Vediamo più nel dettaglio i numeri relativi alle vendite delle auto elettriche nei primi tre trimestri del 2023 in Europa, confrontati al 2022. E approfondiamo il discorso Italia: perché fatichiamo a credere nelle BEV?
Torniamo a parlare dell’andamento del mercato delle auto elettriche in Europa andando più nel dettaglio. Un’analisi di ING ha sviscerato l’andamento delle vendite e delle quote di mercato nel territorio europeo, che come sappiamo viaggia a diverse velocità.
Le vendite delle auto elettriche in Europa crescono, ma ci sono divari
In buona sostanza, nell’UE abbiamo realtà nazionali che trainano ed altre che arrancano, e come sappiamo l’Italia rientra in quest’ultime. Anzitutto il dato globale. Le vendite di nuove BEV hanno toccato in Europa quota 15% nei primi tre trimestri del 2023. Nel 2022 il valore era del 12%, cinque anni fa all’1%.
Questi i dati più recenti divulgati dall’ACEA, l’Associazione europea dei costruttori di automobili. E che però svelano i divari all’interno dell’Unione Europea nell’adozione dell’elettrificazione. Svettano i Paesi scandinavi, con la Norvegia che sappiamo essere all’avanguardia nella mobilità sostenibile e che presenta una quota dell’83% di BEV sui nuovi veicoli immatricolati (dati ACEA relativi ai primi tre trimestri del 2023, punto di riferimento anche per le altre nazioni che citeremo), ed ovviamente anche Svezia (secondo posto ma più staccata con il suo 39%) e Finlandia (33%).
Ma la diffusione delle BEV segue un andamento a macchia di leopardo. Spostandoci ai confini est dell’Europa, scopriamo che la Romania si difende con una onorevole quota dell’11% (forse dovuta al lancio della gamma elettrica di Dacia con prezzi competitivi). Ma le confinanti Polonia, Repubblica Ceca, Croazia e Slovacchia faticano: le prime tre sono al 3%, mentre la Slovacchia si attesta al 2%.
I primi cinque mercati automobilistici europei: in testa la Germania, indietro Spagna e Italia
Abbiamo già visto la situazione relativa ai cinque principali mercati automobilistici europei. Ci riferiamo alla Germania, con una quota del 18% delle vendite di BEV nei primi tre trimestri del 2023, seguita poi dal 16% di Regno Unito e Francia. Rimanendo in Germania, è poi interessante il dato che svela un crollo dal 14% del 2022 al 6% nei primi tre trimestri del 2023 relativo alle vendite dei veicoli plug-in ibridi (PHEV). Merito anche della fine degli incentivi governativi per l’acquisto di questi mezzi.
Tornando alle BEV, il fanalino di coda delle grandi cinque restano Spagna e Italia, rispettivamente al 4,9% e al 3,9%. Per quanto riguarda il Paese iberico, colpisce il confronto con il confinante Portogallo che detiene una quota nelle vendite di vetture elettriche del 17%.
Perché l’Italia fatica a credere e investire nelle auto elettriche
Invece perché l’Italia sta facendo fatica nella transizione verso le BEV? Secondo il vicepresidente di Motus-E Antonio De Bellis, anche E-mobility Lead Manager di ABB Italia, il motivo risiede in due fattori, come ha spiegato al Sole 24 Ore qualche mese fa.
Anzitutto, la polarizzazione dell’opinione pubblica, bersaglio di campagne basate sulle fake news, i pregiudizi e i complotti. Spinte non solo dai social, ma anche da parte di importanti realtà editoriali e della stampa quotidiana. Uno degli spauracchi agitati è la questione legata ai posti di lavoro a rischio, ma come abbiamo visto la situazione è meno fosca di come viene di solito presentata.
“Una cosa interessante è che molte aziende impegnate nell’automotive, la famosa filiera italiana della componentistica, stanno già lavorando sull’elettrico”, ha affermato De Bellis. “Inoltre c’è da considerare anche il rovescio della medaglia: oggi noi non facessimo nulla per incentivare il cambiamento perderemmo comunque migliaia di posti di lavoro, perché non daremmo spazio a quelle aziende che possono avere un ruolo in questo cambiamento”.
L’illusione dell’idrogeno e la questione degli incentivi
Secondo De Bellis le persone sono inoltre sviate dal fatto che l’elettrico non sia una tecnologia matura, a differenza di altre dalle più incerte prospettive come l’idrogeno.
“Fino a qualche tempo fa sembrava, qui in Italia, che l’idrogeno fosse il Santo Graal del futuro dell’autovettura”, sono le parole del vicepresidente di Motus-E al Sole 24 Ore. In realtà, ha illustrato, servirà del tempo e non è detto che questo tipo di alimentazione sarà adatta per le normali automobili.
Altro problema è di natura politica, sebbene le stesse fake news siano uno strumento in mano alla stessa politica per polarizzare e controllare le opinioni pubbliche. De Bellis sostiene che serva “maggiore logica” nell’applicazione degli incentivi, agevolando l’acquisto di auto elettriche. “Dovrebbe esserci meno confusione dal punto di vista dei messaggi dati alle aziende e ai cittadini”.
Inoltre in Italia abbiamo anche il problema delle infrastrutture di ricarica. Qui il vicepresidente di Motus-E specifica: “Dal punto di vista infrastrutturale oggi godiamo di una buona percentuale di colonnine di ricarica rispetto al parco circolante, anche se c’è sempre quella asimmetria geografica che contraddistingue il nostro Paese”.