Roma, 30/12/2024
Roma, 30/12/2024

Emissioni aerei, per T&E bisogna tassare il settore per decarbonizzare. Il caso dell’Italia

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Per azzerare le emissioni degli aerei e contribuire a decarbonizzare il settore, uno studio di Transport & Environment propone di togliere le esenzioni, tassare il cherosene ed aumentare il costo dei biglietti. Solo così si rientrerebbe dal divario fiscale, che in Italia è di 3 miliardi, e contribuire a rendere più verdi i trasporti aerei

Il settore dell’aviazione civile sta tentando i primi, timidi passi verso un futuro a zero emissioni. La svolta potrebbe però venire dalla rivoluzione in termini di carburanti, rendendo delle novità come i Sustainable Aviation Fuel (in pratica, i biocarburanti) o l’idrogeno la norma per alimentare gli aerei.

Ovviamente però parliamo di tecnologie complesse, che presuppongono competenze nuove, sfide inedite e costi diversi. Nel frattempo, per incentivare la transizione ecologica nei cieli, la soluzione potrebbe arrivare dalla tassazione dei carburanti di origine fossile. Non basta insomma la buona volontà delle compagnie di fabbricazione degli aeromobili che stanno già progettando e testando velivoli commerciali con propulsioni alternative.

Mancata tassazione sulle emissioni aerei, un buco europeo da 34 miliardi

Tuttavia, lo status quo basato sul fossile sembra difficile da scalfire. Secondo un’analisi di Transport & Environment i governi europei nel 2022 si sono visti mancare 34,2 miliardi di euro di entrate. E questo dovuto principalmente alla tassazione molto bassa sui carburanti fossili, in un settore che invece beneficia di esenzioni. “Il settore non paga tasse sul cherosene, tasse minime o nulle sui biglietti e sull’IVA e un aggravio sul costo del carbonio solo sui voli intraeuropei”, spiegano da T&E.

Le compagnie aeree, specifichiamo, sono esenti dal pagamento della tassa sul carbonio nei voli a lungo raggio. Con la conseguenza che una realtà nelle low cost come Ryanair, che opera nel corto raggio, paga di più rispetto, ad esempio, ad una Qatar Airways (il cui amministratore delegato di recente ha ammesso l’impossibilità per il settore di arrivare alle emissioni zero nel 2050).

I maggiori divari fiscali in Europa: all’Italia mancano 3 miliardi

Secondo T&E quattro Paesi europei in particolare hanno registrato i maggiori divari fiscali. Essi sono Regno Unito, che con un’adeguata tassazione avrebbe incassato 5,5 miliardi in più, e poi Francia (che poteva avere 4,7 miliardi extra), e ancora Spagna e Germania.

Anche l’Italia è coinvolta in questo ammanco di cassa. Sempre tenendo presente il 2022, T&E riporta una perdita di 3,1 miliardi di entrate a causa del basso livello di tassazione. “Con il gettito mancato, in Italia, il Governo potrebbe finanziare buoni di mobilità da 500€ per oltre 6 milioni di italiani”.

Il buco generato dalle mancate entrate di Ryanair ed ITA

Sulla quota in perdita Ryanair recita la parte del leone assieme a ITA. La low cost irlandese contribuisce per 500 milioni, mentre la compagnia di bandiera fa mancare per un’assenza di tasse sui passeggeri e sulle attività di volo 270 milioni. Concentrandoci invece sulla tassazione sul carburante e sul cosiddetto carbon pricing, Ryanair non ha versato all’erario italiano 260 milioni, mentre ITA 130 milioni.

Andando di questo passo, sottolineano da T&E, il divario fiscale nel nostro Paese salirà del 49% entro il 2025, di pari passo con la crescita del settore del 92% (stime Eurocontrol) nel 2023 rispetto al periodo pre-Covid. Considerata una potenziale ripresa totale del mercato dei voli entro il 2025, T&E prevede una crescita del passivo da mancata tassazione in Italia pari a 4,6 miliardi di euro.

L’Italia, non tassando in maniera adeguata il settore aereo, perde ogni anno miliardi di euro di gettito fiscale”, ha spiegato il Policy Officer di T&E Italy Carlo Tritto. “ITA Airways quest’anno si sta avvicinando a profitti record, eppure continua a inquinare i nostri cieli godendo di agevolazioni fiscali che il governo non sembra disposto a correggere. Ma come giustificare che un qualsiasi automobilista paghi sul carburante più tasse di una compagnia aerea come ITA Airways o Ryanair?”.

Emissioni aerei, le soluzioni proposte da T&E

La soluzione prospettata da T&E non farà felice né le compagnie né gli utenti finali, ovvero noi che compriamo i biglietti. “Occorrerebbe applicare una tassa sul carburante al cherosene, un’aliquota IVA del 20% sui biglietti ed estendere il ‘carbon market’ – il sistema attraverso cui i crediti di carbonio vengono comprati e venduti per mitigare gli impatti ambientali di determinate attività  – a tutti i voli in partenza”.

Se queste soluzioni non si potessero applicare, la via alternativa diventerebbe quella di una “ticket tax equivalente al divario fiscale previsto per il 2025, cioè 4,6 miliardi di euro”. Queste misure comporterebbero una contrazione nella domanda dei biglietti aerei, con una minore emissione di CO2 dalle tratte degli aeromobili.

Se il sistema di esenzioni di cui gode l’aviazione fosse terminato con la fine del 2021 – prosegue lo studio -, nel 2022 si sarebbe già registrato un risparmio di 35 Mt di CO2 a livello europeo, con un beneficio climatico complessivo ancora maggiore se si considerano anche le emissioni climalteranti, originate dal trasporto aereo, diverse dalla CO2“. Per T&E le maggiori entrate si potrebbero poi reinvestire nelle tecnologie verdi, come l’e-kerosene, ovvero il cherosene sintetico.

L’obiettivo delle misure: i frequent flyers

Secondo Tritto le proposte dell’associazione mirano a colpire (anche se usa il termine “far contribuire di più”) i viaggiatori abituali. Ovvero, “l’1% delle persone responsabili però del 50% delle emissioni del trasporto aereo”. Il Policy Officer rassicura poi sul fatto che la tassazione non avrà effetti negativi sulla portata degli investimenti nel settore. “Al contrario, un equo contributo fiscale dal settore dell’aviazione avvantaggerà i cittadini e, sul lungo termine, l’intero comparto, poiché i governi interverranno per finanziare la transizione. È ora di porre un argine alla crescita sregolata delle emissioni del trasporto aereo”.

Gli fa eco Jo Dardenne, Aviation Director di T&E che nel commentare i dati di Paesi come Francia o Germania ha spiegato: “La tassazione non dovrebbe essere percepita come una punizione, ma come un modo per addebitare equamente coloro che beneficiano di più di un minor regolamentazione dell’aviazione. Quelli che stanno meglio nella società hanno pagato troppo poco per le loro abitudini di volo [sic]”.

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