Mentre il mondo corre verso la decarbonizzazione, resta una questione strettamente legata al settore dei trasporti, ossia quella delle strade. La pavimentazione su cui si muovono i mezzi su gomma, infatti, può avere un impatto non indifferente sul taglio delle emissioni
C’è bisogno di muoversi. È questo quello che ha detto il mondo negli accordi di Parigi che ci legano agli obiettivi di net zero entro il 2050, ed è ciò che l’Unione europea sta cercando di fare. Ma la transizione ecologica riguarda anche aspetti della nostra quotidianità che non ci attendiamo, come ad esempio la stessa pavimentazione su cui ci muoviamo sia a piedi che in macchina.
Perché parlare di asfalti ecologici
Quasi 168.000 chilometri di asfalto. È questa la lunghezza totale della rete stradale italiana secondo l’ultimo Conto Nazionale delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili. Queste strade ogni giorno si danneggiano, vengono sistemate o riasfaltate da capo, oppure vengono create. E tutto questo ha un peso sull’ambiente.
Lo ha anche dimostrato uno studio portato avanti negli Stati Uniti dal centro per lo sviluppo di asfalti sostenibili, il Concrete Sustainability Hub, del MIT. I ricercatori hanno calcolato il peso delle emissioni di gas serra, dovute ai materiali di costruzione utilizzati, che negli USA sono tra le 11,9 e le 13,3 mega-tonnellate. Quanto percorrere con un’auto a benzina più di 48 miliardi di chilometri.
Chiaramente il problema italiano è ben più ridotto rispetto ai 4,6 milioni di strade asfaltate negli USA, ma è comunque urgente. E bisogna agire per evitare di arrivare impreparati in questo campo agli appuntamenti del 2030 e del 2050. Soprattutto perché, se nulla viene fatto, secondo gli studiosi le emissioni di gas serra delle pavimentazioni stradali rischiano soltanto di crescere.
Come decarbonizzare l’asfalto
I pavimenti stradali possono essere resi più ecologici con una serie di azioni più o meno costose o innovative, e che devono tenere in considerazione sia la questione dei materiali che quella dell’intero processo di loro produzione e distribuzione sul territorio.
Per produrli, dunque, c’è bisogno di lavorare con energia rinnovabile sia a livello industriale che sul territorio. Bisogna poi ragionare sui mezzi di cantiere, come le vibrofinitrici, affinché vivano anche loro una transizione ecologica verso carburanti non inquinanti. Tutto questo richiede non solo un lavoro dal punto di vista di chi produce le macchine, che deve fare ricerca e sviluppare proposte migliori, ma anche delle regioni geografiche che devono optare per un’opzione rispetto a un’altra.
A livello materiale, si può iniziare a pensare al maggiore riciclo dei componenti (che nel 2021 avveniva soltanto nel 30% dei casi) e all’impiego di materiali più ecologici come possono essere quelli negli asfalti che “assorbono” la CO2 (tramite un legante che la trattiene in parte) o materiali che permettono di produrre energia. Si aggiungono poi altre soluzioni sostenibili come gli additivi anti-ghiaccio.
Un altro consiglio dei ricercatori riguarda il rendere più efficienti i processi di costruzione e riparazione, utilizzando materiali più resistenti (pare il calcestruzzo sia particolarmente forte, anche se ha buona resa pure un uso misto con l’asfalto a seconda dei contesti) e lavorando il bitume a temperature non troppo alte, come consiglia anche l’Associazione Strade Italiane e Bitumi.
Insomma, bisogna pensare alla pavimentazione stradale come a qualcosa su cui ragionare per avere la miglior resa, caso per caso. Il che vuol dire basare le decisioni anche a livello locale, a seconda ad esempio del clima e del livello di utilizzo delle diverse strade.