Arriva un attacco di un gruppo di ONG contro la Commissione UE. Il tema le più recenti variazioni nei criteri europei di tassonomia, che potrebbero portare a una crescita di investimenti su aerei e navi a combustibili fossili. Un’occasione persa per l’idrogeno verde nel settore
Un comunicato dalle parole forti, che rimarcano l’importanza della questione. È quello di cinque ONG: Fossielvrij, Protect our Winters, Dryade, CLAW e Opportunity Green. L’ente sfidato è la Commissione europea, che vorrebbero rivedesse “le sue norme sugli investimenti verdi nel settore dell’aviazione e della navigazione”.
La tassonomia passa inosservata alla maggior parte delle persone, ma se non la mettiamo in discussione queste industrie saranno autorizzate a considerare sostenibili aerei e navi alimentati da combustibili fossili”, avverte Hiske Arts della ONG olandese Fossielvrij. “Questo significherebbe che il denaro destinato alle soluzioni climatiche finirà per alimentare il disastro climatico”, aggiunge.
“La tassonomia dell’UE – scrivono ancora le associazioni – dovrebbe essere il ‘gold standard’ per informare gli investimenti etici e sostenibili. Esiste per fornire un elenco verificato di investimenti ‘verdi’ alle aziende, agli investitori e ai responsabili politici”. Cosa che, però, finora per loro non viene fatta. Anzi. Viene dato poco spazio all’idrogeno verde, che è una delle migliori soluzioni al problema della transizione ecologica dei settori non facilmente elettrificabili, come appunto aviazione e navigazione.
La questione idrogeno verde
“Il recente declassamento delle previsioni di crescita della capacità di idrogeno verde in Europa da parte dell’Agenzia Internazionale dell’Energia – spiega Aoife O’Leary, CEO della ONG Opportunity Green e della coalizione Seas Hydrogen-fuels Accelerator – è l’ennesima conferma del fatto che attualmente non esiste una politica sufficiente a sostenere gli investimenti nell’idrogeno per i settori che ne hanno bisogno”. A causa di ciò, prosegue, “saremo sempre in ritardo nella diffusione dell’idrogeno e ritarderemo la transizione verso l’economia a zero emissioni”.
Nonostante in teoria si tratti di un carburante presente in abbondanza, negli ultimi anni si è preferito puntare sull’elettrico, le cui tecnologie sono state di più facile realizzazione per buona parte dei settori. D’altronde, produrre idrogeno non è economico e il processo è tendenzialmente inefficiente. Ma lo è soprattutto finché la ricerca non fa passi avanti.
Dove non è possibile elettrificare
Ci sono poi ambiti in cui non è così semplice elettrificare. Sono il settore aereo, quello navale, ma anche i trasporti pesanti. “La fornitura di idrogeno verde dovrebbe essere indirizzata in primo luogo alle industrie che dipendono fortemente dall’idrogeno grigio – avverte ancora O’Leary –. L’offerta deve essere incrementata rapidamente anche per i settori che non hanno altre strade per la decarbonizzazione. Il trasporto marittimo e l’aviazione sono due di questi settori e l’idrogeno verde e i combustibili derivati dall’idrogeno sono i più adatti a soddisfare i loro elevati requisiti energetici e di carburante per le lunghe distanze”.
Il capo di Opportunity Green non è l’unico a pensarlo, comunque. Anche l’Agenzia per le Energie Rinnovabili, infatti, ha detto che “l’utilizzo indiscriminato di idrogeno verde potrebbe rallentare la transizione energetica”. Oltre ad essere utilizzato in maniera diretta, inoltre, l’idrogeno verde può essere convertito in metanolo verde, ammoniaca verde ed e-kerosene, rendendone più facile il trasporto e l’utilizzo come carburante. Diventa perciò necessario che le politiche a livello internazionale rispondano a questo problema nel modo più attento possibile.