Il Parlamento UE ha approvato il regolamento sulle batterie che introduce il passaporto con i dati sulle emissioni create in fase di produzione, disciplina l’utilizzo di materiali riciclati, punta ad allungare il ciclo di vita degli accumulatori e a renderli più sostenibili e affidabili
All’interno del corso sostenibile e verde dell’economia europea rientrano anche le batterie, come dimostra il piano d’azione portato avanti dalla Commissione UE lo scorso dicembre. Un piano, frutto di una precedente proposta della stessa Commissione del 2020, per far sì che il ciclo di vita degli accumulatori possa estendersi, garantendo il riciclo e badando anche alla sicurezza e sostenibilità delle batterie.
Approvazione quasi plebiscitaria per il regolamento sulle batterie
Ebbene, lo scorso mercoledì 14 giugno il Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria, ha approvato il regolamento in via definitiva. Con 587 voti favorevoli, 9 contrari e 20 astenuti, i deputati hanno messo il sigillo definitivo all’accordo raggiunto dal Consiglio lo scorso dicembre. Gli effetti del regolamento si avranno sulla filiera delle batterie utilizzate anche nelle auto elettriche, con requisiti più stringenti sulla loro sostenibilità e a favore del consumatore, per un acquisto più consapevole. Il tutto in un quadro in cui le gigafactory che producono le batterie stanno prendendo sempre più piede in Europa, come dimostra il caso francese (ma anche in Italia qualcosa si sta muovendo).
Regolamento batterie UE: introdotto il passaporto
In buona sostanza, per quanto riguarda la trasparenza è stato introdotto un passaporto, anche digitale, che certifichi da parte del produttore l’impronta ecologica delle batterie in termini di emissioni nella produzione della stessa. Questo documento vale per gli accumulatori studiati per vetture elettrici e mezzi leggeri a due ruote come moto e bici a pedalata assistiti, ed anche per batterie industriali che abbiano una capacità che vada oltre i 2 kWh.
“È necessario che il ciclo di vita completo delle batterie abbia un’impronta di carbonio contenuta. Secondo le regole di categoria relative”, si legge nel testo del regolamento approvato dall’Europarlamento. “Le batterie industriali ricaricabili con capacità superiore a 2 kWh, le batterie per mezzi di trasporto leggeri e le batterie per veicoli elettrici immesse sul mercato dell’Unione dovrebbero pertanto essere corredate di una dichiarazione dell’impronta di carbonio”. In un secondo momento si potranno introdurre “classi di prestazione per l’impronta di carbonio, che consentiranno l’individuazione delle batterie che presentano un’impronta di carbonio complessiva più contenuta”.
Le informazioni nel passaporto riguarderanno vari ambiti. Si va dai dati sul modello della batteria, al luogo dello stabilimento di fabbricazione passando per le informazioni amministrative del fabbricante e ovviamente l’impronta di carbonio. Per la precisione, essa è “calcolata come kg di biossido di carbonio equivalente per un kWh dell’energia totale fornita dalla batteria durante la sua vita utile prevista”.
La due diligence per operatori e produttori
Gli operatori e produttori inoltre avranno il cosiddetto “dovere di diligenza” (due diligence) relativi alla gestione, rischi inclusi, verifica e vigilanza da parte di “organismi notificati”. Obbligo anche di “divulgazione delle informazioni al fine di individuare, prevenire e affrontare i rischi effettivi e potenziali sul piano sociale e ambientale legati all’approvvigionamento, alla lavorazione e al commercio delle materie prime e delle materie prime secondarie necessarie per la fabbricazione di batterie, ivi compresi i fornitori della catena e le loro affiliate o i loro subappaltatori”. Dalla due diligence sono escluse le piccole e medie imprese.
Gli obblighi in termini di raccolta rifiuti, recupero e riciclo
Il regolamento stabilisce inoltre dei paletti precisi per la raccolta rifiuti delle batterie portatili. Entro il 2023 saranno del 45%, ma si salirà via via al 73% entro il 2030. Per quanto riguarda i mezzi di trasporto leggeri, gli obiettivi di raccolta degli accumulatori saranno del 61% entro il 2031.
Le batterie per gli elettrodomestici dovranno essere progettate in modo tale da poterle rimuoverle e sostituirle senza difficoltà. E ancora, sono fissati dei livelli minimi relativi al recupero dei materiali: entro il 2031 per il litio saranno dell’80%, mentre per quanto concerne cobalto, nichel, piombo e rame si tocca il 95% entro la stessa data.
A otto anni dall’entrata in vigore del regolamento, inoltre, bisognerà avere il 16% come livello minimo di contenuto riciclato nelle nuove batterie per il cobalto, 85% per il piombo, 6% per nichel e litio. Valori che saliranno dopo tredici anni dall’entrata in vigore, toccando ad esempio per il piombo l’85% di contenuto riciclato.
“L’obiettivo del presente regolamento è contribuire al funzionamento efficiente del mercato interno, prevenendo e riducendo nel contempo gli effetti negativi delle batterie sull’ambiente, nonché proteggere l’ambiente e la salute umana prevenendo e riducendo gli effetti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti di batterie”, si legge nel regolamento. Ora il prossimo passo sarà l’approvazione formale da parte del Consiglio Europeo. Infine, con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale UE il regolamento entrerà a regime.