Un piccolo progetto (ma solo nelle dimensioni) di quartiere con tanto spazio per la mobilità alternativa e che può diventare un modello a zero emissioni replicabile anche in Italia
Quante delle nostre città hanno intere aree semi-abbandonate, piene di vecchi ecomostri che non solo ne distruggono il paesaggio, ma tolgono spazio pubblico agli abitanti? Anche Parigi, dove nel 19esimo arrondissement c’era un’area di degrado industriale che oggi ha preso nuova forma diventando un quartiere a zero emissioni. Nessuno spazio per il parcheggio ma soltanto posti da vivere – case, negozi, palasport, hotel e uffici. Proprio per questo è stata chiamata Îlot fertile, in italiano “Isola fertile”.
In cosa consisterà quest’“isola”
Al limite nord-est della città, il 19esimo arrondissement oggi ospita quasi 190mila abitanti. Creare al suo interno un’isola fertile come questa sembra quasi un ossimoro se si pensa che il quartiere si chiama anche “Buttes-Chaumont” per un parco il cui terreno è quasi sterile. Eppure così il significato di questo ambizioso progetto di Linkcity, che recupera un’area appunto infertile perché abbandonata dall’industria, emerge quasi con prepotenza. E non può allora stupire che tanto spazio venga dedicato alla flora e la fauna – dalle terrazze verdi ai giardini vegetali passando da alberghi per insetti e case per uccelli.
Su 1,3 ettari di terreno, uno spazio relativamente piccolo, diventa così possibile raggiungere tutto ciò di cui si ha bisogno in poco tempo – altro che Città dei 15 minuti! Qui ogni cosa è stata pensata così da usare la quantità minore possibile di energia, sia quella per il riscaldamento e raffreddamento che per l’illuminazione. La produzione di elettricità è garantita dai tetti con 1.000 metri quadri di pannelli solari, che sono poi raffreddati in modo naturale dalle piante che vi stanno sotto. L’energia è poi riciclata il più possibile: viene recuperato persino il calore dell’acqua di scarico di docce e lavastoviglie.
Zero emissioni ed automobili nel quartiere
Quello che più di tutto emerge in quest’area, dove si trovano 4 edifici, è la totale assenza di spazi dedicati alle macchine. Nessun parcheggio per i veicoli tradizionali: al suo posto tracciati per la mobilità dolce che connettono le aree abitate con la vicina stazione di treni e tram.
Questo significa che ci sarà tanta libertà per spostarsi in maniera alternativa rispetto a quella veicolare. Nonostante lo stop ai monopattini in sharing che avrà luogo a settembre, tutti saranno liberi di usare il proprio scooter privato. Per quanto riguarda il trasporto merci, invece, SEGRO si occuperà di garantire un’attività di logistica con mezzi non a motore. Così abitanti e lavoratori potranno comunque ricevere consegne senza inquinare.
A Madrid l’“eco-isola” a zero emissioni più grande d’Europa
Ma non è solo Parigi a puntare sugli ecoquartieri. A Madrid, in Spagna, si sta lavorando alla creazione dell’area di sviluppo urbano a zero emissioni più grande d’Europa, che si chiamerà Madrid Nuevo Norte.
L’esperimento farà parte della missione europea per la creazione di ‘Climate Action Demonstration Areas’.
Entro il 2045, dunque, 265 ettari di terreno verranno trasformati in ottica sostenibile. Gli edifici saranno ‘positivi’ a livello energetico, così da produrre più energia di quanta ne consumino. A livello di mobilità sostenibile, sarà presente una forma di Bus Rapid Transit, spazi per il parcheggio a zero-emissioni e stazioni per il trasporto pubblico a meno di 5-10 minuti di distanza da ogni località.
Secondo il progetto, questo livello di pianificazione della mobilità porterà le persone a scegliere il veicolo privato solo per il 20% dei viaggi verso il distretto. E per questi abitanti sarà accessibile un sistema di ricarica pubblico con energia rinnovabile al 100%. Tanto spazio verrà invece dedicato ai pedoni, che potranno spostarsi lungo marciapiedi molto ampi, e i ciclisti, a cui sarà riservata una corsia separata e spazi dove legare le biciclette in ogni punto nevralgico.