Il modello di minicar elettrica svedese è riciclabile, ogni sua componente (batteria compresa) è amovibile, e si rivolge alle città più inquinate al mondo come soluzione per il trasporto urbano
Continuano le proposte di mobilità elettrica urbana di piccole dimensioni, che potrebbe avere un ruolo trainante nella transizione energetica. Un aspetto futuristico, una struttura leggera e un cuore ecologico. È questa la descrizione che si potrebbe fare della Luvly O, il modello di debutto dell’omonima azienda di micro-mobilità svedese, componibile come un mobile dell’Ikea. Una proposta che parte da un presupposto di sostenibilità che non coinvolge soltanto il motore elettrico, ma l’intero meccanismo produttivo. L’azienda dichiara infatti un risparmio energetico dell’80% rispetto alla produzione di una auto elettrica standard.
La nascita della mini-macchina di Luvly
L’obiettivo di Håkan Lutz, uno dei fondatori di Luvly, già negli anni ’90 era simile a quello di oggi: creare dei mezzi di trasporto che non creassero inquinamento e fossero alimentati con metodi alternativi. “All’inizio la gente rideva all’idea di ritirare le macchine alimentate da combustibili fossili”, ha ricordato.
Il tempo ha dato ragione a Lutz. Il suo desiderio di tornare a un modello di metà ‘900, agile e perfetto per il mondo metropolitano, oggi è estremamente di moda e può appoggiarsi ad un livello tecnologico tale da soddisfare le esigenze dei clienti e degli obiettivi di sostenibilità.
Che cos’è un “LUV”
Si tratta di un Lightweight Utility Vehicle, ossia un’utilitaria leggera. Più semplicemente, il modello O viene definito un LUV, in quanto ha un’autonomia di 100 km e una velocità massima di 90 km/h. Vi potranno viaggiare due persone, e in quanto a dimensioni è una vettura lunga 2,7 metri, larga 1,53 e alta 1,44. È regolamentata come un motociclo a quattro ruote, e il bagagliaio contiene fino a 269 litri.
Ma non solo: il design è stato pensato per ridurre al minimo il peso del mezzo (è un quinto di una Tesla), così da poter montare delle batterie più piccole e avanzate e facilmente interscambiabili nel corso del viaggio. Un dettaglio utile anche per l’ambiente, sul quale hanno infatti un impatto minore, soprattutto se si usano i dovuti accorgimenti sia lungo il percorso di utilizzo che nel loro riciclo.
Per ridurre l’impronta carbonica dell’impresa svedese, inoltre, l’assemblaggio avviene direttamente nella località di arrivo in quanto l’automobile è composta da pezzi modulari. Con un effetto positivo anche sul prezzo, che gli svedesi sperano di non veder superare i 10.000 euro.
Chi comprerà i veicoli Luvly?
Per quanto riguarda i mercati di riferimento per l’azienda, “daremo la priorità alle città con alti livelli di inquinamento e congestione, oltre che con un’alta proporzione di pendolari urbani”.
In Europa, questo tipo di mercato si sta ancora sviluppando – rispetto ad altre regioni del mondo, come in Asia. “Basti pensare alla prevalenza di tuk-tuk in alcune città internazionali”, ha aggiunto anche Lutz. Eppure, dalle minicar alimentate ad energia solare a piccoli mezzi elettrificati (come la ormai diffusa AMI di Citroën), arrivano molte altre proposte dal vecchio continente: persino in Italia, con l’imminente costruzione della Microlino ed il concetto della Mole Urbana.
Immagini: Luvly