Approfondiamo il concetto di smart road, ovvero le strade intelligenti ed interconnesse che renderanno più efficiente e sicura la mobilità pubblica. Gli investimenti in Italia e i primi tratti autostradali interessati
Nel 2018, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti aveva emanato il Decreto Smart Road, che introduceva un concetto relativo alla mobilità che sta prendendo sempre più piede a livello globale e che in Italia gode di importanti investimenti da parte di Anas: parliamo delle strade intelligenti, più qualcosa relativo al nostro presente che un concetto futuribile e quasi fantascientifico.
Che cosa sono le smart road
Si tratta di infrastrutture che fungono da “ecosistema tecnologico favorevole all’interoperabilità”, ovvero, al netto del burocratese, strade che consentono di comunicare con i veicoli che le attraversano, che diventano così interconnessi in un sistema intelligente. Per la precisione, l’articolo 2 del Decreto indica le smart road come le “infrastrutture stradali per le quali è compiuto un processo di trasformazione digitale orientato a introdurre piattaforme di osservazione e monitoraggio del traffico, modelli di elaborazione dei dati e delle informazioni, servizi avanzati ai gestori delle infrastrutture, alla pubblica amministrazione e agli utenti della strada”.
Informazioni in tempo reale su meteo e traffico tramite tecnologie di rilevazione, servizi di deviazione in caso di ingorghi o incidenti, traiettorie alternative suggerite, la gestione dei pedaggi, dei parcheggi, persino interventi in caso di emergenza: questo è tutto ciò che può fornire agli automobilisti una smart road.
3000 km di strade che in Italia diventeranno intelligenti
Il Decreto del MIT è stato successivamente aggiornato nel settembre 2020, inserendo anche i veicoli autonomi (ad esempio senza volante né pedaliera) la cui tecnologia può essere valorizzata da queste infrastrutture. Abbiamo parlato poi degli investimenti di Anas, pari ad un miliardo di euro per i prossimi anni per digitalizzare 3000 km di strade che diventerebbero così connesse ed intelligenti: nel 2021 la notizia di una iniziale tranche di investimenti per 250 mila euro, a cui poi si aggiunge l’intervento del PNRR sulle autostrade A24 ed A25, in un quadro complessivo per renderle più sicure ed efficienti.
La prima fase degli interventi previsti dal Decreto del 2018 si concluderà entro il 2024, concentrandosi sulle “infrastrutture italiane appartenenti alla rete europea TEN-T, Trans European Network – Transport, e su tutta la rete autostradale e statale. Progressivamente, i servizi saranno estesi a tutta la rete del Sistema nazionale integrato dei trasporti”.
Entro poi il 2030, recita il Decreto, “saranno attivati ulteriori servizi: deviazione dei flussi, intervento sulle velocità medie per evitare congestioni, suggerimento di traiettorie, gestione dinamica degli accessi, dei parcheggi e del rifornimento, anche elettrico”. Il tutto sfruttando tecnologie come i big data, l’intelligenza artificiale che sta facendo passi da gigante, il 5G, la Blockchain, l’Internet delle Cose, il Rilevamento Acustico e Termico Distribuito (DAS e DTS, utili ad esempio per rilevare gli incidenti) e via dicendo, per gestire la mole delle informazioni, effettuare monitoraggi in tempo reale e restituire, sempre in tempo reale, feedback utili agli automobilisti.
I lavori di Anas attualmente in corso
Mauro Giancaspro, Director of Technology, Innovation & Digital spoke di Anas S.p.A, intervistato di recente da Repubblica.it, ha fatto punto sui lavori in corso: “Una prima fase [quella che si dovrebbe concludere per il 2024, ndr] prevede l’installazione su 700 chilometri di strade e una seconda fase [termine previsto per il 2026, ndr] con altri 2300 chilometri, un intervento da 3000 chilometri di rete autostradale e stradale”.
Attualmente Anas sta portando avanti una sperimentazione sulla strada statale 51 di Alemagna, che va da San Vendemiano (Treviso) a Dobbiaco (Bolzano): su 134 km complessivi del tratto, 80 sono attrezzati con la tecnologia smart road (ne riparleremo a breve). Un’altra sperimentazione riguarda 16 km tra Roma e Fiumicino del GRA, ovvero il Grande Raccordo Anulare (la A90), che verrà poi coperto da questa innovazione in tutta la sua interezza, così come “la A19 tra Palermo e Catania e la E45-E55 Orte (Viterbo) – Mestre (Venezia)”, ha spiegato Giancaspro, che ha anche rivelato come gli attuali test abbiano dato sino ad ora esiti positivi, per poi spiegare di cosa è materialmente costituita l’innovazione delle strade intelligenti e come possa funzionare.
