In un mondo che fatica a carburare quando si parla di auto elettriche, il settore della micro-mobilità può fornire un’alternativa perfetta per i centri urbani. Le mini e microcar
Lunghi cavi che vanno dall’auto fino al settimo piano? Oppure accettare di parcheggiare lontano da casa? Trovare una soluzione per il problema ricarica nelle città che ancora non devono ancora diventare EV-friendly può essere un’impresa. Per non parlare della dimensione costi, che continua a preoccupare buona parte di coloro che, pur avendo la volontà di comprare un’automobile a batteria, ancora – l’orizzonte è infatti che lo sviluppo del mercato e delle nuove tecnologie riduca ampiamente il prezzo in futuro – non possono permettersela. La prospettiva della micro-mobilità, in questo contesto, può decisamente accompagnare il passaggio all’elettrico. Ecco il ruolo che possono avere le minicar.
I pregi del nuovo modo di muoversi in minicar anche fuori dal centro
In un mondo che sta cercando in tutti i modi di allontanarsi dai motori endotermici – basti pensare allo stop alla vendita di auto ICE al 2035 nell’UE – scegliere l’elettrico è una delle soluzioni migliori possibili per raggiungere il Net Zero.
E mentre le bici elettriche, i divisivi monopattini e gli scooter a batteria sono ideali per piccoli viaggi quando non piove, i percorsi più lunghi potrebbero riservare qualche problema in più. Per sostituirli esistono le minicar, che non piacciono più soltanto ai giovani (che in Italia possono guidarle anche col cosiddetto “patentino”), ma anche agli adulti.
D’altronde, hanno sedili, tetto, finestrini, sportelli e bagagliaio proprio come un’automobile. Questo le rende già più familiari a chi è abituato a guidare auto, rispetto ad altre soluzioni come gli e-scooter. In più sono comode e, salvo accettarne i limiti di velocità (in genere non possono andare oltre i 50 km/h), possono sostenere anche viaggi un po’ più lunghi rispetto al solito percorso quotidiano. Le batterie, esattamente come per i motorini (basti pensare ai taxi di Ampersand in Ruanda), possono poi spesso essere smontate e caricate direttamente a casa.
Due esempi di minicar elettriche: l’italiana Birò e la cinese Gaia
Hanno nomi molto “pop”, ed effettivamente lo sono anche. Si tratta di Birò e Gaia, due esempi di mini-auto che stanno avendo un discreto successo e rappresentano perfettamente la rivoluzione degli EV. La prima è opera di Estrima, la società fondata da Matteo Maestri che dal 2008 si occupa di pensare i veicoli elettrici del futuro, ed è una minicar di cui è stata recentemente presentata la versione migliorata. Con un telaio sicuro e compatto, comandi direttamente sul volante, fari full LED, ampie possibilità di personalizzazione e chiave digitale tramite app, Birò promette di stupire a massimizzare il più possibile l’esperienza del conducente.
Somiglia quasi a un golf kart, ma in realtà Birò non è affatto un “giocattolo”. Anzi, “è nato per semplificare la vita all’interno delle città, dove le persone si svegliano la mattina e devono programmare i propri spostamenti in funzione a ciò che devono fare – ha spiegato Maestri – La vendiamo ai privati e alle aziende, abbiamo anche programmi di noleggio a lungo termine. Stiamo pensando anche allo sharing. Abbiamo sviluppato un’app molto semplice: Birò Share, e stiamo testando dei progetti pilota partendo non dalle grandi città ma per esempio sull’Isola di Procida per poter eliminare le auto dai centri turistici”.
La cinese Gaia New Energy, invece, esporta già in 60 Paesi e sta emergendo sul mercato della micro-mobilità per la sua flessibilità di utilizzo ed economicità. I modelli di Birò e Gaia hanno prezzi inferiori ai 10.000 euro. Un affare, insomma, considerando che, finché ci si muove in città, un mezzo simile ha la stessa funzionalità di un’auto e una maggiore facilità di utilizzo: può davvero essere una soluzione sostenibile da vari punti di vista per chi vuole fare una scelta in linea con gli obiettivi di decarbonizzazione ed è interessato ad un certo tipo di prestazioni e utilizzo.
Certo, aziende come questa hanno ancora delle grosse difficoltà ad inserirsi nel mercato europeo, e infatti non è ancora facile trovarne i modelli sulle nostre strade. Eppure rappresentano una perfetta dimostrazione di come anche le compagnie del nostro continente dovrebbero puntare ancora di più sul settore. È quello che sta provando a fare la Microlino, che sarà prodotta in Italia, o la ormai diffusa AMI di Citroën: ma è abbastanza? Dovremo attendere la prova del tempo.