L’Etiopia diventa il primo Paese al mondo a vietare le auto con motori a benzina e diesel. In pratica, passerà direttamente ad un mercato basato sulle elettriche, sin da subito. Ecco i motivi di questa decisione clamorosa
Mentre l’Europa accoglie il bando alla vendita di auto con motori termici dal 2035, ma non senza parecchie polemiche, distinguo e maldipancia, c’è una nazione che ha deciso di tagliare questo traguardo sin da subito. Proprio così, senza aspettare un decennio o comunque anni. Parliamo dell’Etiopia, cosa che potrebbe sembrare sorprendente visto che uno Stato africano con un PIL non certo stratosferico riesce ad essere più pragmatico e al tempo stesso audace rispetto a realtà ricche che stanno facendo passi da gigante nella transizione verde dei trasporti. Pensiamo alla Cina, il cui mercato automobilistico è praticamente basato sulle BEV ed è leader a livello globale. Oppure alla Norvegia, nazione europea all’avanguardia nell’adozione delle auto elettriche.
Questi esempi però riguardano Stati alle prese con un cambiamento nella mobilità sostenibile i cui tempi per ora sono dettati dal mercato. L’Etiopia no, il suo stop è impresso a livello istituzionale. Una svolta che, chiariamo, prima di essere fondato su ideali di ecosostenibilità si basa su ragioni squisitamente pratiche.
Ecco perché l’Etiopia vieta sin da ore le auto con motori a benzina
Anzitutto, la nazione africana la cui economia si basa principalmente sull’agricoltura e il cui PIL pro capite è di 925 dollari (dati 2021), ha badato al proprio portafoglio. Nel 2023 ha infatti speso per l’importazione dei combustibili fossili quasi 6 miliardi di dollari. Oltre la metà di questo import è destinato all’alimentazione energetica dei veicoli.
Una situazione insostenibile a lungo andare per l’Etiopia, che ha colto la palla al balzo dell’innovazione nella mobilità per volgerla a suo favore. Il ministro dei Trasporti Alemu Sime di recente ha annunciato quindi la decisione da parte del Governo di non far entrare più nel loro Paese auto che non siano elettriche. Sime ha inoltre spiegato che questa politica è dettata anche dal fatto di non poter importare benzina e diesel a causa dell’impossibilità dell’Etiopia di accedere a risorse a lei favorevoli di valuta estera.
Quest’ultimo dato pare sia stato quello decisivo nello spingere la nazione africana a bandire i motori termici. Le difficoltà nell’importare materie prime come il petrolio, dovuta alla carenza di valuta estera, ha motivato inoltre l’Etiopia nel migliorarsi dal punto di vista delle produttività agricola, come riporta il sito Electrek.
L’Etiopia sta investendo nelle rinnovabili
Inoltre, il Paese africano sta investendo dal punto di vista delle infrastrutture energetiche, con un impianto idroelettrico che dovrebbe aggirarsi sui 3.000 MW (difficile si possa arrivare alla piena capacità prevista pari a 6.000 MW) prossimo ad essere aperto (anche se a febbraio 2022 sono state messe in funzione le prime due turbine da 750 MW), e che sarà il più grande del continente. Aggiungiamo inoltre che il 97% dell’energia che alimenta l’Etiopia proviene da fonti rinnovabili, sempre stando a quanto riporta Electrek.
Non si conoscono ancora i dettagli del provvedimento che vieterà l’ingresso di auto a benzina e diesel. Inoltre il Paese dovrà dotarsi di una infrastruttura di ricarica su tutto il territorio che possa reggere l’impatto di questa politica. La strada comunque è tracciata.
Il ruolo della Cina nei rapporti con l’Etiopia
E c’è infine un dettaglio da considerare: lo scorso ottobre Etiopia e Cina hanno annunciato la nascita di un partenariato di cooperazione strategica.
Il Paese africano, come altri del continente, è ricco di risorse naturali. E sappiamo quanto Pechino stia da lungo tempo considerando l’Africa come territorio privilegiato per i propri investimenti. Lo scorso gennaio il ministro degli Esteri Qin Gang ha annunciato la cancellazione di un debito di 30 milioni di yuan, ovvero 4,5 milioni di dollari, proprio con l’Etiopia.
Non è da escludere quindi che, tra le motivazioni che hanno spinto Addis Abeba a bloccare l’importazione di auto con motori tradizionali, ci possa essere un accordo con Pechino affinché le sue auto elettriche possano sbarcare in Africa. La Cina sta fronteggiando una saturazione dell’offerta rispetto alla domanda interna delle sue BEV, e quindi deve per forza imprimere una certa velocità nell’esportazione delle vetture prodotte. Considerando il fatto che mercati come quello europeo e nordamericano potrebbero erigere barriere all’entrata tra dazi e politiche protezionistiche della propria industria e filiera automobilistica, il Dragone potrebbe intanto vedere nell’Africa, che come abbiamo visto è diventata una sua terra di conquista, un ulteriore sbocco commerciale per i propri veicoli. Staremo a vedere.