Diverse realtà come Ford, General Motors, Google ed aziende di pannelli fotovoltaici uniscono le forze per creare una centrale elettrica virtuale (VPP): ecco di cosa si tratta e perché è importante anche per i veicoli elettrici
Esiste una tecnologia che forse non tutti conoscono, o comunque scarsamente popolare tra l’opinione pubblica ma con applicazioni e vantaggi notevoli: parliamo delle centrali elettriche virtuali, note come VPP (Virtual Power Plant). A dispetto di quanto potrebbe suggerire il nome, parliamo di qualcosa di estremamente concreto: vale a dire un sistema che coordina e centralizza diverse risorse energetiche sparse in un’unica rete, in modo da poter ridistribuire l’energia a privati o realtà pubbliche.
Come funziona la VPP
Detto brutalmente: si tratta di una sorta di condivisione energetica, ad esempio tra uffici, condomini, industrie e così via, in modo tale che ci sia una rete dove viene smistata l’energia, ottimizzata senza sprechi e spedita eventualmente dove c’è scarsità (nel tentativo di evitare inutili sovraccarichi) ed il tutto anche con un buon risparmio in termini di costi (oltre ad introdurre un processo virtuoso e sostenibile, ed anche molto stabile). Un sistema che come abbiamo detto non è notissimo, ma grandi colossi si stanno muovendo per renderlo quanto più possibile conosciuto e alla portata di tutti.
Nasce il consorzio VP3
È il caso di marchi automobilistici come Ford e General Motors, aziende specializzate nella produzione solare come Sunrun e SunPower e Google, che hanno unito le loro forze per lanciare un consorzio che si occupa della produzione di VPP.
VP3 (così si chiamerà il frutto di questa collaborazione) punterà a diffondere questi sistemi nel territorio statunitense, coordinando quindi l’energia prodotta da vetture elettriche (tramite le loro batterie, con la possibilità anche di stabilizzare persino la rete: basti pensare all’innovazione della carica bidirezionale, che sta prendendo sempre più piede), pannelli solari fotovoltaici, le pompe di calore, i termostati intelligenti e via discorrendo.
Non a caso questo progetto sta nascendo negli USA, dove questo nuovo modo di gestire al meglio reti ed energia ha conosciuto un impulso notevole tramite l’Inflation Reduction Act firmato dal presidente Biden nel 2022. Secondo inoltre una stima di RMI, ente non profit indipendente che collabora al progetto VP3 e che si occupa di transizione ecologica, i VPP se ben sfruttati potrebbero abbattere entro il 2030 il picco della domanda energetica negli Stati Uniti di oltre 60 gigawatt, ovvero il consumo medio di ben cinquanta milioni di famiglie.
Una delle prime realtà a testare il progetto di una centrale elettrica virtuale è stata Tesla, inizialmente in California per poi passare a zone del Texas. V3P ha raccolto il guanto di sfida, con l’obiettivo di sviluppare degli hardware e dei software che possano regolare il flusso in entrata e in uscita di energia elettrica dai dispositivi, auto incluse, alla centrale virtuale. Vetture, impianti fotovoltaici e così via potranno così ottimizzare la gestione dell’energia di un quartiere, se non di una intera città.
“Le centrali elettriche virtuali rappresentano un’entusiasmante opportunità per sbloccare valore aggiunto per case, aziende e comunità, contribuendo a promuovere una maggiore indipendenza energetica e la decarbonizzazione della rete”, ha commentato il vicepresidente di GM Mark Bole.
Il caso della ricarica bidirezionale: il sistema V2G
Prima dell’avvento dell’ambizioso progetto delle centrali elettriche virtuali, le auto in particolare potrebbero rendere possibile una condivisione dell’energia tramite il sistema V2G (Vehicle to Grid), o ricarica bidirezionale: ovvero, la cessione dell’energia accumulata nella batteria in una rete più estesa, o anche semplicemente domestica. Una sorta di powerbank a quattro ruote, insomma, calmierando inoltre eventuali picchi di consumo: ad oggi, in Italia come vetture che sfruttano questo sistema ci sono le Kia di Hyundai basate sulla piattaforma E-GMP (Kia EV6, Ioniq 5 e presto la Ioniq 6) e i veicoli prodotti da MG (MG5 EV, MG ZS EV, Marvel R e MG4 EV). Presto dovrebbero aggiungersi le Volkswagen ID.3, ID.4 e ID.5, l’Audi Q4 e-tron, la Cupra Born e la Skoda Kodiaq.
In Italia, un decreto del MiSE del gennaio 2020 aveva promosso la diffusione del V2G per favorire la diffusione della tecnologia di integrazione tra i veicoli elettrici e la rete elettrica, ma al momento non si è ancora andati oltre la sperimentazione.