La rivoluzione dei droni passerà dai semi-rotori. Lo sostiene Blainjett, che ha appena presentato il suo nuovo drone. L’obiettivo? Cambiare il modo di fare veicoli a decollo e atterraggio verticale (i cosiddetti VTOL). Lo aveva già anticipato con una hoverbike, una moto volante dal design quasi spaziale. Oggi, però, l’azienda porta la sua innovazione a un altro livello, per dimostrare che la sua tecnologia può essere applicata in diversi ambiti.
Come funziona l’innovativo semi-rotore
Solitamente i droni VTOL, quelli che siamo abituati a vedere nei nostri cieli, hanno quattro o più rotori e pale scoperti. Si tratta del loro principale metodo di spostamento da terra, ma anche la loro principale debolezza. Infatti questi rotori, quando ruotano, incontrano la forza contraria del vento, che li rende più instabili e ne stabilisce un notevole limite di velocità.
Questo problema viene superato con la tecnologia dei semi-rotori. Già testata nella hoverbike annunciata a gennaio 2022 da Blainjett, ha in quel caso l’obiettivo di creare rotori che non possano colpire persone e oggetti lungo il percorso.
Oggi troviamo lo stesso nel drone. Al posto di quattro pale soltanto due, più grandi e con la metà della pala sottovento coperta dallo stesso mezzo. Un espediente possibile grazie alla divisibilità del piatto oscillante: in sostanza le pale sono completamente orizzontali quando si trovano sotto il drone, mentre si muovono a seconda delle necessità e delle condizioni nella parte esterna.
Zachary, CEO di Blainjett: “Diventerà il metodo più efficace per spostarsi in volo”
I risultati, secondo le prove, sarebbero più che soddisfacenti. “Se i nostri test di laboratorio continuano di questo passo”, ha spiegato Cary Zachary, il CEO dell’impresa, “il nostro prototipo di semi-rotore potrà vantarsi di essere il più efficiente per il volo stabile e in movimento rispetto ad ogni altro mezzo VTOL di questo tipo”.
La presenza dei due grandi rotori, infatti, consente al drone di avere una potenza difficile da eguagliare su mezzi simili. Si parla di miglioramenti in efficienza che vanno da due a tre volte di più rispetto alla media dei droni VTOL.
Ma non solo semi-rotori: il drone ha anche un “corpo” molto particolare. Nelle fasi di decollo e atterraggio, infatti, la copertura si “apre” in una serie di finestrelle per aumentare il flusso d’aria ai rotori e, perciò, la velocità di salita.
Queste aperture si richiudono nella fase di spostamento orizzontale, nel corso della quale si muove soltanto una pala posteriore mentre i due centrali restano fermi e fanno da ali, quasi come nel caso di un aereo. All’aumentare della velocità, le alette si spostano automaticamente all’indietro per favorire ulteriormente l’aerodinamicità del drone. Un prodigio ingegneristico che ha suscitato la curiosità e l’interesse di molti, e che dimostra l’ambizione di Blainjett.
Gli accordi per la costruzione del primo drone a due semi-rotori
Il progetto c’è. Come dichiarato da Zachary, è iniziata la fase di prova: sono stati quindi creati dei prototipi in piccola scala per capire se il sogno di Blainjett possa diventare realtà.
L’impresa americana si sta intanto muovendo per lo sviluppo dei sistemi di controllo. Se ne occuperà la Fenris Electric Systems. Nel frattempo, per accelerare lo sviluppo, ha fatto una chiamata alle armi: tutte le aziende partner sono invitate a inviare spunti, osservazioni e idee utili per il miglioramento dei nuovi droni di Blainjett.