Transizione energetica, economia circolare, resilienza delle reti e nuove opportunità di business: la Cina sperimenta il futuro del sistema elettrico con la tecnologia V2G (Vehicle-to-Grid).
La Cina rilancia la sua strategia di transizione energetica con una mossa ambiziosa: integrare in modo strutturale la tecnologia V2G (Vehicle-to-Grid) nella gestione della rete elettrica nazionale. A guidare il programma sarà Shenzhen, città simbolo dell’innovazione green, selezionata come capofila di un piano pilota nazionale che coinvolge anche altre otto città strategiche: Shanghai, Changzhou, Hefei, Huaibei, Guangzhou, Haikou, Chongqing e Kunming.
Il progetto rappresenta una svolta epocale per il settore della mobilità elettrica, ma anche per la politica energetica globale e i modelli economici emergenti legati all’uso intelligente dell’energia.
Cos’è il V2G e perché cambierà l’economia dell’energia
La tecnologia Vehicle-to-Grid consente ai veicoli elettrici di restituire energia alla rete elettrica quando non utilizzati, trasformando ogni EV in una batteria mobile bidirezionale. Nei momenti di picco della domanda o quando le fonti rinnovabili sono assenti (es. di notte o in caso di maltempo), l’energia immagazzinata nelle auto può essere trasferita alla rete per garantire continuità e stabilità.
Ma il V2G è anche un’opportunità economica: secondo i dati diffusi dal programma cinese, i proprietari di EV possono guadagnare fino a 4 yuan (0,55 USD) per ogni kWh ceduto alla rete, mentre il costo medio di ricarica in orario non di punta si aggira intorno a 0,4 yuan (0,05 USD). Il margine netto per ogni kWh diventa dunque altamente remunerativo, con potenziali guadagni su larga scala.
Innovazione tecnologica e resilienza energetica
L’iniziativa pilota prevede l’installazione di caricatori bidirezionali intelligenti, in grado di gestire dinamicamente i flussi energetici tra rete e veicoli. In scenari di blackout, disastri naturali o cyberattacchi, la presenza diffusa di EV collegati può aumentare in modo significativo la resilienza delle infrastrutture energetiche urbane.
Il V2G è anche uno strumento cruciale per integrare le energie rinnovabili, notoriamente intermittenti. Le batterie delle auto diventano “buffer” che permettono di accumulare energia solare o eolica e restituirla quando serve, riducendo la dipendenza da fonti fossili e migliorando l’efficienza complessiva del sistema.
Implicazioni politiche e geopolitiche
Con questo progetto, la Cina consolida la propria leadership globale nella convergenza tra energia e mobilità, puntando su una visione strategica che fonde sostenibilità ambientale, innovazione industriale e centralità del cittadino.
L’iniziativa si inserisce in una più ampia logica geopolitica: nel contesto delle tensioni energetiche globali, Pechino mira a ridurre la vulnerabilità alle fluttuazioni del mercato del gas e del petrolio, investendo in un sistema energetico decentrato, digitale e flessibile.
Un modello esportabile anche in Europa?
La sperimentazione cinese rappresenta un possibile modello per l’Unione Europea, dove il Green Deal impone obiettivi stringenti in materia di decarbonizzazione e stabilità della rete. In Paesi come l’Italia, la Francia o la Germania – dove la penetrazione di EV è in crescita – il V2G potrebbe rappresentare una leva chiave per integrare le rinnovabili, ridurre i costi energetici e coinvolgere direttamente i cittadini nella transizione ecologica.
Tuttavia, rimangono sfide normative e infrastrutturali: dalla regolazione del mercato dell’energia distribuita, alla standardizzazione delle tecnologie V2G, fino alla tutela della privacy e della sicurezza dei dati energetici condivisi tra veicoli, operatori di rete e piattaforme digitali.
Mobilità e sostenibilità: una nuova frontiera sistemica
Il progetto guidato da Shenzhen non è solo un caso di innovazione tecnica, ma una visione sistemica: ogni veicolo elettrico può diventare parte attiva di un ecosistema energetico intelligente, ogni cittadino può diventare produttore e gestore di energia, ogni città può evolversi verso modelli circolari, resilienti e decentralizzati.
La mobilità elettrica entra così nella sua fase 2.0: non più solo sostenibilità, ma integrazione profonda con la gestione della rete, la finanza energetica e le politiche climatiche.