 30 km dal suolo, e che consentissero l’accesso ad internet alle zone più impervie e rurali della Terra mediante la creazione di una rete ad alta velocità. Il progetto però fu chiuso nel 2021 dopo aver raccolto 125 milioni di fondi e l’approvazione per il lancio dei palloni con finalità commerciali da parte di Stati come il Kenya. Tuttavia, come riporta il Financial Times, alcuni voli di Loon sono ancora in corso.
Lo Stratobus con la partecipazione di Leonardo
Ma ci sono altre iniziative in cantiere per la conquista della stratosfera, come lo Stratobus di Thales Alenia Space (società che vede anche la partecipazione al 33% del supercomputer Leonardo), un dirigibile autonomo di 140 metri che svolge funzioni di telecomunicazione, sorveglianza, sicurezza, difesa e monitoraggio dell’ambiente o di siti critici.
Lo Zephyr ad energia solare
Citiamo poi lo Zephyr di Airbus, primo drone (per la precisione parliamo di un UAS, ovvero Unmanned Aircraft System) a volare nella stratosfera, dal peso di soli 75 kg e con un’apertura alare di 25 metri: il tutto alimentato dall’energia solare grazie ai pannelli presenti su tutta la superfice esterna del velivolo.
La cosa interessante è che, oltre alle tipiche funzioni di osservazione, lo Zephyr è un formidabile ponte di connessione grazie alla capacità di copertura pari a 250 torri cellulari, che fa sì che possa integrarsi senza problemi con le reti terrestri e con i dispositivi sia 4 che 5G.
Per chiudere, riportiamo una dichiarazione di Don Pollacco, professore di fisica e astronomo all’università di Warwick, rilasciata al Financial Times, che ha chiesto se tra gli oggetti volanti non identificati a zonzo nella stratosfera sia possibile rintracciare anche veicoli di provenienza aliena (sembra assurdo ma il tema è stato affrontato durante un recente incontro con i giornalisti alla Casa Bianca, con la portavoce del presidente Karine Jean-Pierre che ha messo a tacere ogni fantasia in merito): “La probabilità che ciò avvenga è di circa lo zero per cento“, ha sentenziato il professore. E ci mancherebbe altro.