I vertici di Assonautica Nazionale parlano degli interventi per elettrificare e rendere più autonomi e sostenibili – tramite energia rinnovabile – i porti italiani. Cosa prevedono in merito il Piano Nazionale Complementare ed il PNRR
Si dibatte molto su come rendere sostenibile la mobilità su strada, ma rimane forse un po’ sottotraccia il fatto che il mondo dei trasporti e delle infrastrutture da riformare sia molto più ampio. Pensiamo alla nautica: abbiamo affrontato diverse volte i progressi nel settore con propulsioni ed alimentazioni alternative, visto che questi mezzi pesanti hanno un peso decisamente impattante sull’ambiente. Stesso dicasi per infrastrutture come i porti.
In quest’ultimo caso l’obiettivo è far sì che per essi si possano sfruttare sempre più forme di approvvigionamento energetico come le rinnovabili, pulite ed autoprodotte. E a tal proposito l’Associazione Nazionale per la Nautica da Diporto, meglio nota come Assonautica Italiana, si sta muovendo per contribuire ad andare verso questa direzione.
Masiero (Assonautica): “Con le rinnovabili si possono rendere i porti autonomi energeticamente”
Il vicepresidente nazionale e presidente di Assonautica Venezia, nonché gestore dei porti di Marina del Sole a Chioggia, Marina di Rodi Garganico in Puglia e Francavilla al Mare in Abruzzo, ovvero Marino Masiero: “Mai come oggi c’è la necessità e l’opportunità di valorizzare l’energia naturale nelle coste”, facendo quindi l’esempio della Puglia, “prima regione italiana per la produzione di rinnovabili: si tratta di impianti collocati nelle zone interne ma esistono 20 progetti di parchi eolici off shore al largo per una produzione stimata di 15 Gigawatt. Ma i tempi di approvazione e realizzazione sono molto lunghi“, ha spiegato a VaiElettrico.it.
Perciò l’imprenditore ha illustrato: “Abbiamo sole, vento, maree. Valorizzandole i porti turistici possono diventare autonomi in tempi brevi. Anche se l’uso esteso del fotovoltaico non è ideale nei porti. È necessario utilizzare tecnologie compatibili con il delicato ambiente costiero, puntare su microeolico di nuova generazione e turbine sommerse. L’eolico verticale – ha proseguito Masiero – è adatto a tutti i porti turistici di piccole e medie dimensioni e produce energia anche in condizione di venti deboli soggetti a forte variabilità. Si può produrre energia anche durante le ore notturne in presenza di vento e si può accumulare“.
L’elettrificazione dei porti: da energivori a produttori di energia
Poi c’è il ruolo dell’elettrico: “La Camera di Commercio di Foggia ha elettrificato alcune banchine dei porti turistici di Rodi Garganico, Vieste e Manfredonia”, ha svelato il vicepresidente di Assonautica. “Grazie a un finanziamento del progetto europeo Interreg Deep Sea sono state installate due colonnine per sito e messe a disposizione cinque biciclette elettriche per i diportisti che arrivano in porto”.
L’elettrificazione però può essere utile per l’alimentazione delle barche, ha spiegato Masiero, e al tempo stesso per creare dei circoli virtuosi in termini energetici senza sprechi, trasformando “soggetti energivori soprattutto durante i tre mesi estivi in produttori di energia sia per le attività del porto sia per le comunità costiere”.
Con una colonnina dotata di quattro prese ci può essere una potenza utile sino a 3 kW, abbastanza per alimentare nel corso della notte una piccola barca (al netto comunque dell’utilità delle ricariche fast per i diportisti con tempi ed esigenze serrate). Masiero fa quindi un esempio: “Io nel porto di Rodi Garganico ho colonnine dove arrivano 100 kW quelle per le barche di grandi dimensioni, noi abbiamo a disposizione 500 kW in media tensione. E nella gran parte dei porti c’è la disponibilità sufficiente. La questione è soprattutto logistica, ovvero individuare un’area per la ricarica delle barche elettriche“.
La decarbonizzazione dell’economia del mare
Nei giorni scorsi il presidente di Assonautica Nazionale, Giovanni Acampora, aveva spiegato ai microfoni di Rai Radio1 l’importanza dell’economia del mare come guide del “processo di sostenibile, sociale e digitale del nostro Paese”. Aggiungendo poi: “Abbiamo obiettivi chiari che stiamo perseguendo con profonda convinzione, come avviare un processo di decarbonizzazione coinvolgendo tutti i settori dell’economia del mare, in particolare quelli della logistica e dei trasporti, dello shipping e della portualità, della nautica e della pesca, al net zero entro il 2050. Molti armatori stanno invertendo la rotta del settore dell’armamento e della nautica, iniziando ad investire in progetti di sviluppo che utilizzino biometano, ammoniaca, LNG, elettrico e altre fonti alternative”.
Gli stanziamenti del PNRR e del PNC
In soccorso al processo di trasformazione sostenibile dei porti c’è anche il PNRR, che insieme al Piano Nazionale Complementare e alle risorse nazionali stanziate lo scorso anno mette a disposizione una quota di investimenti pari a 9,2 miliardi di euro con il 46,9% destinato al Sud, il 37,7% al Nord e il 15,4% al Centro Italia, come spiega il Rapporto Investimenti e Riforme del PNRR per la Portualità pubblicato lo scorso ottobre.
Sono investimenti a favore della riorganizzazione delle attività portuali verso una maggiore digitalizzazione e semplificazione delle operazioni logistiche. Stringendo il campo al PNC, si tratta di investimenti nelle seguenti aeree:
- 2,8 miliardi di euro per lo “sviluppo dell’accessibilità marittima e della resilienza delle infrastrutture portuali ai cambiamenti climatici, per cui sono previsti 22 interventi in 14 porti” (in totale 1470 milioni di euro stanziati, il 52% delle risorse di quanto previsto dal PNC);
- 675,6 milioni andranno all’elettrificazione delle banchine, con 44 interventi previsti in 34 porti;
- 390 milioni di euro per opere di dragaggio e realizzazione di nuovi moli e piattaforme in 5 porti;
- 250 e 50 milioni per gli “interventi per lo sviluppo delle aree retroportuali (ultimo/penultimo miglio ferroviario e stradale) e per l’efficienza energetica”.
Nel PNRR invece troviamo una voce che stanzia 270 milioni per “rendere le attività portuali più compatibili e armoniose con le attività e la vita urbana, grazie ad interventi per ridurne i consumi energetici e aumentarne la sostenibilità ambientale, utilizzando anche energie rinnovabili”, con l’obiettivo di contribuire alla riduzione delle emissioni di CO2 nelle città portuali del 55% entro il 2030. Inoltre, l’investimento chiamato Green Ports include “l’acquisto di veicoli e imbarcazioni di servizio a emissioni zero o la trasformazione di veicoli a combustibili fossili e imbarcazioni di servizio in veicoli a emissioni zero”.