Come funziona l’infrastruttura delle smart road
“L’infrastruttura è complessa e fatta da diverse tecnologie. C’è un’infrastruttura da campo, composta di pali tecnologici con installati sensori che, in tempo reale, rilevano informazioni e dati atmosferici, di condizione della strada ed eventuali ostacoli (rilevati attraverso smart camera). Poi, con l’utilizzo di algoritmi IA e di piattaforme Big data, le informazioni vengono lette e comunicate in tempo reale agli utenti della strada. I pali tecnologici sono connessi tra di loro da fibra ottica ad altissima velocità e a bassissima latenza per rendere possibile la rilevazione dei dati e la trasmissione sia agli utenti sia ai sistemi centrali”, ha illustrato il dirigente di Anas.
Ma c’è però ancora da lavorare sul fronte normativo: “In questo momento la fase che stiamo affrontando è condivisa con il governo, con i policy maker e con i car maker per capire come estendere e certificare i servizi”, ha argomentato Giancaspro. “Gli elementi che caratterizzano le certificazioni sono la qualità e la tempestività dei dati così come la loro affidabilità. A questo si affianca la responsabilità civile e penale in caso di incidenti verso terzi. Va disciplinato tutto il framework normativo e tecnologico. Se, dal punto di vista tecnologico, i test ci dicono che la soluzione è consistente e rispetta gli standard UE e quelli nazionali, dobbiamo trovare il modo di creare servizi commerciali e industriali per tutelare tutti gli utenti. Dal punto di vista tecnico e operativo siamo in linea coi tempi previsti, c’è da verificare la certificazione del servizio”.
Gli altri progetti di smart road in Italia
Secondo l’Osservatorio Connected Cars and Mobility del Politecnico di Milano, al momento si contano 179 smart road in progettazione nel mondo e 10 in Italia. I tratti interessati sono sull’autostrada del Sole, tra Bologna e Firenze, sull’A2 (Salerno-Reggio Calabria), sull’A10, tra Genova e Savona, sull’A12, nel tratto tra Genova e Sestri Levante. Poi la Bre-Be_Mi, l’A4 nella tratta Torino-Milano, una parte di E45 e della tratta Milano-Cortina. Infine sull’A24 tra Roma e L’Aquila, sull’A25 Torano-Pescara e la superstrada tra Sassari e Olbia.
La giornalista Barbara Millucci ha dedicato un approfondimento alle strade intelligenti in Italia per il Corriere della Sera, svelando altri dettagli sul lavoro svolto sino ad oggi, non solo in Italia, in cui ha citato anche la Smart Road delle Alpi, un progetto di cui abbiamo già accennato qualche riga più in alto che punta ad essere terminato per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, e che riguarderà la statale numero 51 Alemagna: “In un tratto di 80 chilometri tra il comune di Ponte nelle Alpi e il passo Cimabanche, nel bellunese, è stata installata proprio una road city unit, con la tecnologia chiamata C-V2X [che consente la comunicazione tra veicolo e veicolo, ma anche tra veicolo ed infrastruttura, veicolo e pedoni e veicolo e rete, ndr]. Si tratta di una delle più rilevanti sperimentazioni di smart mobility in Europa”.
L’ostacolo alle smart road: poche auto intelligenti
Insomma, stiamo facendo dei passi avanti notevoli per migliorare la mobilità e renderla più intelligente in Italia. Ma il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli, come ha fatto notare a Millucci il direttore dell’Osservatorio Connected Cars and Mobility, Giulio Salvatori: “Per far sì che la smart road diventi realtà, non basterà avere la strada intelligente, ma servirà avere anche dei veicoli in grado di comunicare con questa infrastruttura. Oggi già alcuni veicoli di nuova immatricolazione sono in grado di comunicare con la strada, ma non tutti”.
Salvatori quindi ha spiegato: “Oggi abbiamo ad esempio in Italia un parco di quasi 40 milioni di veicoli. Di questi circa 18, 19 milioni sono connessi, però solo una minima parte di questi veicoli sono in grado realmente di comunicare con l’infrastruttura. Probabilmente dovremmo aspettare la nuova generazione di veicoli da parte dei vari consumatori”. E quindi la previsione: “Se la strada sarà pronta in due tre anni, quando parliamo di veicoli immaginiamoci 10, 12, 13 anni”.