Roma, 22/11/2024
Roma, 22/11/2024

Il futuro del trasporto su strada non è così semplice: i numeri

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I numeri del trasporto su strada offerti dallo studio del Cluster Tecnologico Nazionale Trasporti: molti più veicoli circolanti di quanto si pensasse.

Quindici poli universitari, otto organismi ed enti di ricerca (tra cui il CNR), tredici aggregazioni pubblico-private, sei associazioni di categoria e altrettante regioni. Sono tutti i membri del Cluster Tecnologico Nazionale Trasporti. Gruppo di lavoro che ha presentato uno studio che cambierà il nostro modo di vedere il futuro del trasporto su strada in Italia. E che ci ricorda già oggi quanto sia importante agire ora per fare sempre di più.

Lo studio del Cluster Trasporti

ennio cascetta
Il professore Ennio Cascetta, presidente del Cluster Trasporti Italia.

Paths to 2030: Possibili traiettorie del trasporto su strada per il raggiungimento degli obiettivi del pacchetto climatico EU “Fit for 55”’. È questo il titolo che è stato dato alla ricerca presentata dal professore Ennio Cascetta, che è presidente del cluster. Si tratta di uno studio del trasporto stradale su diverse tipologie di veicoli, ambiti d’impiego, alimentazione e classi emissive EURO. In poche parole, include dalle auto ai veicoli pesanti, dai mezzi usati solo in città a quanti vanno in autostrada, dalla benzina all’elettrico.

L’obiettivo è capire meglio le prospettive dell’Italia a seconda delle azioni e delle politiche portate a termine in questi anni. Il CTNT ha così stimato le percorrenze, emissioni e i consumi energetici al 2005, 2019, 2022 con una proiezione al 2030. Quest’ultimo è l’anno di riferimento della direttiva UE “Fit for 55”.

I numeri del trasporto su strada

La prima grande realizzazione a cui sono arrivati gli studiosi del cluster è che il trasporto sia di passeggeri che di merci su strada va molto oltre le stime “ufficiali”. Per questo spesso è stato difficile programmare le azioni da intraprendere per rendere possibile la transizione ecologica della mobilità su gomma.

Sono 413 i miliardi di chilometri percorsi dai veicoli passeggeri e 90 quelli per trasporto merci (per un totale di 500 miliardi) nel 2019. Le auto e moto private hanno sfrecciato per il 19% in autostrada, dato che sale al 29% nel caso dei mezzi per trasporto di merci: e pensare che le autostrade sono il 3% della nostra estensione stradale nazionale.

Questi numeri fanno sorgere la domanda su quanto siano elevate le emissioni prodotte da questo comparto. Si parla di circa 105 milioni di tonnellate di CO2 (un terzo delle quali prodotte dal trasporto merci), il 24% di quelle totali nazionali, e salgono a 130 miliardi includendo il peso della produzione e distribuzione di combustibili ed energia elettrica.

Una previsione inquietante sul futuro del trasporto su strada

Nell’ipotesi dello studio presentato dal professore Cascetta ci sono due scenari che potrebbero essere raggiunti per il 2030, ossia la scadenza data dall’UE. Uno è quello di massima decarbonizzazione, l’altro quello di minima decarbonizzazione: l’“estremizzazione” è un modo per capire al meglio quanto debbano essere consistenti le azioni da fare per raggiungere gli obiettivi e quanto grandi siano i rischi.

Nel caso di minima decarbonizzazione, le previsioni di riduzione delle emissioni di CO2 è del 10%; nella massima si segna invece un -30%. In quest’ultimo caso si è immaginata l’introduzione di massa sia di veicoli ibridi ed elettrici che di biocombustibili misti o puri. Come già sappiamo, il Cluster ha trovato che i mezzi pesanti sono i più difficili da decarbonizzare.

Se si aumentasse la disponibilità di bio-combustibili (considerandone emissioni nulle) si potrebbero raggiungere riduzioni del 29% e del 47%, mentre per lo scenario limite in cui tutte le auto acquistate da oggi in poi sono elettriche si raggiungerebbe il 44.5%. Un dato che raggiunge a malapena l’obiettivo europeo del 43%.

Considerando che le proiezioni sono tutte estremizzate, possiamo notare che soltanto portando al massimo i nostri sforzi possiamo raggiungere quanto ci siamo predisposti come Paese. È anche vero che i numeri sono comunque un po’ sconfortanti, perché emerge l’idea che il futuro del trasporto su strada sia destinato a non essere ‘pulito’ come dovrebbe nemmeno dando tutto ciò che possiamo.

Cosa determinerà il raggiungimento o meno degli obiettivi

Ci sono delle variabili che influenzeranno da oggi fino al 2030 l’andamento del mercato dei mezzi su strada. Si parla di sviluppi industriali e tecnologici, tendenza dei consumatori e cultura della sostenibilità, andamento generale dell’economia.

Non è facile fare un calcolo preciso: tutto dipende da dati molto variabili come il Prodotto Interno Lordo, l’economia nazionale, l’efficacia dei finanziamenti e delle politiche urbane e non del PNRR, la percentuale di acquisto di EV e mezzi ibridi. Ma anche l’uso sempre più elevato di rinnovabili e alimentazioni sostenibili.

Le norme nazionali e comunitarie, però, possono spingere tutto questo verso una direzione più netta – e lo stanno già facendo. Bisogna allo stesso considerare che spesso le azioni più dure prese da enti sovranazionali non vengono accolte con molto favore, come dimostrato dalla lunga polemica sullo stop alla vendita di mezzi ICE dal 2035.