Roma, 21/11/2024
Roma, 21/11/2024

Mobilità elettrica e biocarburanti: perché il Piano Nazionale Energia e Clima italiano fa discutere

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Il Governo italiano ha presentato il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima aggiornato, ma su mobilità elettrica e sostenibile gli obiettivi sembrano molto timidi e sfumati, così come in quelli della decarbonizzazione del Paese entro il 2030

Il Governo italiano, tramite il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha presentato la versione aggiornata del Piano nazionale integrato energia e clima. Un documento da inviare ai vertici dell’Unione Europea nell’ambito della definizione degli obiettivi riguardanti la transizione ecologica, l’efficienza energetica, l’abbattimento della CO2 e la sostenibilità del sistema Paese tra industria e mobilità. Il tutto nell’ottica dell’iniziativa di Bruxelles per la riduzione nel territorio UE delle emissioni in vista del 2030.

Gli obiettivi del Piano giudicati troppo timidi

Il Piano, che dovrebbe essere approvato definitivamente con una versione vincolante per il 2024, ha però generato qualche alzata di sopracciglio. Anzitutto, l’elefante nella stanza è rappresentato dall’obiettivo posto dal Governo per quanto riguarda le emissioni entro la fine del decennio. Quelle generate da comparti e realtà come gli edifici, i trasporti, l’agricoltura, le industrie, i servizi e i rifiuti dovranno essere ridotte del 35-37% rispetto ai livelli del 2005. Un’asticella inferiore a quella del 43,7% entro il 2030 che Bruxelles lo scorso aprile ha previsto per la decarbonizzazione dell’Italia.

Il che aprirebbe un altro motivo di attrito con le istituzioni europee, dopo lo scontro sulla sostenibilità degli edifici e il bando dei motori termici a partire dal 2035. La stessa premier Meloni di recente ha messo in guardia l’UE sul fatto che la transizione ecologica e la sostenibilità ambientale debbano andare di pari passo con quella sociale ed economica. E il ministro dell’Ambiente Picchetto Frattin, a proposito del Piano, ha spiegato: “Con questo testo, frutto di un lavoro intenso del MASE vogliamo indicare una via alla transizione che sia realistica e non velleitaria, dunque sostenibile per il sistema economico italiano. È un documento che conferma l’impegno dell’Italia sul clima e per la sicurezza energetica“.

Il think tank Eccø spinge per un aggiornamento del Piano

Anche nel nostro Paese si sono però levate diverse critiche. A parte l’opposizione (Verdi-Sinistra Italiana in testa, ça va sans dire) e associazioni come Legambiente, il think tank italiano che si occupa di transizione ecologica e sostenibilità Eccø, con i suoi studi riguardo il PNIEC, ha tracciato la via da percorrere con un piano che a loro dire deve essere ulteriormente aggiornato. “Ci auguriamo che possa superare i limiti di approccio del vecchio PNIEC, soprattutto nella sua attuazione. Siamo all’inizio di un percorso che dovrà coinvolgere attivamente tutti i soggetti coinvolti nell’attuazione del Piano. Le istituzioni europee dovranno anch’esse affrontare le complessità della decarbonizzazione, tenendo conto della capacità di investimento dei singoli Stati, a prescindere dallo spazio fiscale del Paese. Risorse che dovranno essere accompagnate da politiche e strumenti di finanziamento mirati per un’effettiva riduzione delle emissioni“, hanno illustrato da Eccø.

Il PNIEC e le previsioni sulle rinnovabili

Ma il PNIEC italiano cosa prevede nel dettaglio, in particolare per quanto riguarda la sostenibilità nel campo dei trasporti? Anzitutto, viene prevista una quota del 40% di fonti rinnovabili “nei consumi finali lordi di energia, che sale al 65% per i consumi solo elettrici”, spiega la nota di accompagnamento. Nel dettaglio, “il 37% di energia da rinnovabili per riscaldamento e raffrescamento, il 31% nei trasporti, il 42% di idrogeno da rinnovabili per gli usi dell’industria“.

