Dagli Stati Uniti all’Europa, Tesla ha deciso di abbassare sino al 20% i prezzi di listino dei suoi modelli. I motivi dietro questa mossa per aggredire il mercato
Elon Musk spiazza ancora e questa volta non c’entra l’avventura (sin qui abbastanza accidentata) con i social network, bensì la sua creatura più importante, ovvero Tesla. Il marchio ha deciso infatti di aggredire il mercato con una politica d’assalto sfruttando la leva dei prezzi, tagliando quelli da listino sino al 20% negli Stati Uniti, in Europa, in Medio Oriente ed in Africa.
Il listino prezzi aggiornato di Tesla: alcuni esempi
La notizia, partita da un rapporto del New York Times e poi circolata ovunque, riguarda la volontà di aumentare il volume delle vendite sacrificando un po’ del margine di guadagno sulla singola auto. Ciò vale anche per il mercato italiano, dove la Model 3 passa dai 57.490 agli attuali 44.990 euro, mentre la Model Y andrà a costare 46.990 euro, anziché 49 990 (in questo caso un taglio meno marcato) e la Model T Long Range, avrà un prezzo pari a 53.990 euro, e non più 65.990.
Perché Tesla ha deciso di abbassare i prezzi
Il fatto è che Tesla non è in crisi, tutt’altro: stando agli ultimi dati, la crescita è stata continua, tanto è vero che nella top ten dei veicoli più venduti negli Stati Uniti nel 2022 per la prima volta è entrata una vettura elettrica, proprio la Model Y. Il marchio di Elon Musk è leader in quella che un tempo era solo una nicchia, con 1,3 milioni di esemplari venduti l’anno scorso.
Il problema però sorge anzitutto sul fronte finanziario, con il crollo di Tesla in borsa ed il valore delle azioni che rispetto al novembre 2021 è sceso del 70%, su cui pesa anche l’acquisizione per 44 miliardi di dollari di Twitter e le controversie legate (per rendere possibile l’operazione, Musk ha infatti venduto azioni di Tesla, deprezzandole).
Altro fronte critico è l’avanzare della concorrenza, che spinge l’azienda a dover accelerare nei ritmi delle consegne dopo il mancato raggiungimento degli obiettivi nel 2022, visto inoltre che copre ormai un mercato globale. La recente promozione di Tom Zhu a vicepresidente e responsabile della produzione globale va anche in questa direzione, in modo da poter potenziare la concorrenzialità di Tesla rispetto a nuovi attori nel settore dei veicoli elettrici e ai grandi costruttori automobilistici che stanno convertendo la propria produzione alle emissioni zero.
Inoltre, c’è da fare i conti anche con l’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti, che hanno fatto salire il costo del finanziamento degli acquisti di veicoli. L’aggiustatina ai prezzi da listino dei modelli Tesla, va poi sottolineato, consentirebbe ai veicoli più economici del marchio di Musk di poter usufruire dei crediti d’imposta introdotti dal Governo americano tramite l’Inflation Reduction Act, disponibili ad esempio per auto elettriche al di sotto dei 55.000 dollari.