Il report Motus-E 2022 sulla presenza delle infrastrutture di ricarica di uso pubblico in Italia mostra che aumenta la diffusione dei punti di ricarica con una crescita notevole nel nostro Paese, ma ci sono ancora degli aspetti su cui bisogna lavorare
A che punto siamo con le infrastrutture di ricarica di uso pubblico in Italia per le vetture elettriche? Un rapporto di Motus-E, la prima associazione nel nostro Paese “per fare sistema ed accelerare il cambiamento vero la mobilità elettrica” e costituita da “operatori industriali, filiera automotive, mondo accademico e movimenti di opinione”, come si legge nel sito ufficiale, ha provato a dare una risposta.
Il report analizza la situazione nel nostro territorio nazionale con dati aggiornati a dicembre 2022, concentrandosi su quelle che il Segretario Generale Francesco Naso, intervenuto durante il convegno dello scorso 9 febbraio dal titolo Mobilità e Innovazione per la Crescita dell’Italia: Istituzioni, Imprese e Università di fronte alle Nuove Sfide, ha definito “infrastrutture di ricarica che non discriminano tra gli utenti”, aperte quindi a tutti (come la rete di Tesla, che di recente si è resa disponibile anche per altri modelli e marchi). Scopri il suo intervento qui.
“La rete infrastrutturale di ricarica non è mai cresciuta così tanto in Italia come nel 2022”
“Ci sostituiamo al Ministero perché è da cinque anni che aspettiamo la piattaforma unica nazionale che doveva mappare le infrastrutture di ricarica ad accesso pubblico in Italia”, dichiara Naso. “Lo facciamo ben volentieri, essendo un servizio utile. Come punti principali del report, anzitutto risulta che la rete di infrastruttura di ricarica nel nostro Paese non è mai cresciuta così tanto nel 2022, in particolare nell’ultimo trimestre dell’anno”, ha illustrato il Segretario Generale di Motus-E.
La questione delle infrastrutture di ricarica in autostrada
“In Italia abbiamo 37.000 punti di ricarica ad accesso pubblico, con una crescita notevole di quelle ad alta potenza, ovvero quelle da 50 kW in su”, ha spiegato Naso, parlando di “investimenti totalmente a carico di privati” e rivelando come in Italia ci sia in realtà un ottimo rapporto tra punti di ricarica per cento veicoli elettrici circolanti
Infatti, “stiamo meglio della Francia, della Germania, della Spagna e di tanti altri Paesi in Europa: ma c’è tanto da fare ancora, ad esempio sulla presenza delle infrastrutture ogni 100 km di strade e lavorare in particolare sulle autostrade [dove sono presenti solo 496 punti di ricarica stando al report 2022, sebbene il 64% di essi presenti una potenza pari o superiore a 150 kW, ndr]. In tutti i Paesi da anni si fanno gare pubbliche per installare infrastrutture di ricarica in autostrada, tranne che in Italia. C’è un obbligo di legge, uno schema di bando già predisposto dall’autorità, ma queste colonnine non si riescono a mettere a terra, creando un danno non solo agli automobilisti nostrani ma anche ai ‘turisti elettrici’”, ha illustrato Naso.
I dati del report sulle infrastrutture di ricarica in Italia
Ma veniamo ai punti salienti del report, dove si legge per iniziare questo dato che vi abbiamo anticipato: “Nel 2022 si registra un andamento crescente delle installazioni di punti di ricarica a uso pubblico, a conferma di un forte impegno da parte degli operatori del settore. Al 31 dicembre 2022 risultano installati 36.772 punti di ricarica in 19.334 infrastrutture di ricarica (o stazioni, o colonnine) e 14.048 location accessibili al pubblico”.
Rispetto al precedente rapporto, c’è stata quindi una crescita del 41%, pari a 10.748 punti di ricarica in più rispetto all’anno passato (nel 2021 l’aumento era stato del 35%). Per quanto riguarda invece i dati sulla potenza di ricarica, “l’88% dei punti di ricarica installati è in corrente alternata (AC), mentre il 12% in corrente continua (DC)”, con il già citato aumento delle potenze installate.
Riguardo le autostrade di cui abbiamo parlato, “nell’ultimo anno sono stati profusi rilevanti sforzi per incrementare la presenza di punti di ricarica lungo le autostrade o in prossimità dei caselli autostradali, in particolare da parte di una controllata (Free to X) del principale concessionario autostradale, che detiene una quota rilevante dei punti di ricarica installati sulle aree di quella concessione”, viene spiegato nel report di Motus-E. “Purtroppo, su nessuna concessione, ad oggi, risultano pubblicati bandi per permettere ad altri operatori di installare massivamente infrastrutture di ricarica sulle aree di sosta autostradali, causando un grave ritardo dell’Italia rispetto a molti altri Paesi europei”.
La frenata nelle immatricolazioni delle auto elettriche
Un altro problema è la diffusione dei veicoli elettrici: una “poderosa” diffusione dei punti di ricarica non si accompagna infatti in Italia ad una crescita delle immatricolazioni delle auto elettriche (a dicembre si contano circa 170.000 veicoli BEV circolanti, con un calo nel 2022 del 27% rispetto all’anno precedente, così come il market share è sceso dal 4,6% del 2021 al 3,7% dell’anno scorso).
I dati (sorprendenti) sulla diffusione territoriale delle infrastrutture di ricarica
“L’Italia è purtroppo fanalino di coda tra i grandi Paesi europei sulle immatricolazioni delle auto elettriche, in un trend che dovrebbe senz’altro sollevare qualche riflessione”, viene sottolineato da Motus-E.
Riguardo però la distribuzione territoriale dei punti di ricarica, viene fuori un dato interessante: “Se da un lato, infatti, più della metà dei Comuni italiani (58%) non ha attualmente punti di ricarica ad accesso pubblico installati nel proprio territorio, è anche vero che più del 99% del territorio italiano ha almeno un punto di ricarica nel raggio di 20 km e l’86% del territorio anche in un raggio di soli 10 km”. Nei grandi centri metropolitani, Roma guida la classifica per punti di ricarica, mentre Venezia svetta in quella che tiene conto del numero dei punti in rapporto alla popolazione; Milano, invece, è leader per punti in rapporto all’estensione del territorio.
Le proposte per accelerare con la diffusione delle infrastrutture
Il report, che presenta contenuti ancora più dettagliati sui dati che abbiamo sommariamente esposto, offre quindi questa conclusione: “Per accelerare ancora sull’infrastrutturazione nel 2023 sarà fondamentale, oltre alla messa a terra dei fondi del PNRR, migliorare il coordinamento con le amministrazioni locali, e a tal fine Motus-E ha predisposto un Vademecum per la realizzazione di una rete di stazioni di ricarica a uso pubblico. […] Altrettanto importante è l’applicazione della normativa esistente in merito al divieto di sosta dei veicoli non in ricarica negli stalli riservati alla ricarica, visto il fenomeno in crescita del parcheggio abusivo su questi stalli”.
Infine, “in attesa che venga istituita una Piattaforma Unica Nazionale (PUN) che convogli all’interno di un unico database ufficiale e consultabile tutte le informazioni relative alle infrastrutture a uso pubblico presenti a livello nazionale, permane una difficoltà intrinseca di mappatura accurata dei dati, motivo per cui Motus-E si è impegnata a raccogliere e pubblicare le informazioni sulle infrastrutture di ricarica a uso pubblico e continuerà a farlo sul proprio sito”.