In risposta ai programmi di stimolo ed incentivo anche alla mobilità elettrica di Cina, USA ed anche UE, il Regno Unito sta lavorando ad un proprio piano per il rilancio della propria industria verde: filtrano i primi dettagli
Sul fronte della transizione ecologica nella mobilità, la Cina ha una posizione dominante, soprattutto se parliamo di auto elettriche, batterie e tutto l’indotto. Per non essere da meno di fronte all’offensiva del gigante asiatico (curata da anni con una programmazione economica in effetti lungimirante ma comunque guidata da un regime), gli Stati Uniti nel 2022 hanno risposto con il via libera all’Inflation Reduction Act, colossale piano di stimolo per una economia verde e soprattutto quanto più autosufficiente possibile ed emancipata dalla Cina, premiando in particolare il made in USA con degli incentivi all’acquisto di auto BEV ad hoc.
Nel mezzo l’Europa, che al di là del (controverso) divieto alla vendita delle vetture con motori a benzina e diesel dal 2035 non si è per ora dotata di un piano industriale per rendere la mobilità veramente sostenibile. O per meglio dire, la proposta c’è, bisogna attuarla: parliamo del Green Deal Industrial Plan, la risposta all’IRA statunitense e alle politiche aggressive e protezionistiche cinesi, che mira a semplificare i processi autorizzativi, ad adottare un piano per l’approvvigionamento delle materie prime critiche sul suolo europeo – il Critical Raw Materials Act, dei finanziamenti per il sostegno delle iniziative private (si punta ad un Fondo di Sovranità Europeo da approvare al più presto) e politiche per la formazione dei lavoratori e per la loro riqualificazione nel settore dell’economia verde.
L’Advanced Manufacturing Plan del Regno Unito
Fuori dall’UE, ma dentro il Vecchio Continente, c’è un ex membro dell’Unione che al tempo stesso non vuole stare con le mani in mano. Parliamo del Regno Unito, che non è rimasto certo a reggere il moccolo in questa corsa alla transizione ecologica e ha predisposto anch’esso un piano specifico per supportare il settore e non finire schiacciato dalla concorrenza.
L’Advanced Manufacturing Plan, così si chiama il pacchetto che dovrebbe essere presentato entro la fine di marzo, ricalcherebbe le mosse portate avanti dal resto del mondo in modo tale da attrarre investimenti esteri: si parla anche per la Gran Bretagna di approvvigionamento di materie prime critiche, della produzione delle batterie per i veicoli, oltre alla riduzione del costo dell’energia per le aziende. Il Green Day britannico inoltre riguarderà l’aggiornamento della sicurezza energetica del Paese ed un piano per il nucleare pulito.
La concorrenza tra UK e Spagna per una gigafactory di Tata
Va detto che il Regno di Carlo III è candidato, assieme alla Spagna, ad ospitare una gigafactory che il Gruppo Tata (nel cui portafoglio c’è anche Jaguar Land Rover) intende stabilire in Europa. L’UK pare drammaticamente sfavorita rispetto al Paese iberico, ma in ogni caso stare fermi ed aspettare il corso degli eventi sarebbe lesivo per una realtà che sta facendo i conti con i postumi della Brexit, oltre che con i problemi in termini di impennata del prezzo dell’energia e di inflazione. Per non parlare poi del rischio fallimento corso dalla produttrice di batterie Britishvolt, finita in amministrazione controllata per poi essere rilevata dall’australiana Recharge Industries (permettendo il sorgere di una gigafactory in un’area da individuare).
Dal governo britannico si teme inoltre una guerra protezionistica a seguito dell’IRA americano, come riporta Bloomberg a sua volta citando le preoccupazioni del ministro dell’Energia Grant Shapps e del resto dell’esecutivo Sunak. Oltre poi all’apprensione riguardo la decisione di Tata, un altro banco di prova per l’attrattività dell’economia post Brexit sarà la scelta della compagnia energetica britannica Drax Group PLC di spostare o meno un investimento sulla cattura del carbonio pari a 2 miliardi di sterline negli Stati Uniti. E sarebbe un brutto colpo per il Regno Unito.
Sempre Bloomberg riporta comunque il fatto che sia il piano del governo, che le decisioni assunte da compagnie come Tata sono tutto fuorché che confermate o ufficiali. Ma resta comunque la preoccupazione, spiegano degli anonimi funzionari del Tesoro britannici, riguardo la portata dell’Advanced Manufacturing Plan rispetto all’imponenza dell’IRA e al fatto che non ci sia una fiorente industria verde da proteggere nel Regno Unito.