Ridurre gli spostamenti ed incentivare i trasporti pubblici

Una delle misure allo studio su cui punta di più il ministero per raggiungere gli obiettivi europei è cercare di far diminuire gli spostamenti non necessari. Al di là del telelavoro o smartworking, e quindi il “contenimento del fabbisogno di mobilità”, si vuole incentivare inoltre “l’incremento della mobilità collettiva” rispetto a quella privata. Ad esempio i treni (“compreso lo spostamento del trasporto merci da gomma a ferro”) e la cosiddetta mobilità dolce. In buona sostanza, misure dette “avoid”, ovvero non muoversi da casa se non è necessario spiegato in maniera brutale, misure “shift” per efficientare gli spostamenti e misure “improve”, riguardanti l’efficienza e le emissioni dei veicoli.

Queste le direttrici su cui vuole muoversi il Governo per decarbonizzare i trasporti e per contribuire a ridurre le emissioni per oltre il 30% rispetto ai livelli del 2021 per “rispettare la traiettoria emissiva del periodo 2021-2030, che dovrà portare al conseguimento dell’obiettivo del -43,7% rispetto ai livelli del 2005”.

Nel Piano si insiste comunque sulla misura di tipo “avoid”, ad esempio riducendo “la necessità di spostamento con politiche di favore per smart working” e valutando “la riduzione delle giornate lavorative a parità di ore lavorate”. Oltre a portare avanti la digitalizzazione del Paese, e coinvolgendo i settori non energetici e le amministrazioni centrali e territoriali. Non mancherà inoltre un lavoro di “ulteriore approfondimento tecnico per la identificazione di misure addizionali in particolare nel settore dei trasporti, del civile e dell’agricoltura”, in vista della predisposizione finale del Piano.

Mobilità elettrica e biocarburanti, come vuole muoversi il Governo italiano

Al di là comunque della riduzione degli spostamenti, andando più al sodo dell’argomento trasporti, il PNIEC “per il residuo fabbisogno di mobilità privata e merci” intende “promuovere l’uso dei carburanti alternativi e del vettore elettrico, accrescendo la quota di rinnovabili attraverso strumenti economici e di natura regolatoria, coordinati con le autonomie locali”.

Nell’ambito poi della Direttiva europea RED III, che ha “aumentato il target al 2030 relativo alla quota dei consumi del settore dei trasporti coperta da fonti rinnovabili”, facendolo salire al 29%, ci sarà contestualmente un aumento graduale dell’obbligo di “immissione in consumo di prodotti rinnovabili in capo ai fornitori, estendendone l’applicazione a tutti i comparti dei trasporti, e coordinandone gli effetti con i regolamenti FuelEU Maritime e ReFuelEU Aviation”.

Allo stesso tempo, il PNIEC propone di promuovere “l’utilizzo di più vettori energetici, ad esempio ponendosi l’obiettivo di immettere in consumo una quantità di combustibili rinnovabili di origine non biologica pari al 2% dei consumi settoriali al 2030”. Siamo quindi dalle parti della diversificazione delle fonti energetiche quando si parla di mobilità, un cavallo di battaglia dell’attuale Governo, assieme ai biocarburanti. A tal proposito, la previsione del Piano riguardo il contributo “in purezza” di questo controverso combustibile è di 1 milione di tonnellate al 2030. “Secondo le proiezioni, l’effetto combinato delle misure consentirà di raggiungere una quota rinnovabile del 30,7% al 2030”. L’elettrico non viene ulteriormente approfondito.

Le stime sulla produzione di idrogeno

Si parla invece anche di idrogeno, appartenente all’universo degli eFuel. “La produzione di idrogeno sarà promossa sia tramite i contributi in conto capitale previsti dal PNRR sia tramite una nuova misura tariffaria che renderà equamente remunerativi gli investimenti in un settore che è ancora lontano dalla competitività” spiega il piano. La stima è di 250 kton di idrogeno (“corrispondente ad una installazione di una capacità elettrica di 3 GW di elettrolizzatori”) al 2030. Si comunica infine che Enel, Eni e Snam daranno il loro contributo aumentando gli investimenti in rinnovabili, mobilità elettrica, infrastrutture dedicate e cattura del carbonio.

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