La Cina sta rallentando l’approvazione dei progetti di investimento esteri di due dei suoi maggiori colossi dell’auto, Geely e BYD, con particolare attenzione ai piani di espansione in America Latina. Secondo fonti vicine ai dossier, come riporta in esclusiva Reuters, il governo cinese ha espresso preoccupazioni crescenti legate ai rischi di trasferimento tecnologico e al contesto di instabilità geopolitica globale, alimentato in particolare dalle politiche protezionistiche degli Stati Uniti.
Geely-Renault: cooperazione strategica sotto esame
Nel febbraio 2025, Geely e Renault hanno siglato un accordo per sfruttare gli impianti produttivi del gruppo francese in Brasile. L’intesa prevede anche una partecipazione azionaria di Geely nella divisione latinoamericana di Renault. Tuttavia, nonostante l’annuncio dell’accordo e il lancio ufficiale del nuovo SUV elettrico Geely EX5 per il mercato brasiliano, l’autorizzazione ufficiale da parte di Pechino tarda ad arrivare.
Geely, da parte sua, ha rassicurato sul successo della partnership, sottolineando che il primo veicolo è stato lanciato solo 52 giorni dopo la firma dell’accordo. Tuttavia, le fonti parlano di una crescente cautela da parte della National Development and Reform Commission (NDRC), l’organo di pianificazione economica cinese.
BYD e lo stallo messicano
Parallelamente, anche BYD, leader globale nel settore dei veicoli elettrici, è in attesa del via libera per il suo ambizioso progetto industriale in Messico, annunciato nel 2023. L’azienda aveva previsto di comunicare la sede della nuova fabbrica entro la fine del 2024, ma le preoccupazioni delle autorità cinesi – in particolare riguardo alla possibilità che la tecnologia proprietaria possa finire in mani statunitensi – hanno provocato ritardi significativi nel processo autorizzativo.
Geopolitica e trade war: la lunga ombra di Trump
A complicare ulteriormente il quadro è il ritorno sulla scena politica internazionale di Donald Trump, la cui amministrazione sta valutando nuove tariffe punitive su beni cinesi, incluse le auto elettriche. Le associazioni di categoria automobilistiche cinesi, secondo le fonti, hanno messo in guardia Geely e BYD circa l’elevata volatilità dei mercati globali, sottolineando come le misure statunitensi possano alterare profondamente i ritorni sugli investimenti all’estero.
Un terzo insider ha confermato che il governo cinese non ha bloccato del tutto gli investimenti, ma ha reso il processo di approvazione più stringente e burocraticamente complesso, allungando i tempi di revisione e richiedendo documentazione supplementare.
Espansione globale frenata ma non interrotta
Sebbene oltre il 90% del fatturato di BYD derivi ancora dal mercato interno, l’azienda ha avviato un piano di espansione industriale senza precedenti, con nuovi stabilimenti in Ungheria, Messico, Thailandia, Uzbekistan e Brasile. Anche Geely continua la sua strategia di internazionalizzazione attraverso joint venture tecnologiche, come la collaborazione con Renault in Corea del Sud per la produzione di veicoli elettrici con tecnologia Geely.
Tecnologia sotto osservazione
Nel mirino di Pechino non c’è solo la geopolitica, ma anche la difesa della proprietà intellettuale. Le autorità temono che, con l’aumento delle fabbriche cinesi in mercati esteri, si possa verificare una fuga di know-how, soprattutto nei Paesi vicini o alleati degli Stati Uniti.
Le difficoltà incontrate da Geely e BYD rappresentano un campanello d’allarme per l’industria automobilistica cinese, che punta sempre più all’estero per compensare il rallentamento del mercato interno. Tuttavia, le tensioni geopolitiche e il rischio di decoupling tecnologico impongono una revisione strategica dei piani di internazionalizzazione.
La Cina si trova oggi a dover bilanciare ambizioni globali e protezione degli interessi nazionali, in un mondo in cui la politica commerciale è diventata leva strategica e geopolitica.